Alessandro Cascio nasce a Palermo nel 1977. Nel 2003 pubblica il primo romanzo dal titolo “Tre Candele” finalista al Premio Internazionale di Letteratura Jacquès Prèvert. Di seguito il generazionale “Tutti tranne me” lo porta agli occhi del grande pubblico. Nel 2007 fonda assieme ad altri autori l’Underground Book Village, “band” di scrittori che pubblicano “Le sette vite di Dalila e Achille”, raccolta di romanzi brevi i cui proventi sono devoluti in beneficenza per UBV progetto Africa. Vive e ambienta le sue storie in diverse città italiane e nazioni come l’Inghilterra, la Spagna, il Portogallo, la Francia, gli Stati Uniti e l’Africa.
La sua ultima fatica è “Touch and splat” pubblicato dalla giovane casa editrice Historica. Sostiene che l’editoria Italiana sia morta senza sperimentazione. Il suo sito è www.shovinskij3.giovani.it.
Alessandro, intanto ti do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma solo 4 chiacchiere contate.
- Prima chiacchiera: Ci siamo incontrati virtualmente molti anni fa, quando io ancora non pubblicavo e tu ti battevi perché i tuoi libri arrivassero sugli scaffali delle librerie. Avevi stilato una sorta di lista nera delle librerie che si erano mostrate ostili ad ordinare opere di autori semisconosciuti. È cambiato qualcosa in questi anni? Quale e quanto è lo spazio che il sistema distributivo italiano dà ai medi e piccoli editori adesso?
Penso che dopo 10 anni, alcune librerie abbiano cambiato giusto gli scaffali per ristrutturazioni di routine, ma i libri poggiati sopra sono sempre gli stessi. Anche nell’editoria ci vorrebbero ristrutturazioni di routine. Quando lavoravo al Visual Line di Londra, il mio direttore mandava lettere di rifiuto con su scritto “What the hell? Too much honey, it’s the 20th century, my God” (Che diavolo. Troppo miele, siamo nel ventesimo secolo, mio Dio). In Italia, non farebbe altro che bestemmiare, con tutti questi scrittori che narrano in dolce stil nuovo. I distributori lo spazio lo danno, se paghi: tutto quello che vuoi. Ma i piccoli e medi editori non possono pagare perché sono di solito figli di papà e disadattati che non sanno scrivere e che per acquistare un po’ di importanza nel campo letterario (e nella vita), giudicano e pubblicano roba di altri elevandosi di almeno tre spanne sopra “i noiosi perenni esordienti”. Mi piacerebbe un’editoria fatta di veri e propri scout, di gente che non fa l’editore “per Hobby” scrivendoti che non può leggere il manoscritto perché deve uscire con la ragazza o perché al negozio in cui lavora ci sono gli sconti e si fa orario intero. Comandano i distributori, è vero, comandano i raccomandati, è vero, ma sempre meglio che far comandare gli stupidi e gli sfigati. Ho visto dei rozzi maleducati giudicare artisti talentuosi solo perché in possesso di una partita iva. Negli ultimi anni no, non è cambiato niente e come ultimi anni intendo … gli ultimi 4 secoli.
- Seconda chiacchiera: “Tre candele” è il tuo esordio ed è una splendida favola sui sogni, su come possano sentirsi quando il proprio sognatore li abbandona. Tu hai realizzato i tuoi sogni?
Tengo una cosa chiamata “foglio dei desideri”. Ogni Natale ne compilo uno e mi propongo di fare tutto quello che c’è scritto su. L’ultimo desiderio è sempre questo: “E cerca di non morire quest’anno”. Fino ad ora quasi tutti i sogni scritti nel foglio, si sono sempre realizzati, specie uno. Ne devo realizzare altri, ma se morissi adesso, avrei vissuto abbastanza da stramene in Paradiso a raccontare cosa sia in realtà la vita ai cattolici praticanti, anche se dovrei trovare il modo di imbucarmi.
- Terza chiacchiera: “Touch and splat” racconta la rabbia con i suoi meccanismi di controllo. La rabbia che, se non sfogata, diventa pericolosa furia. Che cosa in questo momento dovrebbe farci arrabbiare sul serio? (Questa può non essere una domanda politica.)
