Alice all’inferno di Jane Elliott

Una realtà raccapricciante. Londra e il suo lato oscuro, lontano dalle vie frequentate dai turisti per vedere il cambio della guardia o per salutare la Regina.
Jane Elliott è lo pseudonimo scelto per favorire la narrazione di una voce spezzata dalla brutalità della vita e dallo squallore che avvolge il fenomeno della prostituzione minorile.
Un’infanzia difficile e tormentata quella di Dani che, vittima della violenza della madre adottiva, dopo essere stata inserita da un’assistente sociale a Linden Lodge, una casa famiglia, scappò per lasciarsi alle spalle un passato di sofferenze. Trascorse la notte in strada, addormentandosi dietro dei bidoni della spazzatura che la facevano sentire riparata, protetta. Dapprima derubata da una donna poi avvicinata da un uomo ben vestito con accento scozzese che le offrì qualcosa da mangiare e un letto per la notte.
Baxter aprì il lucchetto che serrava la porta nera… l’ingresso verso l’inferno.

Un racconto cupo, duro, che getta luce sulle modalità di adescamento, di coercizione esercitate dallo sfruttatore, abile al punto tale da stabilire un rapporto di dipendenza con le sue schiave.
La dose di droga che Baxter offre alle ragazze a fine giornata rappresenta per loro l’unica possibile evasione da tanto squallore, mentre per lui è l’ulteriore arma con cui le tiene in pugno, al punto tale che la dipendenza dalla sostanza diviene più forte del desiderio di libertà.

“Ognuno di quegli orribili, sordidi incontri divenne simile agli altri: una breve parentesi di orrore che andava a costellare la coltre di infelicità discesa su di lei”.

Una storia tristemente vera. Una prigionia devastante, resa ancora più inumana da clienti che non sembrano rendersi conto di avere davanti una bambina che non ha scelto di essere lì e che non si diverte come loro, dimentichi del fatto che quel rapporto sessuale corrisponde ad uno stupro.

“Dani chiuse gli occhi e cercò di reprimere i suoi sentimenti. Sapeva cosa stava per succedere e sapeva che poteva sopportarlo soltanto annullando ogni emozione”.