L’uomo che inseguiva la sua ombra
- Autore: David Lagercrantz
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2017
Diciamo la verità, nessuno avrebbe fatto meglio di David Lagercrantz. Non dev’essere stato facile continuare la fortunatissima serie Millennium. Lui stesso, giornalista e scrittore figlio di scrittore, si è detto addirittura terrorizzato dalla paura di non riuscire a rendere adeguatamente il mondo creato da Stieg Larsson. Però c’è riuscito, indubbiamente, visto il successo del titolo col quale ha proseguito la trilogia stoppata dalla morte dell’autore svedese (anche i tre titoli di Larsson erano comunque usciti postumi). Prima ha realizzato “Quello che non uccide” (Marsilio, 2015), ora è in Italia con il Millenium n. 5, “L’uomo che inseguiva la sua ombra” (collana Farfalle Marsilio, pp. 496, euro 21,00, nella traduzione di Laura Cangemi e Katia de Marco). È uscito in libreria il 7 settembre, in contemporanea internazionale in ventisei Paesi, atteso quinto episodio della saga che risulta uno dei più clamorosi fenomeni editoriali degli ultimi anni, con oltre 80 milioni di copie vendute nel mondo.
Sicché, al netto delle polemiche e del contenzioso con la vedova, dopo che Stieg non ha potuto più realizzare e tanto meno firmare i romanzi, David Lagercrantz si è cacciato in questa autentica avventura, che sulle prime lo ha spaventato, come abbiamo visto. Se i personaggi restano gli stessi creati da Larsson, canovacci e storie dei due nuovi thriller sono del tutto originali tutta farina del Lagercrantz figlio.
È nato a Stoccolma nel 1962, da un noto scrittore e critico svedese, Olof Lagercrantz e dopo gli studi in filosofia e la specializzazione in giornalismo, è stato redattore di cronaca nera per il quotidiano Expressen. L’attenzione della critica è arrivata col romanzo “La caduta di un uomo” (Marsilio, 2016). Sua anche la biografia di Zlatan Ibrahimovic (2011). Nell’estate del 2013 è arrivata della casa editrice svedese della trilogia Millenium la proposta di realizzare il sequel della serie bestseller dell’autore scomparso.
Ed eccolo, il quinto volume. Lisbeth Salander è in galera quando si riaffaccia nei primi capitoli. La problematica coprotagonista - l’altro è Mikael Blomkvist, direttore della rivista Millenium, che scandaglia la Svezia a caccia di scandali socioeconomici - è in carcere a Flodberga e come ogni sera deve guardarsi dalla gangster che dal tramonto all’alba fa il bello e il cattivo tempo nel Braccio B, la sezione di massima sicurezza, per così dire, perché per gran parte delle recluse non lo è affatto. Le guardie, a detta di Lisbeth sono dei “cagasotto”, che hanno ceduto il potere a Benito Andersson e alle sue accolite. Questa, di giorno si comporta da prigioniera modello, ma dopo la cena assume il comando e instaura un regime di terrore.
Chi non conosce ancora Lisbeth e si suoi non pochi problemi psico caratteriali, avrà molto da imparare dal suo conflitto con Benito: una sfida tra detenute alfa, per il dominio del microcosmo penitenziario.
Fuori, la Andersson si chiamava Beatrice, ma dentro ha scelto il nome di un dittatore, perché rispecchia il ruolo che ha voluto assumere. Si acconcia al maschile e rade i capelli come un duro. È letale con le lame, ama in particolare il kriss svedese. Però ha subito intuito la nuova arrivata è un osso duro, che alcune ammirano, altre ritengono una stronza piena di sé. Qualcuna poi vede minacciato il proprio posto nella gerarchia interna.
Benito si prepara alla lotta per il potere, ma è il capo delle guardie Alvar Olsen a subire i modi poco aggraziati della Salander. Lo sorprende da solo, lo riduce a malpartito e lo convince, con una pesante pressione psicologica, ad allearsi con lei per battere l’avversaria.
Ora tocca a Mikael entrare in scena. Va in visita a Flodberga ogni venerdì pomeriggio ed è più facile per lui da quando s’è fatto una ragione della detenzione di quella cocciuta autolesionista. L’incriminazione e la condanna di Lis l’avevano mandato in bestia, ma davanti all’ostentata indifferenza di Lisbeth, aveva cominciato ad accettare che per lei il carcere non fosse questa gran cosa. L’importante era continuare con la fisica quantistica e gli allenamenti e si poteva fare in prigione come in qualsiasi altro posto. Se lui si preoccupava per lei, lei si limitava a sorridere.
È il solo carcere femminile di massima sicurezza del paese e l’Amministrazione carceraria svedese ha ritenuto che vi sarebbe sarebbe stata più protetta, viste le minacce intercettate nei suoi confronti, provenienti dalla sorella Camilla e dalla sua rete criminale in Russia. In ogni caso, non le restava molto da scontare della condanna a due mesi di reclusione per sottrazione di minore. Durante l’intero processo era rimasta in un silenzio imbronciato e si era rifiutata di ricorrere in appello.
Visita dopo visita, con l’aiuto di Blomkvist la nostra hacker indaga su una serie di nominativi di un misterioso elenco che smuove in lei vaghi ricordi. In particolare, quello di una donna con una voglia rosso fiammante sul collo.
Superato lo scoglio del quarto titolo e liberato dal peso di dover riprendere la storia dove le piste tracciate da Stieg Larsson si erano interrotte, il romanzo di David Lagercrantz prende subito il ritmo congeniale, efficace nel costruire caratteri, difetti e punti deboli di quasi tutti i personaggi proposti. Ognuno è una persona, non una semplice silhouette sulla carta, senza che questo soffermarsi sui singoli, farli uscire dall’ombra, finisca per rallentare la buona cadenza narrativa degli episodi.
Del resto, in una serie lunga in cui non si deve necessariamente correre verso una conclusione, ci sta davvero, largamente, di tutto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’uomo che inseguiva la sua ombra
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