Anna Magnani in amore aveva sempre perso, ma all’amore non aveva mai rinunciato.
Cinquant’anni fa, il 26 settembre 1973, ci lasciava una delle più grandi attrici del cinema italiano del dopoguerra, un simbolo dell’Italia che risorgeva dalle sue ceneri e si preparava a una nuova rinascita. Anna Magnani ha incarnato questa resurrezione, l’Italia “favolosa” degli anni Sessanta, attraverso le sue corse sfrenate, le sue risate, le sue pose.
Anna era stata un’attrice vera, una di quelle donne che calcavano lo spazio della vita come se fosse un palcoscenico. La sua forza era nella sua autenticità, in un volto nudo, senza trucco né artifici, che sapeva trasmettere l’emozione più pura: il pianto, il riso, la rabbia, la passione. Aveva gli occhi grandi, color nocciola, lucidi e profondi, pronti a spalancarsi come un grido, come una ferita.
“Uno sguardo ben dritto negli occhi”, così la definiva il celebre drammaturgo americano Tennessee Williams che le fece vincere l’Oscar come miglior attrice con La rosa tatuata (1955) in cui lei interpretava il personaggio di Serafina.
I sentimenti incendiavano Anna Magnani che, al loro cospetto, prendeva fuoco e diveniva come una baccante, preda di una danza sfrenata, ossessiva, scomposta, pronta a celebrare con grida e canti la presenza invasiva del suo dio. Il dio di Anna era sempre stato l’amore, era l’unico culto cui fosse stata devota.
“Toglietemi tutto, ma l’amore no”, aveva dichiarato in una celebre intervista.
Lo diceva lei, proprio lei, che dall’amore era sempre stata tradita. Aveva amato “follemente” - come aveva dichiarato lei stessa - Roberto Rossellini, che però le preferì la stella del cinema svedese, la bionda e nordica Ingrid Bergman e convolò a nozze con lei, inseguendo il sogno americano.
Alla notizia del tradimento - Rossellini all’inizio non lo ammise, era solo una scintilla, un percezione nell’aria - lei rovesciò un intero piatto di spaghetti al sugo sulla testa del compagno. Ah, l’italianità. Anna Magnani era così, per lei la recitazione, la teatralità era uno stile di vita, non divideva la sua quotidianità dallo schermo. Era lei, sempre lei, la stessa che correva dietro un camion gridando “Francesco!” nell’iconica scena di Roma Città Aperta; lei che balla sulle note di “Violino tzigano” in Mamma Roma; lei che ride di gioia con Totò, il suo perfetto complice e compagno di spettacoli, e ci insegna cos’è la felicità, un lampo fugace, il lampo d’un sorriso che tutto illumina come un fulmine bianco.
Ma cos’è invece l’amore, Anna? L’amore, diceva, è “pioggia e vento, sole e stella”, così la grande attrice lo definiva. Del resto, nella sua vita non aveva portato che tempeste; eppure lei lo considerava un tormento meraviglioso, una necessità vitale.
“Toglietemi pure tutto, ma l’amore no”, il discorso di Anna Magnani
L’amore? Toglietemi pure tutto, l’Oscar, il denaro, la casa, ma l’amore no: non portatemelo via: l’amore è pioggia e vento, è sole e stella. L’amore è respiro e lo so, lo so, è veleno. Certe sere mi dico: Anna, apri l’occhio...questa è la cotta che ti manda al Creatore...Perché vedi, lo ammetto, ho un carattere eccessivo e smodato. Non mi so frenare, ogni volta che amo mi impegolo fino ai capelli. Sapessi che strazio poi, uscirne vivi! Che tragedia scappare! E una mattina ti svegli nel letto e non hai più sangue. Ma poi ricomincia, ed è meraviglioso.
