Una breve estate lontano dalla polvere
- Autore: Tita Prestini
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Metti un paese lassù in Valcamonica, i suoi abitanti, la Seconda guerra mondiale, le pitture rupestri, segni dell’Epipaleolitico, alcuni avvenimenti inspiegabili …e si ottiene un thriller. Così ha fatto Tita Prestini, giornalista conosciuto e stimato che con Una breve estate lontano dalla polvere (Barta, 2022) presenta ai lettori l’indagine di un commissario ancora poco conosciuto, ma cui nulla manca in abilità e perspicacia.
Siamo nel 1942, in pieno conflitto mondiale, quando il vice commissario aggiunto Fabio Settembrini da Verona viene mandato sulle montagne della valle bresciana per indagare su un fatto assai strano e sospetto: dentro lo stomaco di un orso, trovato morto senza alcuna ferita sulle pendici di un monte della zona, è stato rinvenuto il passaporto di una giovane antropologa, Annabella Fanelli, una studiosa la cui scomparsa non era stata segnalata neppure ancora dai familiari che la credevano impegnata in una delle sue spedizioni di ricerca storica.
“Avete mai sentito parlare della professoressa Annabella Fanelli?”
Fabio aveva fatto segno di no. L’altro mostrava la foto di una donna attraente, una bionda fra i trenta e i quaranta dall’aspetto sportivo con i capelli corti alla maschietto secondo i dettami della moda di prima della guerra.
“Antropologa , biologa, documentarista, conosciuta in tutta Europa, ha lavorato anche con Leni Riefenstahl, la regista preferita da Hitler. È impegnata in uno studio importante sulla civiltà precedente a quella gallo -celtica che come voi sicuramente sapete, era stanziata nelle valli alpine, soprattutto tra Brescia e Bergamo e aveva stretti rapporti con alcune tribù germaniche”.
Ecco l’incarico a Settembrini
Voi Settembrini siete uno dei nostri giovani funzionari più brillanti e andrete in Valcamonica …per l’esattezza qui dove, secondo i carabinieri la dottoressa Fanelli è stata vista per l’ultima volta verso la metà di luglio… scoprirete che fine ha fatto la professoressa e per quale motivo il suo passaporto è stato trovato nello stomaco di quell’orso.
Settembrini si accosta a un caso difficile da risolvere anche perché gli elementi tangibili sono solo il cadavere dell’orso e il ritrovamento, nelle sue interiora, del passaporto della dottoressa Fanelli.
Il commissario aggiunto parte alla volta dei monti bresciani. Soggiorna in un piccolo borgo che, all’arrivo in torpedone, gli appare un posto un po’ lontano dal mondo e in cui lui prevede di soggiornare solo una settimana circa.
Trova subito una stanza in cui alloggiare presso la casa della giovane vedova Rina Ducoli e in breve tempo riesce a conoscere alcuni fra i paesani. Primo fra tutti c’è Achille Rigon, il podestà, un tipo apparentemente marziale ma la cui bassa statura e corpulenza lo rendono quasi una caricatura rispetto alla carica ricoperta; ecco poi l’appuntato dei carabinieri, il friulano Flaminio Politi, poi il dottor Signorini, medico più vicino ai sessanta che ai cinquanta e lì, in quello sperduto paese, da oltre vent’anni. La notizia dell’arrivo del vice commissario si sparge fulminea tra le case e presto si fanno vivi altri abitanti del piccolo borgo.
Giunge Clara Rigon, moglie del Podestà, una donna non bella, non alta ma con labbra vistosamente scarlatte, fasciata in tailleur stretti in vita, con spalle squadrate secondo la moda del tempo. Una donna decisa, molto più del marito, tanto “da portar lei i pantaloni “in casa, ma altrettanto pratica da cavarsela bene anche in cucina così da omaggiare Settembrini con una delle sue squisite torte di mele, fatto che renderà assai nervosa la vedova Ducoli. Tutti, più o meno, hanno conosciuto Annabella Fanelli, per i paesani “Nella” e, in un modo o nell’altro, danno informazioni. Una parola dopo l’altra, Settembrini viene a sapere che Nella aveva un giovane amico, Celso, il nipote della Ducoli, il ragazzo che ha dovuto smettere di studiare e ora sta all’alpeggio con gli animali.
