12 - Racconti a Hopper
- Autore: Carla Cirillo
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2013
Ogni stato d’animo, per quanto banale, merita un’interpretazione. (E. Hopper)
12. Racconti a Hopper (Aracne, 2013) è un libro nato dal ricordo dell’autrice di un paintings calendar sulla parete della sua stanza e di quanto, nel guardare le riproduzioni dei quadri, ne rimanesse incantata. È nata così la raccolta dei suoi racconti ispirati dalla pittura di Edward Hopper, uno degli artisti meno classificabili, con i suoi quadri senza tempo e rappresentativi di una realtà tutta interiore: l’animo umano, la solitudine e la quotidianità.
Carla Cirillo, l’autrice, è nata e risiede a Benevento; ha al suo attivo la pubblicazione di diversi libri, tra i quali alcuni sono stati premiati nel corso di questi anni. Le storie che narra sono per la maggior parte di personaggi femminili, proprio come la particolare rappresentazione di Hopper: donne ritratte con lo sguardo nel vuoto o mentre sono assorte nei loro pensieri.
Nei racconti come nelle scene dei quadri le donne sono il più delle volte in attesa, un’attesa senza fine, con i loro sguardi che sembrano essere rivolti altrove. Il senso di solitudine nelle opere di Hopper prende colore nelle parole dell’autrice, nella sua scrittura capace di dare forma al non detto, come l’opera che è ritratta nella copertina del libro, Western Hotel del 1957, con la finestra della stanza d’albergo che si apre su un ampio panorama. Nel riflesso del panorama c’è lei, stanca, seduta sulla sponda del letto e con il muso della sua bella macchina che si intravede. Il vestito rosso le dona ed evidenzia il suo corpo e le sue braccia nude, e il seno è mostrato in una scollatura generosa con un incavo prodigioso, come diceva Balzac.
Sola, seduta vicino alla vetrata, il suo sguardo è discreto. Non si devono far aspettare le signore.
A volte si è convinte di qualcosa, di dovere essere diversa, di dovere cambiare in qualche modo, ma resta tutto nell’indifferenza, frenato dalla consuetudine.
Lei è li che aspetta, aspetta, forse non arriverà nessuno: dovrebbe avere il coraggio di ammetterlo. Rimane ferma e guarda la sedia su cui ci sarebbe dovuto essere qualcuno. “Nel momento in cui ho accettato di venire, sapevo che sarei stata sola”. È così la realtà: c’è chi conduce il gioco e chi è invitato a giocare. Sarà per lei una serata, agli occhi di qualche avventore, di assoluta inconsistenza, senza nessun desiderio di indagarne i motivi. Nessuno si accontenta di se stesso. Come l’amore o il desiderio.
Aveva timore a entrare in quell’enorme caffetteria, temeva di trovare gente. Cercava da un po’ solo luoghi di silenzio.
Pensava soprattutto che era vero che il silenzio è comunque una risposta, ma non per acconsentire, quanto per esprimere diniego.
I tavoli erano lunghi e a ognuno due sedie l’una di fronte all’altra. Il sole illuminava lo spazio interno tanto che una parete gialla sembrava bianca. La vetrata dava sulla strada, in quel momento deserta. Se avesse potuto avrebbe raccontato a qualcuno, guardando le cose intorno, del senso profondo del mondo, di un senso che doveva essere cercato. Una donna entrò nel locale e si sedette a un tavolo di fronte: sembrava un po’ imbarazzata.
Tutte le donne si imbarazzano a stare da sole in un locale.
Dodici opere d’arte come i dodici mesi dell’anno, dodici racconti eleganti e pieni di fascino. Un magnetismo narrativo che cattura il lettore e lo conduce negli spazi deserti della nostra incapacità di comunicare, nella nostra routine quotidiana e nei nostri desideri.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 12 - Racconti a Hopper
Lascia il tuo commento