Sulle tracce di Jack lo Squartatore
- Autore: Kerri Maniscalco
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2020
Sulle tracce di Jack o Squartatore (Mondadori, 2020, trad. M. Dalai) è il primo romanzo con cui Kerri Maniscalco presenta al lettore la protagonista vittoriana Audrey Rose Wadsworth. Ambientazione londinese di fine Ottocento, protagonista dal carattere volitivo, mistero e un pizzico di romance che non guasta mai. Gli ingredienti per un young adult sembrano esserci tutti.
«Zio, aspettate!» Aggirai di corsa il tavolo operatorio. «E la lezione di domani? Avevate detto che mi avreste dato una risposta stasera.»
Il suo sguardo scivolò dal cadavere sventrato ai miei occhi pieni di speranze. Riuscivo quasi a sentire la sua mente escogitare milioni di motivi per cui non avrei dovuto frequentare il suo corso di Medicina legale. E il pubblico decoro era l’ultimo di questi.
Mio padre l’avrebbe fatto a pezzi, se avesse scoperto che mi stava dando lezioni in segreto. Zio Jonathan sospirò. «Dovrai vestirti da ragazzo. E, se ti azzardi a proferire una sola parola, domani sarà il tuo primo e ultimo giorno nella mia aula. Intesi?»
Annuii con decisione. «Lo giuro. Sarà muta come un cadavere.»
«Oh» proseguì lo zio, calandosi il cappello sugli occhi, «i morti parlano a chi li sa ascoltare. Dovrai essere molto più silenziosa.»
Audrey Rose ha diciassette anni e una passione decisamente particolare: la medicina legale. Essere una lady della Londra di fine Ottocento impone una serie di vincoli piuttosto stringenti, che sommati a un padre apprensivo non l’aiutano a seguire le sue passioni… Per quanto particolari esse siano. Per fortuna c’è lo zio paterno, brillante medico legale che suo malgrado acquisisce il ruolo di mentore per la giovane Audrey. A completare il trio ci sarà Thomas, pupillo dello zio e aiuto indispensabile per la risoluzione di uno dei misteri più sconvolgenti dell’epoca: chi è lo spregevole assassino noto come Jack lo Squartatore? Cosa c’è di male se tra un inseguimento e un’autopsia si riesca a trovare il tempo per un bacio?
“Nessuna dodicenne dovrebbe mai vedere l’anima della propria madre scivolare nell’abisso. Per la prima volta nella mia vita mi ero sentita impotente. Dio mi aveva delusa. Avevo pregato e pregato, come mi aveva sempre detto di fare la mamma, e per cosa? La morte alla fine l’aveva reclamata comunque. Era stato in quel momento che avevo capito di dovermi affidare a qualcosa di più tangibile dello Spirito Santo. La scienza non mi aveva mai abbandonato, a differenza di quanto aveva fatto la religione quella notte. Allontanarsi dalla via del Signore era considerato un peccato mortale, e io l’avevo fatto ripetutamente. Ogni volta che la mia lama incideva la carne umana, io mi macchiavo di un nuovo peccato, che accoglievo di buon grado. Dio non esercitava più il dominio sulla mia anima.”
La contrapposizione tra ciò che è giusto e sbagliato permea l’intero romanzo. Ad avvicinare Audrey Rose verso la scienza e le sue certezze è un lutto devastante. La perdita della madre diviene un elemento di rottura con la stabilità e la normalità che dovrebbe caratterizzare la vita di un’adolescente. Ed è proprio per questo che la rabbia esplode nella sua interezza. Audrey non trova conforto in un Dio che l’ha tradita sottraendole una delle cose più care al mondo, anzi lo rifugge. Analizzare e dissezionare la morte in ogni sua più piccola sfaccettatura sembra essere la soluzione. Perché trovare un senso a questo evento potrebbe renderlo meno doloroso, dargli una funzionalità che giustifichi il dolore a cui è inscindibilmente legato. Audrey si muove così su un equilibrio precario. Perché, come scoprirà nel corso delle indagini, il troppo storpia. Sempre.
“Il poliziotto mi squadrò con disprezzo. Seppellii le mani tra le pieghe della sottana, stringendo forte la stoffa finché non fui certa di averla stracciata. Oh, quanto mi costava rimanere in silenzio di fronte a uno sguardo simile! Avrei voluto ricordare a quel poliziotto, e a tutti quelli che come lui avevano un’opinione tanto infima delle donne, che anche le loro adorate madri appartenevano alla categoria. Nessun uomo sarebbe stato in grado di mettere al mondo una creatura e tornare subito a cucinare e badare alla casa. A molti di loro cedevano le gambe per un semplice raffreddore.”
Audrey è un personaggio reale ed è questo uno dei punti di forza del romanzo. È facile rispecchiarsi nel dolore scaturente dalla perdita della figura materna, nei conflitti con un padre ossessionato dalle malattie e dalla morte. E cosa dire dei sentimenti contrastanti che la sembrano legarla al giovane Thomas? La confusione adolescenziale è sicuramente ben descritta, anche se a inficiare in parte il buon lavoro ci pensa l’eccessivo buonismo. Il romanzo è infarcito di ideali fin troppo all’avanguardia per l’epoca in cui il romanzo è ambientato, per quanto il messaggio che l’autrice cerchi di trasmettere sia lodevole.
La narrazione è scorrevole, ma a tratti fin troppo frettolosa al punto tale da conferire un certo automatismo agli eventi. Seppur l’esposizione degli avvenimenti sia stata rivisitata per ragioni narrative, resta intatto l’alone di mistero che accompagna la figura del noto serial killer.
Sulle tracce di Jack Lo Squartatore
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