

Al pianoforte
- Autore: Jean Echenoz
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2008
Cosa ci aspetta dopo la nostra morte? Nessun uomo è esente, quantomeno una volta nel corso della propria vita, dal porsi tale interrogativo. Che si cerchi di dare una risposta attraverso una religione, la scienza o, più semplicemente, la propria immaginazione, ciascuno di noi ha in sé questa incognita, fatta di paura mista a vera e propria curiosità. Alcuni immaginano, nella più classica e didascalica delle versioni, un mondo diviso in inferno, purgatorio, e paradiso. Altri pensano a prati verdi o nuvole sulle quali sostare, e cieli sempre sereni, o alla reincarnazione, o al nulla eterno.
Ovvio che la letteratura non sia, né sia mai stata, estranea a tale interrogativo. Risulta lapalissiano citare il Dante della "Divina commedia" e il Foscolo dei "Sepolcri", per poi scendere via via verso gli autori contemporanei e le loro varie concezioni dell’aldilà, alcune rassicuranti, altre terrificanti.
Jean Echenoz, in questo piccolo libro, ci presenta la sua personale idea di aldilà, un mondo solo in apparenza normale, in realtà del tutto surreale, allo stesso tempo inquietante e denso di ironia fino a diventare decisamente e tremendamente beffardo. Uno scenario dalle striature quasi distopiche, nel suo utilizzare ambientazioni e situazioni che potrebbero appartenere alla vita di tutti i giorni, ma collocandole in un mondo fatto di pura fantasia, che conferisce loro valori completamente diversi.
La storia è quella di Max, un grande pianista che, però, non conosce la vita scintillante ed eccitante che la maggior parte di noi immaginerebbe per lui. Lontano da mondanità e lustrini, è un divo solo durante i concerti, ritirandosi poi in un’esistenza piatta e anonima, nella quale lotta, o almeno fa finta di lottare, contro la propria propensione al bere, e sogna donne che non ha mai avuto e che mai potrà avere. La sua ancora giovane esistenza viene interrotta bruscamente da una morte violenta, ed è lì che Max si ritrova nel mondo al di là della vita mortale. Mondo che gli appare come una pulita ed efficiente clinica, nella quale, curiosamente, gli sembra di riconoscere nel personale volti di uomini e donne dal passato di fama e successo. La sua permanenza nella clinica, gli viene spiegato, è, come quella di tutti, provvisoria: una settimana o poco più, giusto il tempo di apportare al suo aspetto alcuni lievi, impercettibili cambiamenti che non lo facciano differire da ciò che era, ma allo stesso tempo lo rendano irriconoscibile, preparandolo alla sua nuova destinazione. Ammesso che la si possa definire "nuova", o che di nuovo non ci sia solo l’identità che gli viene fornita. Ecco quindi che Max si trova in una situazione da novello "Fu Mattia Pascal", spettatore dall’esterno di una vita che una volta era la sua, ma della quale gli è proibito riappropriarsi. Ma qualcosa va storto...
Il finale, apparentemente innocuo, in realtà il passaggio più angosciante di tutto il libro, rimanda alla concezione orwelliana di un inferno rappresentato, per ciascuno di noi, dalla propria ossessione, dall’elemento o dalla situazione che più teme al mondo. Sarà questo l’eterno castigo di Max...
Lungo racconto affascinante, ben costruito, dal piglio narrativo raffinato e riposante in contrasto con l’argomento, Al pianoforte di Jean Echenoz ha la sua maggiore debolezza nella discontinuità nei tempi dei verbi, che a tratti sembra voler sottolineare la differenza tra una situazione comunque abituale e una contingente. E’ comunque un libro che apre nuovi mondi e riflessioni e lascia veramente qualcosa al lettore.

Al pianoforte
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