Angela Buccella è nata a Milano nel 1982 e scrive per GQ. È una delle autrici di "dISPENSER", il contenitore serale di Radio 2. "Leda. Romanzo di carne" è la sua ultima creatura. Un romanzo che al posto delle pagine ha carne cruda da assaggiare.
Angela, intanto benvenuta a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma solo 4 chiacchiere contate.
- Prima chiacchiera: so che "Leda" ha avuto bisogno di un lungo tempo per trovare il suo respiro, la vita giusta. Quanto ti è costato scrivere questa storia e pubblicarla?
Ho impiegato un anno a scrivere "Leda". Ma ho preso anche molte pause in quell’arco di tempo.
Scrivere la storia, infilandomi nei panni di Leda, è stato bellissimo ed estenuante allo stesso modo. Non credo sia semplice parlare di violenza senza cadere negli stereotipi, nelle banalità o nella volgarità. Per quanto riguarda la pubblicazione, ho scelto di farla uscire con Azimut, anche per il rapporto che ho con i loro creatori. L’unica cosa che mi faceva paura erano i media: i programmi televisivi in particolar modo. Non volevo assolutamente che qualche giornalista inventato o qualche conduttrice con poco cervello intaccassero la mia “Leda”. Ma credo, a differenza dei miei due libri precedenti, di essere riuscita a difenderla molto bene.
- Seconda chiacchiera: esistono donne importanti, artiste che hanno in qualche modo influenzato la tua creatività dal punto di vista dello stile ma anche contenutistico? Io in Leda ritrovo Carmen Consoli. Sono un visionario?
Credo di essere cresciuta molto, sia a livello personale che di scrittura.
Di sicuro troverai delle tracce di Carmen Consoli. Ho scritto Leda ascoltando la sua musica.
“Fiori d’arancio” suonava nel mio stereo di continuo.
- Terza chiacchiera: collabori con diverse testate giornalistiche importanti e tra le altre cose sei autrice di Dispenser su Radio 2. Ho letto che, però, la RAI in un’occasione ti ha silurata. Ci racconti questa vicenda anche se non ne hai voglia?
Non collaboravo ancora con la Rai. Ero più piccola. E’ stato in occasione di un’ospitata televisiva. Quando mi sono trovata a fare qualche chiacchiera con una delle autrici del programma in questione mi sono trovata a dover ascoltare dei quesiti davvero imbecilli. Per cui, ho preferito sottolineare che non avevo alcuna intenzione di fare il fenomeno da baraccone per la loro audience.
Ho cortesemente salutato, come fanno le brave signorine.
- Quarta chiacchiera: per Coniglio editore hai pubblicato "Nel paese delle ragazze suicide", scritto a 4 mani con Eliselle. Cosa pensi della scrittura a 4 mani? Col senno di poi è un’esperienza che rifaresti, o ti senti più una scrittrice solitaria, l’unica che può realmente comprendere il senso delle proprie pulsioni letterarie?
Non sono particolarmente affezionata a quel libro. La scrittura a 4 mani può essere un esercizio divertente, non penso sia semplice far uscire qualcosa di davvero buono.
Però sto ritentandoci con un’amica scrittrice, e per ora quello che abbiamo tra le mani è senza dubbio promettente. Certo è che, per avere un buon risultato e credere in una scrittura a 4 mani, bisogna avere una grande stima della persona con cui si sta lavorando.
Non mi ritengo una “solitaria”... se mi conoscessi, vedresti che sono una gran casinista, nella vita come nella scrittura.
Questa era l’ultima chiacchiera e quindi ti saluto e ti ringrazio per aver accettato il mio invito. A presto!
Grazie a te. Ciao!
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