Ancora io di Lisa Genova

Sarah Nickerson è una classica donna in carriera: trentasette anni e un lavoro che la soddisfa in pieno, vicepresidente di una delle società di consulenza più prestigiosa di Boston, la città dove vive, col marito e tre figli. Pure se in modo frenetico (schiavizzata da impegni familiari e operativi) tutto sembrerebbe andare per il meglio, fino al giorno dell’incidente automobilistico che le stravolge la vita. A causa di una grave lesione cerebrale, Sarah non riesce più ad avvertire nulla che stia alla sinistra del suo corpo (Negligenza Spaziale Unilaterale): è l’inizio di una battaglia con sé stessa prima ancora che con la malattia, una lotta quotidiana, molto spesso senza quartiere, che la porterà a ri-disegnare alcune delle coordinate fondanti la sua esistenza precedente.

Questo, in parole poverissime, il plot del nuovo romanzo di Lisa Genova, superlativa nell’imbastire dinamiche psicologiche di personaggi al bivio, costretti per caso o per necessità a ricominciare. “Ancora io” (Piemme, 2011) - quasi quattrocento pagine che non annoiano e difficilmente si dimenticano - è un libro possente, credibile, minuzioso, duro e sentimentale al contempo, sin dal suo incipit. L’incidente di macchina (chiave di volta del romanzo) arriva solo a pagina 75/76 e prima è tutto un lavoro da scrittore-entomologo, un’attività di scavo, attraverso cui la protagonista è restituita alla pagina sotto una luce “autentica”, di donna in carne e ossa, ripresa nei gesti comuni della quotidianità (e in quelli necessari della riabilitazione, anche relazionale-esistenziale, poi). “Ancora io” è un grande romanzo perché incede senza fretta, senza tentazioni didascaliche e nemmeno la smania di scoperte teleologie (la vita vera sta nelle cose semplici e non nella carriera), dando peso alle minuzie, ai particolari solo in apparenza insignificanti, in uno stile piano, scorrevole, che cattura.

Già autrice del bestseller "Perdersi", Lisa Genova (americana, malgrado il nome italianissimo) è una neuropsichiatra e la sua capacità introspettiva influenza anche la sua scrittura: si avvicina per gradi alle pieghe dei personaggi, come solo i grandi narratori dell’interiorità sanno fare. Chi fosse interessato solo al “come va a finire” il romanzo, sappia che l’happy end è annunciato ma non scontato, meno che mai consolatorio. Una lettura imperdibile, assolutamente consigliata.