Nulla. Se non vi siete arrabbiati fino adesso, non dovete cominciare giusto durante la mia intervista. Le cose per cui oggi una persona si arrabbia sul serio, sono le stesse cose per cui si arrabbiavano i nostri antenati. La corruzione, la maleducazione, la povertà, la stupidità, il tradimento e il ricordarsi di aver dimenticato le chiavi in casa dopo che ti sei tirato dietro la porta. In Touch and Splat, io come al solito analizzo la bassezza della società narrando di esseri umani capaci di accettare che, nella classifica della libertà di stampa, la propria nazione stia dietro all’isola di Tonga e allo Zimbabwe, ma restii a tollerare di aver preso un pugno in faccia nel ’94, durante una festa in maschera, da un tizio ubriaco. Se noti, si ammazza sempre per cose futili, per le cose davvero importanti, si organizzano manifestazioni o si osserva un minuto di silenzio allo stadio (che poi, si fa lo stesso un gran casino).
- Quarta chiacchiera: In alcune interviste, hai elogiato Historica perché a differenza di molti editori ti avrebbe fatto una proposta giusta, pagandoti, promettendoti il triplo dei diritti d’autore, distribuendoti sul territorio nazionale. So che è una domanda scomoda, sii pure diplomatico quanto vuoi, come consideri le tue esperienze editoriali passate? Qual è il bilancio? È davvero morta l’editoria italiana?
Per me l’unica domanda scomoda è la domanda leccata. Io pubblicavo con Il Foglio di un certo Gordiano Lupi, che è uno che scrive libri su quanto gli altri siano corrotti, meschini, poco di buono e scrivano male. Quindi si presuppone che lui sia tutto il contrario. Di certo mi ha dato la possibilità di giocare a fare lo scrittore fino a quando non lo sono diventato sul serio, ma non si occupa troppo dei suoi scrittori. L’editore neanche ricorda il nome della gente che pubblica. E’ una casa editrice di massa e a me Gordiano Lupi non sta molto simpatico. Ma la mia carriera in realtà, non l’ho fatta con i romanzi, ma con le sceneggiature e le riviste letterarie. Ho pubblicato con la maggior parte delle riviste letterarie italiane ed estere per 8 anni e sono loro ad avermi reso “scrittore”, ad avermi dato visibilità, ad avermi portato a importanti Fiere del libro e teatri, ad avermi tradotto, ad avermi fatto girare l’Italia. Dal punto di vista delle riviste, ci sono persone davvero passionali e belle e a me piace pubblicare con loro, le riviste sono il vero Underground letterario, l’editoria invece, ha come primo scopo (ma non è il solo) quello commerciale. Io ho pubblicato con Historica perché mi paga bene e perché ha una collana chiamata Short Cuts che è cinematografica, moderna, a basso prezzo, con grafiche e prefazioni di grandi autori del cinema e della letteratura e raggruppa storie d’impatto. L’editoria non è morta, è solo più raggiungibile da tutti e … una cosa che tutti possono fare, non è qualcosa che vale la pena fare.
Questa era l’ultima chiacchiera: non mi resta che salutarti e ringraziarti per aver accettato il mio invito facendoti molti in bocca al lupo per il tuo futuro. Se vuoi lasciare un messaggio al mondo intero, qui puoi farlo.
Certo. Ai lettori voglio dire: comprate il mio romanzo. E’ un libro interattivo... io lo scrivo e il lettore deve sforzarsi di leggerlo e capirlo
Agli editori: ho due nuovi romanzi che sono dei capolavori. Uno si intitola “Domino” e un altro “Ditemi tutto sui baci”. Io ho scritto almeno 200.000 parole, voi dovete solo scriverne una: la vostra firma in un assegno.
Ai giornalisti: per interviste e recensioni scrivete a info@historicaweb.com. Per venirvi incontro, visto che molti di voi non sanno né leggere né scrivere, potete mandare una vostra foto con in mano la laurea in scienze delle comunicazioni. Noi capiremo.
A tutti gli amanti della letteratura. Sappiate che un giorno ci saranno più scrittori che lettori, così tanti scrittori che il lettore diverrà la vera attrazione. Gli scrittori pagheranno quindi il lettore per comprare i loro libri e ci saranno lettori famosi che avranno letto 100.000 libri in tutto il mondo, ricchi e invitati a tutti i galà e in TV. Gli scrittori si affolleranno per andare a vedere il lettore che ha letto tutti quei libri, sognando di imparare un giorno, a leggere in quel modo, senza dover per forza andare oltre. Ci saranno i premi internazionali di lettura e perfino il Nobel per la lettura.
La redazione di SoloLibri.net, essendo anch’essa composta da alcuni giornalisti, si dissocia dal pensiero dello scrittore sulla categoria.
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