Telefono
- Autore: Percival Everett
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2021
Una peculiarità caratterizza il bel romanzo Telefono dello scrittore americano Percival Everett: il testo, pubblicato dalla Nave di Teseo (2021, trad. A. Silvestri), ha ben tre varianti, piccoli cambiamenti nella trama del libro che consentono di dare diverse interpretazioni della storia.
Qui pariamo della variante A, quella che vede in esergo una citazione di Soren Kierkegaard, che si conclude con le parole “Se fai questo o se fai quello te ne pentirai in ogni caso”: ed è proprio questo il “mood” che spinge il protagonista e io narrante della storia, il geologo e paletnologo Zach Wells, professore in una università californiana, nei pressi di Los Angeles, a vivere una strana avventura mentre la sua famiglia va in pezzi.
Sposato con la poetessa Meg, anche lei docente in un campus, i due hanno un’unica figlia, la dodicenne Sarah, di cui il padre è letteralmente innamorato. La ragazzina è particolarmente sensibile e talentuosa, gioca a scacchi in modo magistrale, parla come un’adulta, passa col padre molto tempo sereno. Questo rapporto idilliaco viene bruscamente interrotto da una serie di piccoli avvenimenti di cui Sarah si rende protagonista: distrazioni, assenze, sguardi sperduti nel vuoto.
Presto si farà un’infausta diagnosi: Sarah è stata colpita dal morbo di Batten, malattia degenerativa inguaribile che presto l a porterà all’incoscienza e ad una morte precoce. Entra in crisi anche il rapporto di coppia, che si reggeva soprattutto nel gestire insieme la crescita della figlia. Zach aveva ordinato su eBay una giacca sportiva, in una delle cui tasche aveva trovato uno strano biglietto in spagnolo, contenente una richiesta d’aiuto.
Cosa spinge il professore americano, un coraggioso uomo di colore, uno scienziato, un padre affettuoso devastato dalla prospettiva di perdere la figlia, a raggiungere il Nuovo Mexico e addirittura a passare il confine, per studiare cosa si cela dietro uno strano edificio privo di finestre, in pieno deserto, dove l’unico segno di vita è uno scassato scuolabus giallo che giace immobile in attesa di non si sa quale equipaggio?
Zach Wells non si capacita di cosa stia rischiando e per cosa esattamente: sa solo che non potendo salvare sua figlia, irrimediabilmente condannata, dovrà salvare qualcun altro. Un altro biglietto arriva in una tasca di un’altra camicia che ha ordinato, e allora la decisione è presa: si allontana da casa, abbandona a sua moglie Sarah che sta sempre peggio, e si imbarca in una pericolosa e complicata impresa in favore di donne messicane rapite e schiavizzate, complice la stessa polizia di frontiera.
Romanzo pieno di implicazioni, di citazioni, di passaggi interessanti sulla vita accademica, sui rapporti di coppia, sulla malattia come stigma sociale, sui drammi sconosciuti e mai emersi nella cronaca e nella coscienza di un’opinione pubblica distratta. Il massimo della modernità, della evoluzione tecnologica, mischiata con scene da terzo mondo rimasto a una dimensione arcaica, dove schiavitù, sopraffazione e violenza sono la regola. Molto ben costruito il personaggio di Zach, pieno di incertezze, di sensi di colpa, di contraddizioni, di fronte a una vita che si è capovolta e che richiede una qualche forma di reazione. Sono curiosa di esplorare le altre varianti che lo scrittore propone. Per ora mi sono appassionata a questa vicenda originale, dolorosa, umanissima, piena di pathos e di ricerca di risposte.
Telefono
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