Una vittoria per l’impero
- Autore: Gordon Doherty
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2017
Dalle terre nebbiose della Tracia danubiana alle sabbie delle piane mesopotamiche. È il 377 d.C. e la saga del Legionario è alla terza avventura, ancora una volta condotta con passione dallo scozzese Gordon Doherty. “Una vittoria per l’impero”, romanzo storico uscito a marzo dalle tipografie Newton Compton (pp. 378, copertina rigida euro 9,90, ebook euro 4,99), segue le vicende avviate nei primi due titoli della serie, pubblicati sempre dalla editrice romana: “Il legionario” (2014) e “Gli invasori dell’impero” (2015).
Lo scrittore, appassionato di storia, prosegue le vicende di Numerio Vitellio Pavone, un ragazzo ridotto in schiavitù a Costantinopoli dopo la morte del padre - soldato di Roma - e poi arruolato nelle legioni confinarie sul Danubio, dove ha conquistato la libertà con la sua audacia e dedizione al dovere.
Gordon Doherty è fortemente attratto dagli eventi della tarda epoca romana. La narrativa storica lo ha conquistato fin da bambino, quando fantasticava di mondi e tempi lontani, affascinato dai Valli di Adriano e di Antonino presso i quali ha vissuto. Riconosce nel nostro Valerio Massimo Manfredi uno degli scrittori di storia antica che hanno ispirato il suo stesso stile. Si documenta sui cataloghi Osprey, per studiare i dettagli dell’equipaggiamento dei legionari e dei guerrieri barbari. Nutre un irresistibile interesse per gli anni non certo scintillanti di un grande impero in declino, giunto al trapasso in Oriente e alla trasformazione in quello bizantino.
Nel momento in cui riappare, nel terzo titolo, l’optio Pavone della XI Legio Claudia non indossa elmo e corazza. È impegnato in una ricognizione ed ha incontrato per caso un drappello di trenta cavalieri romani, giusto in tempo per salvare da un’avanguardia di goti un mercante e la figlia ragazzina, in viaggio sulla strada da Adrianopoli a Costantinopoli.
Per chi non conosce il coraggioso vice centurione, è l’occasione di vederlo all’opera e fare il punto della situazione. Pavone è un bel ragazzo bruno, snello. La testa è rasata, il naso aquilino, la grinta decisa, quand’è in azione. Con lui cavalca un altro giovane della sua coorte, il tesserarius (graduato) Sura: spalle ancora più larghe, riccioli biondi e pelle chiara.
Mesia e Tracia, una volta al centro dell’immenso dominio romano, sono scosse dalla guerra gotica e occupate dalle orde barbare di Fritigerno. Il confine di Roma è stato arretrato a meridione dei monti, per contenere la spinta dei goti. Ma le deboli legioni periferiche che presidiano quelle terre sono sempre più diradate.
L’XI Claudia si sta dirigendo a Costantinopoli, per poi marciare a oriente e raggiungere la frontiera persiana, a migliaia di chilometri di distanza, dove Pavone si troverà a misurarsi col suo passato, il suo destino e quello di Roma, come d’abitudine.
L’imperatore Valente ha bisogno di forze in quel territorio e vi sta concentrando perfino reparti incompleti e considerati meno efficienti delle unità di linea. Anche la Claudia è una legione limitanea, poco più di una schiera di guardie confinarie, non una formazione da battaglia in campo aperto. Solo a destinazione il fratello di Valentiniano chiarirà il motivo della convocazione di tante "forze" non così forti.
L’optio Numerio Vitellio sta per partire, quindi e questo strazia il cuore di Felicia, l’infermiera del chirurgo militare. Sono innamorati.
Anche lui soffre per le lacrime della ragazza, ma è ansioso di viaggiare. Non ha mai dimenticato il padre. Al collo porta un medaglione, una falera con una dedica alla Legio II Parthica, l’oggetto caro che gli aveva dato la forza di sopravvivere alla notizia della morte del padre, di tirare avanti negli anni di schiavitù e di cogliere la libertà e arruolarsi. È giunta notizia che alcuni legionari siano sopravvissuti al sacco della città di Bezabde, ma tenuti prigionieri nelle terribili miniere di sale persiane. Il pensiero ha rianimato il giovane, sa di poter mantenere ora la promessa di ritrovare il padre o le sue ossa.
L’XI Claudia del tribuno Gallo salpa per Antiochia. L’ufficiale guarda quel ragazzo che fissa il vuoto a poppa della trireme. Lo conosce bene, poco prima era una recluta, però ha superato le prove che tutti loro hanno dovuto affrontare ed è stato promosso optio della seconda coorte della prima centuria, al comando del severo centurione Zosimo. Gente che vale.
Se ne ha subito una prova, nello scontro in mare contro una veloce liburna dei pirati, che ha intanto sopraffatto una nave scorta romana. Il battello, molto manovriero, si fa beffe della pesante trireme. Dalle fionde partono pietre micidiali, mentre gli archi dei legionari sono neutralizzati dall’umidità, che fiacca le corde.
È a questo punto che giganteggia Pavone. Ha l’intuizione di agganciare la liburna e far piombare l’ancora sul ponte per tirare lo scafo, in modo da calarsi sulla navicella sottostante e avere gioco facile dei pirati, meno addestrati al combattimento. La minaccia è superata. Prua verso il sole nascente.
“Porta i tuoi uomini migliori”
ha mandato a dire Valente al tribuno Gallo. E gli spiega che diecimila cavalieri persiani hanno già invaso l’Armenia. È lì che bisogna andare, a difendere l’impero d’Oriente dalla dinastia Sassanide. La Tracia può attendere.
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