Tutti gli amori di Anna Magnani
Anna Magnani paragonava l’amore agli eventi atmosferici, alle forze ingovernabili della natura che l’essere umano non può in alcun modo controllare, ma soltanto subire. Da queste forze estreme - spesso apocalittiche - lei era come governata, soggiogata, rapita. Non definiva l’amore in maniera benefica, lo descrive tramite termini in opposizione tra loro: era “respiro”, ma anche un “veleno”, diceva, però non un veleno che uccide, un veleno che fa vivere, vitale e amaro come una medicina che cura. Perché, in fondo, l’amore non l’aveva mai uccisa, le aveva solo prosciugato il sangue e le forze, ma ne era sempre uscita viva e pronta, nonostante tutto, a ricominciare, ad amare un’altra volta.
Il primo grande amore di Anna Magnani era stato il regista Goffredo Alessandrini, sposato nel 1935. Fu una storia breve, finita appena quattro anni dopo il matrimonio. Goffredo non credeva nelle doti artistiche di Anna; si racconta che sia stato l’unico regista a parlare male di lei. Un tradimento, questo, forse ben peggiore di una sbandata sentimentale per un’altra donna. Nonostante tutto, lei rimase sempre legata a lui, persino dopo la fine del loro matrimonio.
Tempo dopo Anna conobbe l’attore Massimo Serato, un uomo bello ma purtroppo superficiale, da cui ebbe l’unico amatissimo figlio, Luca Magnani. Serato non era pronto a intraprendere una relazione stabile, quando il figlioletto si ammalò di poliomielite lui aveva già fatto i bagagli per scappare da un rapporto in cui si sentiva come intrappolato.
Anna risorse ancora una volta dalle sue ceneri, crebbe il figlio da sola; e forse fu proprio Luca, l’unico vero grande amore della sua vita. Volta la carta e l’attrice avrebbe conosciuto il famoso regista “Robè”, Roberto Rossellini, sul set di Roma Città Aperta. Rossellini sarebbe stato il grande amore tormentato di tutta una vita. Fu lui a portarla alla fama internazionale con un film capolavoro del neorealismo; fu sempre lui a spezzarle il cuore in maniera irreparabile.
Incorreggibile donnaiolo, Rossellini all’epoca era già sposato con Marcella De Marchis, da cui aveva avuto due figli, mentre intrecciava una relazione con Anna, autentica musa del suo cinema. La relazione tra i due non era un mistero, ed era già parecchio chiacchierata sui rotocalchi dell’epoca. Finché nella coppia, già di per sé troppo affollata, non si intromise un’altra persona: l’attrice Ingrid Bergman.
Anna Magnani scoprì la loro frequentazione grazie a un telegramma e fece a Rossellini una scenata di gelosia degna di un Oscar. Rovesciò sulla testa del regista una ciotola piena di spaghetti; lui dal canto suo negò tutto, negò fino allo stremo, promise, supplicò. Ma l’occhio acuto di Anna ci aveva visto giusto, aveva intuito tutto.
Poco tempo dopo Roberto Rossellini la lasciò, nel peggiore dei modi. Le disse che scendeva un momento a portare a spasso i cani, Lillina e Pippo; e, come da copione, non ritornò mai più.
Ciononostante Anna non smise mai di amarlo, per tutta la vita; tra i due vi fu sempre un sostegno reciproco. Quando Anna Magnani morì nella clinica Mater Dei di Roma, quel 26 settembre 1973, c’era Roberto Rossellini al suo capezzale, accanto al figlio Luca. Fu sempre Rossellini a occuparsi, dopo, del solenne funerale dell’attrice nella chiesa di Santa Maria Sopra Minerva che si concluse con un applauso infinito e liberatorio. Era lui la perfetta rappresentazione di quell’amore che era “respiro” e “veleno”.
Che tragedia Anna, che strazio; ma che bella storia d’amore.
Recensione del libro
Tutto su Anna. La spettacolare vita della Magnani
di Patrizia Carrano
Recensione del libro
Anna Magnani. Racconto d’attrice
di Chiara Ricci
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Anna Magnani: “Toglietemi pure tutto, ma l’amore no”, il suo discorso a 50 anni dalla morte
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