Ci sono due figure retoriche della lingua italiana basate sulla ripetizione: si tratta della anadiplosi e dell’epanalessi. Hanno nomi difficili, ma il loro significato è più semplice di quanto si pensi. Il vero rischio, invece, è quello di confonderle l’una con l’altra perché sono molto simili: entrambe ripetono una parola, con una funzione, dunque, di aggiunta nella frase ed espandono un concetto rafforzandolo attraverso la ripetizione.
Qual è dunque il loro significato, le analogie e le differenze? Scopriamolo insieme.
Anadiplosi: significato
Anadiplosi deriva dal greco anadíplōsis che significa letteralmente: “duplicazione”. Questa figura retorica consiste infatti nella ripetizione dell’ultimo segmento metrico di una frase nella frase successiva. Trova la propria ragion d’essere nel rafforzamento di un significato o del concetto, ma anche in una maggiore resa metrica o fonetica della frase o del verso. Spesso è anche utile per non perdere il filo del discorso, in caso la frase sia interrotta da una digressione e da un inciso, la ripetizione aiuta a mantenere il focus sul discorso o tema centrale.
A differenza dell’epanalessi - che è ripetizione fine a sé stessa - l’anadiplosi prevede proprio la ripetizione della frase precedente nella successiva: la conclusione dell’una rappresenta l’inizio dell’altra. Riveste dunque una funzione di chiarificazione concettuale.
Anadiplosi: esempi
Vediamo di seguito alcuni esempi di anadiplosi:
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"Già era l’angel dietro a noi rimaso, / l’angel che n’avea vòlti al sesto giro" (Dante)
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“...Più volte Amor m’avea già detto: Scrivi,
scrivi quel che vedesti in lettre d’oro...” (Petrarca) -
“...il lungo colloquio coi poveri morti, la cenere, il vento,
il vento che tarda, la morte, la morte che vive!...” (Montale) -
“...Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la città è morta.
È morta...”(Salvatore Quasimodo)
Epanalessi: significato
Epanalessi è una figura retorica che invece deriva dal greco epanálēpsis e significa “ulteriore ripresa”. Consiste infatti nel ripetere una o più parole all’inizio di una frase o periodo, secondo una regola della retorica classica promulgata anche dall’Institutio Oratoria di Quintiliano, in cui si sostiene la forza emotiva data dalla ripetizione di una parola all’interno di una stessa frase.
L’epanalessi ha dunque uno scopo puramente rafforzativo, tramite la ripetizione si rafforza il concetto espresso dalla parola.
Epanalessi: esempi
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“Non son colui, non son colui che credi.” (Dante)
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“Ma passavam la selva tuttavia, la selva, dico, di spiriti spessi.” (Dante)
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“Udite! Udite! ”
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“Per questo canto una canzone triste, triste, triste
Triste, triste, triste
Triste, triste, triste
Triste come me” (Firenze canzone triste, Ivan Graziani) -
“Rimanete, vi prego, rimanete qui. Non vi alzate!” (D’Annunzio)
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Epanalessi e anadiplosi: significato, differenze ed esempi delle figure retoriche basate sulla ripetizione
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