

Nel 1992 le Nazioni Unite istituirono la Giornata Mondiale dell’acqua allo scopo di ricordarci quanto essa, che troppo spesso diamo per scontata, sia in realtà un bene tanto indispensabile quanto fragile, da preservare in ogni modo possibile.
Da allora, il 22 Marzo di ogni anno, ciascun Paese aderente si impegna a promuovere attività concrete in tal senso.
L’acqua è stata spesso protagonista anche nella letteratura, cantata da poeti di ogni epoca e nazionalità, spesso associata alla purezza e quasi sempre assunta a simbolo della forza del creato, nonché della sua eterna capacità di auto rigenerarsi.
Spesso citata da Gabriele D’Annunzio, l’acqua è protagonista assoluta dell’omonimo componimento in cui il pescarese, lodandone le principali caratteristiche, realizza uno degli inni alla natura più suggestivi del nostro Decadentismo.
Vediamo testo e significato di Acqua.
“Acqua” di Gabriele D’Annunzio: testo della poesia
Acqua di monte,
acqua di fonte,
acqua piovana,
acqua sovrana,
acqua che odo,
acqua che lodo,
acqua che squilli,
acqua che brilli,
acqua che canti e piangi,
acqua che ridi e muggi.
Tu sei la vita
e sempre sempre fuggi.
Analisi e spiegazione di “Acqua” di Gabriele D’Annunzio
L’acqua simbolo della vitalità della natura, l’influenza francescana, il panismo - Sembrano quasi ipnotizzare il lettore i pochi versi che compongono Acqua, in cui Gabriele D’Annunzio, attraverso la lode della sostanza più semplice e necessaria che ci sia, crea una delle poesie più affascinanti della letteratura italiana fra tutte quelle dedicate alla natura.
Il panismo e l’acqua come simbolo della vitalità e della capacità di rigenerarsi della natura
La lode della natura caratterizza la letteratura decadente ed è uno dei punti cardine della poesia di Gabriele D’Annunzio.
L’acqua, in particolare, rappresenta l’elemento più vitale del creato e diventa il simbolo per antonomasia del suo moto perpetuo e straordinario.
Il poeta non la considera come qualcosa di materiale ma come un soggetto vivente, un’entità in costante e perenne movimento, giungendo ad attribuirle connotati e azioni che la umanizzano (canti e piangi; ridi e muggi; fuggi).
Tutta la lirica dannunziana è pervasa dal "panismo" e Acqua non fa eccezione: il poeta dapprima cerca e infine approda ad una intima e profonda fusione con le forze che governano la natura, diventando un tutt’uno con essa.
L’immedesimazione è totale e totalizzante, abbraccia e coinvolge ogni senso.
In nessun altro autore del Decadentismo la natura appare viva e pulsante come in D’Annunzio.
Il francescanesimo di D’Annunzio
Anche se in maniera meno evidente rispetto a La pioggia nel pineto e La sera fiesolana , un’impalpabile influenza francescana è presente anche negli scarni versi di Acqua.
D’Annunzio, da laico, amò profondamente San Francesco sia per l’assoluto umanitarismo che ne contraddistinse la vita e l’opera, sia perché lo considerava un supremo cantore della bellezza della natura.
Il Cantico delle Creature costituì per lui il modello a cui ispirarsi per i suoi capolavori, ma anche in questa breve poesia se ne può rintracciare la presenza nella suggestiva atmosfera bucolica decritta e nell’idea stessa di esaltare il valore dell’acqua, già amata e lodata oltremodo dal santo di Assisi.
Opposto per indole e scelte di vita, D’Annunzio vide in Francesco un messaggero della bellezza naturale, un uomo buono innamorato di Dio e anche un poeta dal quale prendere esempio.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Acqua”, la poesia di Gabriele D’Annunzio sulla carica vitale della natura
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