Il cappotto
- Autore: Nikolaj Vasil’evic Gogol’
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
Le grandi storie sono quelle che si distinguono per la cura dei dettagli descritti, per la magistrale caratterizzazione dei personaggi e per l’originalità delle idee e dello stile che rendono uno scrittore unico e inconfondibile.
Un racconto divenuto nel tempo un classico non soltanto della letteratura di lingua russa, ma della narrativa di tutto il mondo, è Il cappotto di Nikolaj Vasil’evič Gogol’.
Chi è Nikolaj Vasil’evič Gogol’
Scrittore vissuto tra il 1809 e il 1852, nato in Ucraina nel villaggio di Velyki Soročynci nel governatorato della città di Poltava allora facente parte dell’Impero Russo, Gogol’ non ha comunque bisogno di particolari presentazioni.
Annoverato tra i grandi della letteratura mondiale e in particolare rappresentante di spicco della letteratura russa dell’Ottocento, ha avuto tra i tanti meriti come autore quello di saper coniugare esigenze diverse tra loro:
- il bisogno di intrattenere i lettori con racconti ironici, spassosi e fantasiosi sdrammatizzando in maniera intelligente su temi di carattere sociale, politico e culturale della sua terra durante l’epoca nella quale ha vissuto;
- un’analisi attenta dei costumi, della mentalità e delle tradizioni della Russia zarista;
- una straordinaria fantasia mai fine a se stessa, ma sempre utilizzata allo scopo di comprendere meglio i temi fondamentali dell’esistenza ai quali gli uomini di ogni tempo sono chiamati da sempre a interrogarsi.
Il racconto Il cappotto: protagonista e trama
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Il cappotto è uno dei suoi racconti più celebri che, pur facendo parte della raccolta Racconti di Pietroburgo, per la notevole importanza nella produzione di questo scrittore, esiste nelle versioni italiane in varie edizioni come opera a sé stante, e tra queste c’e quella pubblicata da Feltrinelli nel 2009 nella collana "Universale Economica I Classici" nella traduzione di Clemente Rebora e con una nota di Paolo Giovannetti.
Ambientata nella Pietroburgo zarista, l’odierna S.Pietroburgo, in pieno Ottocento, la storia racconta la vita monotona e scandita soltanto dai ritmi lavorativi di Akakij Akakievič Bašmačkin, un semplice impiegato dell’amministrazione pubblica e in particolare di un singolare episodio, del quale è protagonista, destinato a condizionare totalmente la sua esistenza. Un uomo come tanti della sua epoca, ma che si differenzia per la sua totale dedizione al lavoro di servitore dello Stato che occupa interamente le sue giornate, unico scopo della sua altrimenti infelice, modesta e solitaria esistenza.
Il protagonista di questa storia non è sposato, non ha famiglia, né il narratore, che racconta in terza persona le sue vicende, menziona famiglia d’origine di Akakij Akakievič, tranne che nel periodo dell’infanzia, in particolare quando narra come avvenne la scelta della madre nel mettergli tale nome. Si può dedurre che quindi i suoi familiari più stretti siano defunti all’epoca in cui si svolge l’evento principale descritto della vita di quest’uomo. Egli vive in un piccolo appartamento in affitto in una zona periferica della città e tutte le mattine si reca al lavoro all’ufficio dove ha il compito prevalente di copiare pratiche burocratiche, incartamenti vari e documenti, mansione che Akakij Akakievič svolge in modo scrupoloso, con la massima precisione e professionalità. La sua dedizione, ma anche l’amore per il suo lavoro, risulta quasi commovente per il modo con il quale l’autore ce lo descrive, per quanto possa apparire alquanto singolare che un uomo possa essere così soddisfatto di un lavoro così ripetitivo, dequalificante e oltretutto stancante. Come se non bastasse la paga è assai modesta, ma il protagonista riesce a farsi bastare i soldi che guadagna facendo sacrifici e rinunciando a vizi e divertimenti.
