Ultima estate a Roccamare
- Autore: Alberto Riva
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2023
Un piccolo gioiello, uno scrigno che contiene una stagione irripetibile della nostra cultura, della storia letteraria contemporanea, del cinema, della critica letteraria. Protagonista un luogo che si affaccia sul mar Tirreno, un luogo divenuto quasi mitico, Roccamare, un tratto di costa della Maremma, quasi isolata, dove si stabilirono ad abitare grandi personaggi, Italo Calvino, Pietro Citati, Carlo Fruttero, Mario Tobino e tanti altri che in diversi momenti frequentarono la pineta, le osterie, i paesi di Castiglione della Pescaia, Follonica, Punta Ala, Marina di Grosseto.
È il contenuto di questo bel libro di Alberto Riva, Ultima estate a Roccamare (Neri Pozza, 2023), che rievoca gli anni Ottanta del secolo scorso, quando Italo Calvino si accingeva a scrivere il suo bellissimo ultimo libro, Le lezioni americane che coincise poi con la sua morte improvvisa.
È il 6 settembre 1985: Calvino sta leggendo il giornale in giardino quando la moglie sente un grido e lo trova riverso. Trasportato a Siena, colpito da un ictus, sopravviverà pochi giorni.
L’autore forse più significativo della nostra letteratura scompare proprio in quella Roccamare che aveva scelto per le proprie passeggiate estive, per le solitarie meditazioni, per la stesura delle lezioni destinate a una università statunitense e divenute un classico significativo delle nostre lettere.
La prima voce che compare nel libro è quella di Rosetta Loy; l’autore la intervista, ormai ottantaseienne, nella sua casa di Sperlonga, con in mano il manoscritto del suo ultimo libro: Cesare, dedicato al grande critico, il secondo uomo della sua vita dopo il marito Peppe, fratello di Nanni Loy.
Cesare Garboli le era stato presentato dalla comune amica Natalia Ginzburg e fra i due scrittori nacque una storia amorosa consumata a Roma; Rosetta non amava la casa di Garboli in campagna, “umidissima e isolata, che io odiavo e dove andavo poco”; ma quella parte di costa, tra Viareggio e Roccamare, divenne il luogo scelto dalla coppia Fruttero e Lucentini, autori del primo grande giallo di successo italiano, La donna della domenica.
La figlia di Carlo Fruttero,, Carlotta, descrive Castiglione della Pescaia come:
Un piccolo borgo medioevale aggrappato a un poggio, dominato da un castello fiabesco ricoperto di edera, pieno di vicoletti, archi salite e discese impervie, mura di pietra... e una vista ineguagliabile sulle isole di fronte.
In questi siti quasi deserti, allora, si incontrano nomi famosi che si nascondono dai romani arricchiti che popolano l’Argentario, facile incontrare in barca Calvino, Fruttero, Citati, Gianni Merlini e Piero Crommelynck (l’incisore di Picasso): tutti accomunati da un grande e deciso understatement.
Compaiono in queste pagine episodi che hanno per protagonista Federico Fellini, Nico Orengo, Giulio Nascimbeni, appena reduce di un’intervista a Georges Simenon, Carlo Cassola, lucchese, Manlio Cancogni, nativo di Pietrasanta, vincitore nel 1985 del Premio Viareggio, Mario Soldati, camaiorese, Leonida Rèpaci, che sosteneva Guido Piovene contro il parere di Moravia e Pasolini che tifavano per Antonio Delfini, preferito da Garboli.
Bellissimo l’incontro dell’autore con Pietro Citati a Roma nella casa ai Parioli, ma non mancano sortite nella casa editrice Einaudi a Torino, raccontate da Ernesto Ferrero, e ancora Milan Kundera, Furio Scarpelli, Giorgio Manganelli, Giovanni Mariotti; troppo denso il libro per riassumere tutti gli aneddoti, le amicizie profonde, i legami con quella terra un po’ etrusca, un po’ granducale, e poi fascista che l’autore ha saputo magistralmente intrecciare.
I sogni di Federico Fellini, il portiere di Citati, le riflessioni di Kundera sul romanzo, il manicomio di Tobino potrebbero essere racconti separati, tanto sono densi di riferimenti e pieni di pathos.
Un libro bello, che ci dimostra, se la memoria ci tradisce, quanto dobbiamo agli autori citati di cui forse abbiamo dimenticato troppo presto le opere e la personalità.
L’immagine di questi luoghi, quasi fotografata nelle opere del pittore Telemaco Signorini o in alcuni quadri di Giovanni Fattori, ci racconta “una marina selvaggia, capace di affrontare la sua tempesta”.
Nel cimitero di Castiglione della Pescaia sono sepolti Italo Calvino e sua moglie in due lapidi di marmo bianco avvolte dalle piante di rosmarino:
Due lastre di cemento senza lapide, o se vogliamo due lapidi orizzontali, solo i nomi e le date. Glabre, severe, due porte grigie.
ULTIMA ESTATE A ROCCAMARE
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