Aerei perduti. Polesine 1943-1945
- Autore: Elena Zauli delle Pietre
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
Un Triangolo del delta del Po cimitero di aerei precipitati? Sì, è tutto vero, ma niente di paranormale o inspiegabile: si tratta di velivoli abbattuti nel corso della seconda guerra mondiale. Ben 88, tra il dicembre 1943 e l’aprile 1945, sulla sponda sinistra del grande fiume, in Polesine, nel territorio ferrarese. Lo apprendiamo da un libro, legato a sua volta a una iniziativa di crowdfunding (raccolta fondi via internet), per sostenere la ricerca specifica. Aerei perduti. Polesine 1943-1945 è un volume di Elena Zauli delle Pietre, pubblicato nel 2019 dall’Editoriale Sometti (440 pagine, tantissime illustrazioni in bianconero), documento di un progetto che ha consentito all’editore mantovano Nicola Sometti di raccogliere questa estate mille euro, con la prenotazione di una o più copie a prezzo scontato, inviate a domicilio una volta completata la pubblicazione del libro, nel dicembre 2019.
Per realizzarlo, l’insegnante e scrittrice faentina ha condotto cinque anni di studi e da venti anima il gruppo di ricerche Aerei Perduti, che dopo anni di studio e lavoro sul territorio ha maturato l’esigenza di costituirsi in Associazione Aerei Perduti Polesine, presieduta da Luca Milan, con l’obiettivo di condurre ulteriori sondaggi e recuperi, per completare il censimento degli aerei precipitati.
Ottantotto i crash registrati e inventariati nel quinquennio. Di ottantacinque è stato possibile ricostruire pazientemente nazionalità, modello, reparto di appartenenza e anche pilota ed equipaggio, ove possibile. Zona d’interesse il territorio tra il Po e l’Adige, sorvolato da intense rotte belliche e oggetto di numerosi attacchi negli ultimi venti mesi di guerra, dall’armistizio dell’8 settembre 1943 alla conclusione delle ostilità contro i nazifascisti a fine aprile 1945.
La verticale del delta del Po risultava un’aerovia obbligata per i bombardieri alleati, che dagli aeroporti pugliesi dovevano raggiungere gli obiettivi da colpire nel Nord Ovest d’Italia. Sorvolato l’Adriatico, viravano verso l’entroterra sulla verticale del Polesine. Anche se diretti a Nord Est, piegavano su Cavarzere.
Infrequenti i duelli in volo: i tedeschi ritirarono i velivoli nell’agosto 1944 e l’aviazione della Repubblica di Salò era rarefatta. Gli Alleati avevano il dominio dell’aria e operavano incessantemente per colpire il nemico a terra. Attacchi al suolo e bombardamenti notturni cercavano di ostacolare le linee di rifornimento, abbattere il morale delle truppe ed esercitare, purtroppo, un impatto “terroristico” sulla popolazione, per spaventarla e allontanarla ancora più da Mussolini.
Strade, binari, ponti, viadotti: ogni via di comunicazione andava pesantemente battuta. Il Po e l’Adige erano target primari: distruggere ogni collegamento da una sponda all’altra dei due grandi fiumi avrebbe ridotto il flusso logistico di truppe, armi, munizioni e derrate, da Nord a Sud, da Est ad Ovest e viceversa. Città e paesi non venivano risparmiati, anche quando non rappresentavano un bersaglio. Civili di ogni sesso ed età subirono sofferenze e lutti.
Ovviamente, all’offensiva alleata dal cielo rispondeva la difesa italo-tedesca, con i rari voli d’intercettazione e soprattutto col fuoco delle batterie contraeree da terra. Non è un caso, fa notare Elena Zauli, che la maggior parte dei ritrovamenti identificati si trovi vicino a ponti stradali e ferroviari.
Oltre che sul posto, tra i resti di rottami scavati dal suolo su indicazione molto spesso dei sempre più rari testimoni o di diari, memorie e perfino sentito dire, le indagini sono state condotte sulla base di documenti ufficiali, italiani e di tutte le forze aeree attive. Certezze sono poi arrivate dall’incrocio e comparazione delle fonti.
Sul Polesine fu quindi la Flak, la contraerea tedesca, a causare il maggior numero di perdite tra gli alleati: colpì duramente i bombardieri diurni e i caccia che compivano attacchi al suolo in solitaria (ben 31 gli Spitfire abbattuti). Risultò un’insidia anche per i night intruders, i famosi “Pippo”, come li chiamava la popolazione, avvertendone il rombo durante la notte. Erano cacciabombardieri che in caso infausto non potevano sperare nemmeno nell’eventuale atterraggio di fortuna, che di giorno, in condizioni di buona visibilità, restava una risorsa sul terreno piatto del delta.
Protagonisti e vittime furono aviatori delle provenienze più diverse. In grandissima parte alleati, molti tedeschi, un italiano e perfino un tenente ventitreenne del I Gruppo Caccia Brasiliano, che sopravvisse alla distruzione del suo caccia Thunderbolt P-47, il 10 febbraio 1945, a Frassinelle Polesine.
Di ogni caduta e abbattimento la professoressa Zauli delle Pietre fornisce schede tecniche e resoconti più o meno ampi, secondo le fonti disponibili, della missione, dell’episodio e di quello che accadde ai protagonisti da quel momento in avanti.
In qualche caso è stato possibile accedere ai manoscritti originali di piloti e componenti degli equipaggi, che al rientro a casa hanno descritto le avventure vissute in territorio italiano. Oggi sono testimonianze
"toccanti e divertenti, tragiche ed appassionanti, che aprono scenari inaspettati".
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