Gogol’ racconta che il protagonista di questo suo racconto ha passato i cinquant’anni, per l’epoca quindi per niente giovane, dato che la durata della vita media era allora decisamente più bassa di quella odierna in Russia come in altre parti del mondo. Di aspetto non particolarmente bello, stempiato, poco giovanile e trascurato fisicamente e anche nel modo di vestirsi, Akakij Akakievič sembra fare di tutto per passare inosservato all’interno dell’ufficio. Egli non è altro che un piccolo ingranaggio all’interno della macchina burocratica dello Stato, ma egli assolve i compiti che gli vengono affidati senza protestare, ma anzi con entusiasmo senza pretendere maggiore considerazione dai suoi colleghi, né tantomeno dai suoi superiori che lo snobbano e talvolta persino lo maltrattano approfittandosi della sua obbedienza, umiltà e bontà d’animo. La sua modesta giacchetta sporca, polverosa e consunta è forse l’emblema della sua condizione di vita e del suo carattere arrendevole. Il problema è che l’uso costante del medesimo indumento per coprirsi dal freddo quando esce di casa determina con il passare dei giorni un logoramento del capo tale che persino il trascurato Akakij Akakievič è costretto a correre ai ripari: la giacchetta alla fine risulta scucita e inutilizzabile, così decide di rivolgersi a un sarto di sua conoscenza, nella speranza di poterla riparare, ritenendo per lui troppo costoso l’acquisto di una nuova. Il sarto in questione è un certo Petrovič, uomo scaltro ed esperto, ma anche estremamente capace nel suo lavoro, che svolge la sua professione nella sua abitazione situata a non troppi isolati dall’appartamento del protagonista.
Akakij Akakievič, uomo abile a copiare rigorosamente a mano i documenti con ottima calligrafia, ma piuttosto in difficoltà con le parole al punto da ripetere una serie di avverbi e di espressioni prive di un’utilità pratica anche quando si tratta di esporre un concetto molto semplice, si prepara così un discorso allo scopo di contrattare sul prezzo. Il suo timore è che il sarto possa con la sua furbizia convincerlo a spendere una cifra troppo alta per le sue tasche per il lavoro di ricucitura. Petrovič, però, con sua grande delusione, appena vede l’indumento sentenzia senza indugio che è necessario acquistarne uno nuovo, in quanto riportarlo in buone condizioni è impossibile. Akakij Akakievič è cosi costretto a mettere da parte i soldi per acquistare un cappotto nuovo, spesa assolutamente imprevista e che lo costringe a fare più ore di lavoro e ulteriori sacrifici per mettere da parte la somma necessaria. Impiega diverso tempo per raggiungere lo scopo e con l’aiuto del sarto Petrovič, che si incarica personalmente di scegliere insieme a lui la stoffa più adatta e tutto ciò che occorre per poter cucire il nuovo abito, riesce finalmente ad avere un elegante cappotto anche piuttosto pregiato.
L’ottimo lavoro di Petrovič e la costante parsimonia di Akakij Akakievič rendono possibile l’obiettivo.
Il nuovo cappotto del protagonista diventa per lui, dal momento in cui ne entra in possesso, il suo nuovo e inatteso motivo di vanto, una sorta di vero e proprio riscatto sociale, per la sua stoffa spessa, pregiata, elegante che lo protegge dal rigido clima di Pietroburgo, facendo crescere la sua autostima e provocando l’improvviso interesse dei colleghi d’ufficio nei suoi confronti, quasi al punto da invidiarlo. Tutti lo guardano come una persona importante e decidono di coinvolgerlo in una serata mondana proprio alla fine del primo giorno di lavoro in cui Akakij Akakievič indossa il suo nuovo cappotto.
Egli accetta inizialmente soltanto per una questione di educazione, non essendo affatto entusiasta dell’invito dato il suo carattere abitudinario, schivo e timido che lo porta a condurre come detto una vita solitaria che non prevede uscite serali, rientri a casa in piena notte e feste piene di persone, tutto ciò che invece quella serata sembra riservargli. Lo svolgimento della sua serata mondana sembra promettere bene sia per il gusto della novità che egli inizialmente assapora, sia per il cibo e il bere abbondanti, ma anche per l’alta considerazione che sembrano riservargli il padrone di casa suo collega che ha organizzato la festa in occasione del suo onomastico, gli altri compagni di lavoro e molti degli ospiti benestanti presenti.