Celso accompagnava Nella nelle grotte alla ricerca delle incisioni rupestri dei Camuni, i graffiti detti “pitòti”, importanti ritrovamenti a livello storico per un’antropologa; lei ricambiava la gentilezza del ragazzo con libri da leggere e parte del suo tempo perché vedeva in lui un giovane meritevole e desideroso d’imparare.
Celso aveva anche raccolto tante confidenze della professoressa la quale vedeva nei tedeschi intenti a scavare vicino alle grotte con incisioni rupestri, i peggiori nemici. I tedeschi erano desiderosi di trovare metalli di valore ma per Nella erano di grave danno poiché mettevano in pericolo le scoperte storiche da lei fatte. Al ritorno dall’alpeggio il vicecommissario fa visita all’unico esercizio pubblico del paese: tabaccheria, caffè, spaccio di alcolici, alimentari, punto telefonico e chi più ne ha più ne metta. L’attività è gestita da Bortolo Salvetti, l’inconsolabile marito la cui moglie, lui racconta, lo aveva lasciato due anni prima per una vita più brillante sul lago di Garda. Bortolo non aveva invece mai voluto lasciare il paese
“Avete notato una cosa commissario?”
“Cioè?”
“Avete notato che da noi non esiste la polvere?”
“No, veramente no.”
“Be’, è così. Qui si respira meglio. E poi c’è pace. Perché uno dovrebbe andarsene?”
Mano a mano che si il vicecommissario procede nelle indagini, tanti tasselli s’aggiungono alla storia ma il punto di svolta si avrà solo attraverso Nella in un contesto che colpisce sia i lettori sia gli stessi personaggi del romanzo. La trama si fa fitta e Settembrini, in pochi giorni, districa un’intricata matassa fatta di parole non dette, di storie taciute e nascoste, ricoperte da un’invisibile, fitta polvere e fa luce su spinose vicende che coinvolgono molte fra le nuove conoscenze del commissario.
Quel che stupisce è l’abilità del giovane Settembrini: dopo silenziose e celate ricerche, con un colpo da maestro, quasi alla Poirot, riunisce buona parte del paese e svela cose non dette ma un tempo intuite dalla stessa professoressa Fanelli. La vicenda è un vero e proprio caso giudiziario, un giallo all’arsenico e Settembrini mostra una perspicacia degna dei detective più esperti.
Una breve estate lontano dalla polvere è estremamente coinvolgente e ci fa conoscere un vice commissario di cui l’autore Tita Prestini ha già scritto in altri due libri La doppia morte della compagna Sangalli e L’uomo che voleva uccidere il diavolo. Le due vicende sono poste cronologicamente dopo il secondo conflitto mondiale e quindi anche successivamente a Una breve estate lontano dalla polvere. Ciò non toglie, anzi valorizza la figura del giovane vice commissario ed è testimonianza delle sue capacità d’intuizione. Tita Prestini scrive il romanzo con linguaggio sapiente e fluido: non permette al lettore d’annoiarsi anzi ogni pagina tiene desta l’attenzione.
L’autore arricchisce inoltre la vicenda con la valenza storica dei “pitòti”, oggi Patrimonio Unesco dell’Umanità.
Un’ultima nota: la casa editrice Barta spicca per professionalità: il libro è pubblicato su carta di pregio, con una copertina in cartoncino Tintoretto che contiene al suo interno le incisioni rupestri. Un salto all’indietro, forse, ma anche una coraggiosa rivoluzione che sottolinea la preziosità del libro quale mezzo di trasmissione culturale.
Cosa chiedere di più a un romanzo? Nulla. Ora è tempo di leggere.
Una breve estate lontano dalla polvere
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