La stesura della poesia “Agonia” coincide con il momento in cui Giuseppe Ungaretti si arruola volontario nell’esercito italiano per andare a combattere sul Carso, un’esperienza che gli cambia per sempre il pensiero e la vita.
Nella poesia un piccolo cardellino accecato diventa il simbolo dell’inutilità dell’esistenza in assenza di libertà, una condizione atroce ed inaccettabile, alla quale preferire la morte.
Alcuni dei temi più cari all’autore tornano in questo componimento scarno ed intenso, pervaso da un senso di angoscia profonda, in cui tuttavia, si evince chiaramente la propensione dell’artista all’azione e alla lotta, specialmente contro le ingiustizie e per il raggiungimento di mete elevate.
Vediamo testo, parafrasi, analisi metrica e commento critico di Agonia.
Agonia: testo della poesia di Ungaretti
Morire come le allodole assetate
sul miraggioO come la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perchè di volare
non ha più vogliaMa non vivere di lamento
come un cardellino accecato
Agonia: parafrasi
Morire come le allodole in cerca di acqua
su un panorama che in realtà non esiste
o come la quaglia
oltrepassato il grande argine
dei primi cespugli
perché non vuole più volare
ma non vivere infelice
come un cardellino accecato.
Metrica, stile e figure retoriche
Agonia si compone di tre strofe a loro volta costituite, rispettivamente, da due, cinque e due versi irregolari.
Il titolo si riferisce direttamente, descrivendola in maniera secca e breve ma estremamente efficace e completa, alla terribile condizione di vita a cui il cardellino, per crudele volontà altrui, è costretto.
I tempi verbali utilizzati sono il participio passato quando il poeta vuole indicare qualcosa che manca ("accecate", ovvero senza luce) e l’infinito quando il concetto non riguarda soltanto il cardellino ma si estende alla condizione di ogni creatura vivente, anche dell’uomo ("morire", "vivere").
Nel componimento si riscontrano le seguenti figure retoriche:
- similitudini: "morire come le allodole", "come la quaglia", "come un cardellino"
- enjambement: assetate/sul miraggio
- sineddoche: "Nei primi cespugli" (in questo caso essi rappresentano l’approdo alla terraferma)
- inversione: "di volare non ha più voglia".
Commento e analisi critica della poesia
Al centro di Agonia c’è la libertà, unica, vera protagonista di questi pochi versi carichi di significato e di forza. L’indole indomita e combattiva di Ungaretti viene fuori in tutta la sua veemenza, così come il suo amore, mai sopito o venuto meno, per l’indipendenza in ogni sua possibile forma ed accezione.
Ecco perché gli uccelli, da sempre simbolo di libertà, nonché fin dall’antichità spesso associati alla fase di passaggio dalla vita alla morte, non sono una scelta casuale ma obbligata, quella che meglio riesce ad esprimere il pensiero di Ungaretti a riguardo.
Meglio morire come le allodole assetate vittime di un miraggio o come le quaglie esauste dopo un lungo viaggio, che vivere in una gabbia a lamentarsi come fa un cardellino accecato.
Il concetto è tanto semplice quanto profondo: non dobbiamo accontentarci di esistere, ma desiderare ed impegnarci a raggiungere una vita piena e soddisfacente.
Le allodole e le quaglie, pur morendo, sono più fortunate del cardellino, poiché hanno conosciuto, assaporato e goduto di quella libertà che a lui è stata negata per sempre.
Il poeta si riferisce all’insana ma purtroppo diffusa abitudine dei cacciatori di allora, di accecare i cardellini una volta presi nell’assurda convinzione che così cantassero meglio, costituendo pertanto un richiamo più efficiente per i loro simili, e si adattassero più facilmente, rassegnati, alla gabbia, insensibili al fatto che quel cinguettio stridulo e continuo non fosse altro, in realtà, che il loro disperato lamento per la privazione della vista e per la condizione di cattività loro imposta.
Quella del povero uccellino, dice Ungaretti, non è vita, ma solo una lunga, triste e disperata agonia, che mai, per nessuna ragione, auspicherebbe per sé.
Da anni impegnato in una logorante guerra di trincea, l’artista mette in conto la possibilità di soccombere, ma preferisce correre il rischio piuttosto che rinunciare all’azione.
Restare impassibili di fronte alle ingiustizie, non lottare per ciò in cui si crede, non avere aspirazioni né ideali, accontentarsi di restare fermi e immobili a guardare il mondo attraverso le sbarre di una gabbia rende l’esistenza stessa priva di significato, di una inutilità tale, da indurlo senza dubbio o paura, a preferirne la fine.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Agonia” di Giuseppe Ungaretti: testo, parafrasi e analisi della poesia
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