Dopo aver mangiato e bevuto, attardandosi fuori di casa molto più di quanto probabilmente abbia mai fatto in casa sua, tra chiacchiere, partita a carte che si limita soltanto a osservare e brindisi, Akakij Akakievič decide a un certo punto stanco e annoiato di lasciare la festa senza dare troppo nell’occhio e di incamminarsi da solo verso casa. Percorre la stessa lunga strada che lo ha condotto a quella festa all’andata, ma stavolta è notte fonda e c’è da attraversare un discreto tratto prima di poter giungere. Pietroburgo è grande e il suo modesto quartiere dista a piedi parecchio dal quartiere benestante dove sorge la casa teatro di quella festa che intanto sta andando avanti nella notte senza di lui. A un tratto egli si imbatte in un gruppo di enurgumeni alcolizzati dalle cattive intenzioni che gli intimano di dare loro il suo cappotto e alla sua risposta negativa lo riempono di botte lasciandolo da solo per terra sulla strada mezzo intontito. Al suo risveglio Akakij Akakievič si ritrova senza il suo cappotto! Infreddolito, stanco e disperato per la perdita del suo prezioso indumento si mette alla sua ricerca. Riuscirà a ritrovarlo e a rientrarne in possesso?
Chi scrive interrompe qui il racconto della trama, che entra in una fase decisiva, coinvolgente e avvincente preferendo lasciare la possibilità ai lettori che non avessero avuto modo di leggere questo straordinario racconto di scoprire il finale.
Analisi del racconto
Il racconto Il cappotto è un’opera unica nel suo genere, caratterizzata da uno stile classico, tipicamente ottocentesco con quel carattere un po’ formale, didascalico, dal lessico ricercato e un po’ barocco tipico di quell’epoca e che rende la narrazione nella prima parte un po’ lenta e non facile per un lettore di oggi. La seconda parte della storia, invece, quella che che si svolge dal momento dell’acquisto del cappotto da parte del protagonista in avanti, risulta più briosa, interessante e ricca di fascino.
Ciò che colpisce più di ogni altro aspetto in questa storia e la capacita di Gogol’ di raccontare l’animo umano nelle sue mille sfaccettature, evidenziando l’importanza delle convenzioni alle quali ogni persona in qualche modo è legata, al ruolo importante delle classi sociali d’appartenenza così importanti nella sua epoca e alla mentalita che condiziona i comportamenti e le scelte di tutti noi.
"Siamo tutti usciti dal cappotto di Gogol"
afferma Fedor Dostoevskij riferendosi a questo famoso racconto, sottolineandone l’importanza nella cultura russa e implicitamente indicando il ruolo fondamentale di Gogol’ nella letteratura, quasi ergendolo a padre di tutti i grandi autori moderni di questa nazione che grazie a lui si sono formati, Dostoevskij compreso, e da lui hanno preso ispirazione per molte loro opere.
Gogol’ impiegò molti anni per completare la stesura defintiva di questo racconto, che venne pubblicato per la prima volta nel 1842, il che può apparire assai singolare per tale genere di opera letteraria. Probabilmente teneva molto a questa storia e, visto il risultato, ha avuto ragione.
Tra la critica al rigido e immobile funzionamento dell’apparato burocratico della Russia zarista dell’Ottocento, la lotta quotidiana delle persone per tentare di salire nella scala sociale dell’epoca e la continua sospensione tra la spinta al cambiamento verso modelli economici, linguistici e culturali di altre nazioni europee o il desiderio di mantenere una posizione più conservatrice a protezione della tradizione russa, i suoi personaggi, sia pur spesso stereotipati, si muovono con una freschezza, una vivacità e un’originalità che li rendono estremamenti reali e vicini al lettore che si appassiona alle loro vicende sia esse tragiche o fortunate.
Perché leggere Il cappotto
Il cappotto è un racconto vivamente consigliato per lo stile di scrittura, forse un po’ datato per quanto di grande qualità, ma con la capacità di evocare sensazioni forti, poetiche, emozionanti in una cornice suggestiva (bellissima a tal proposito è la descrizione di Pietroburgo di notte), il tutto inserito in una storia molto concreta e per questo nella quale ognuno può identificarsi e amare.
Gogol’ è un narratore vero capace di raccontare l’anima del suo popolo con vicende talvolta drammatiche, altre grottesche, altre ancora ironiche sempre permeate da una spiritualità mai invadente, ma che arricchisce tali storie con una forza sorprendente, una modernità autentica, una purezza di sguardo da intenditore. I finali delle storie di questo autore non sono mai banali, né deludono, perché in essi c’è sempre una ricerca di un senso più profondo, con elementi comici, fantastici e a volte anche soprannaturali che affiorano nella narrazione, come in questo bellissimo racconto, che tutti noi dovremmo cercare di trovare nella nostra esistenza e che solo i grandi scrittori come Nikolaj Gogol’ riescono a regalarci.
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