30 dischi italiani... per parlare di anni ’70
- Autore: Domenico Giordano
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2013
Certo che in questo libro ci sono gli anni Settanta, rievocati in tutto il loro fulgore movimentista-stradaiolo-collettivista, ma il focus si pone come fermo, soprattutto musicale: sguardo vintage ma niente gucciniane “stoviglie color nostalgia”, l’occhio è asciutto, la memoria obiettiva, la penna idem e sin dall’idea di fondo questo “30 dischi italiani…per parlare di anni 70” (Città del sole Edizioni, 2013) la sfanga come lavoro onesto e modesto (nel senso delle intenzioni): un pezzo dell’autobiografia per canzoni di Domenico Giordano, il suo autore. Del resto c’è poco da discutere su come la musica leggera abbia la capacità di intersecare ricordi individuali e collettivi di una nazione, strizzando l’occhio al fotoromanzo rosa, al tazebao o alla poesia tout court, a seconda di chi la scrive. I dischi che troverete illustrati in ordine sparso tra le pagine di questo libro – senza timori reverenziali, con dovizia di particolari e altrettante divagazioni sociali & personali – non è dunque la soundtrack (non tutta) dei Seventies all’italiana ma la playlist a 33 giri di Giordano, dalla quale ciascuno (nostalgico, collezionista, curioso) potrà muovere per la sua caccia al reperto canterino, al long playing che potrebbe ricordarsi di togliere dalla polvere, di tanto in tanto. Una radiografia affettuosa degli album che hanno contato (e contano) in una vita da speaker radiofonico (beh, quella di Giordano è anche da speaker radiofonico), per ragioni non necessariamente qualitative, perché altrimenti ci sarebbe da rischiare un coccolone a vedere accomunati fianco a fianco (in uno stesso scaffale) Fabrizio De Andrè (“Vol. 8”) e Umberto Balsamo (“Passato, presente futuro”), Claudio Lolli (“Disoccupate le strade dai sogni”) e la Compilation “Sanremo 76”. Paradossalmente il fascino principale di questo libro sta, invece, proprio qui: nel suo taglio in fondo avalutativo, nella capacità di allineare “alto” e “basso” musicali, l’elettronica dei Krisma (“Chinese restaurant”) e l’austerità del Guccini di “Amerigo”, con inserimenti “a sorpresa”che la dicono lunga sulla capacità di maneggiare la materia di Giordano. Vedi il racconto di “Delicato a te” della misconosciuta (ai più) Antonella Bottazzi, vedi gli “Zombi di tutto il mondo unitevi” di Gianfranco Manfredi o gli esordi country-rock degli in seguito disco-writers fratelli la Bionda (“F.lli La Bionda S.R.L.”). Buona la passerella anche per i caposcuola del genere prog, non necessariamente di primo piano mediatico, come i Balletto di Bronzo (“Ys”) e i Biglietto per l’inferno (“Biglietto per l’inferno”).
Avendo speso oltre metà della mia vita a stare appresso ai cantautori sono stato invaso da un refolo di malinconia a rileggere di “Ullalla”, il disco-canto del cigno dopo il quale Venditti ha smesso di cantare da Venditti. Ma il bello di questo saggio-memoir è anche questo: nelle rievocazioni discografiche “late” di Domenico Giordiano ci si può riconoscere, in una libera associazione, in un frame, in una nota che mancava all’appello neuronale, in un passaggio incazzato oppure senza grosse pretese alla Battisti, in un ricordo del cuore, un falò sulla spiaggia, un corteo, una copertina-luogo dello spirito. Stiamo pur sempre parlando degli anni Settanta, ragazzi!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 30 dischi italiani... per parlare di anni ’70
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