Tutto su Anna. La spettacolare vita della Magnani
- Autore: Patrizia Carrano
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
È stato un grande piacere, una riscoperta, quella che Patrizia Carrano regala a noi amanti del grande cinema che negli anni del secondo Novecento ha visto in Anna Magnani un’icona irripetibile, nell’aver riproposto un suo bel libro che fu pubblicato da Rizzoli nel 1982. Ora, la casa editrice fiorentina Vallecchi ci presenta Tutto su Anna. La spettacolare vita della Magnani, il testo aggiornato con un’illuminante introduzione firmata da Federico Fellini e con le conclusioni della stessa Carrano.
Ma lascio a Fellini il commento complessivo sul lavoro dell’autrice:
Patrizia Carrano è una scrittrice molto generosa, che si abbandona con piacere al gusto sicuro dell’affabulazione, al divertimento, all’intreccio: scrivendo con trasporto si fa leggere con trasporto coinvolgendoci nel seguire il percorso di un’esistenza, come se non leggessimo più una biografia, ma un romanzo, il romanzo di una vita.
Ed è proprio una vita non troppo lunga, stroncata presto da una malattia molto grave, ma una lunga e straordinaria carriera, quella che ha consacrato Anna Magnani come la più grande e amata attrice italiana.
Nella narrazione di Patrizia Carrano ogni aspetto della vita, dei sentimenti, della sensibilità, del carattere, della versatilità professionale di questa donna straordinariamente ricca emergono nelle quattrocento pagine di un libro che ci incanta, ci commuove, ci lega alla personalità multiforme, affascinante ma anche discussa e talvolta insopportabile di una donna speciale, che cinema, teatro, riviste e televisione hanno reso eterna nell’immaginario degli spettatori.
Il racconto di Carrano è analitico, accurato, pieno di informazioni, di retroscena, di commenti di quanti hanno avvicinato la Magnani per ragioni professionali, di quanti le sono stati amici, talvolta rivali, di tutti coloro che, collaboratori, persone incontrate occasionalmente, ammiratori ne hanno riconosciuto le particolarità del carattere, del modo di stare al mondo, il fascino legato al suo stile unico, nel parlare, nel vestire, nel ricevere, nell’amare le persone care, nel troncare le relazioni quando non la soddisfacevano più, autorelegandosi in una cupa solitudine.
L’autrice sottolinea come il nero sia stato il suo colore: neri gli spettinati capelli, nere le occhiaie che neanche il mago De Rossi riusciva a cancellare, neri i famosi tailleur, nero lo scialle da cui si faceva abbracciare, per regalarsi il calore che le mancava, nero l’abitino della signora Pina che insegue il camion che le sta portando via l’amato Francesco, nella sequenza forse più celebre del cinema italiano, che legò Anna Magnani alla storia del cinema di tutti i tempi.
Gli uomini di cui Anna si innamorò sono tanti, ma il suo coinvolgimento nelle storie d’amore restò sempre problematico e sostanzialmente causa d’infelicità.
Goffredo Alessandrini, il regista sposato da giovane, a Roma, in Campidoglio, a cui restò sempre vicina anche se con vicende tumultuose che segnarono il loro rapporto. Dopo di lui altro rapporto intenso ma difficile con Massimo Serato, l’uomo bellissimo da cui ebbe l’unico figlio, l’amatissimo Luca. Quando il bambino si ammalò di poliomielite, il rapporto con il padre era già consumato, tanto che Luca ebbe il nome del marito in carica, Alessandrini.
Poi entrerà di prepotenza nella vita di Anna Magnani il grande regista, Robè, il fascinoso Roberto Rossellini, al cui film neorealista, Roma città aperta, si deve la fama internazionale di entrambi. Dopo la tempestosa rottura di cui si impadronirono i rotocalchi per l’avvento nella turbolenta vita sentimentale del regista, della bellissima Ingrid Bergman, Anna e Roberto si guardarono a distanza, ma un affetto profondo li legò fino alla fine, tanto che nelle ultime ore della Magnani, insieme a Luca e alle fedeli segretarie, c’era Rossellini al suo capezzale.
Tuttavia non solo amori, ma anche grandi amicizie e inimicizie costellarono la vita dell’attrice: ecco De Sica, Visconti, che le preferì la Calamai in Ossessione, con grande smacco di Anna che era incinta, ma che poi la riscattò quando la volle protagonista di Bellissima; e ancora Zampa, Castellani, Monicelli, Pasolini, Fellini; il racconto del regista riminese che la voleva a chiudere il suo Roma, considerandola il simbolo e la sintesi della romanità contemporanea, è uno degli aneddoti più riusciti che Patrizia Carrano ci consegna in questo affresco romano dove ci sembra di partecipare, insieme a Suso Cecchi D’Amico, amica fedele, a Indro Montanelli e a sua moglie Colette, a Berenice, a Giulietta Masina, a Totò, a Pier Paolo Pasolini, a Giggetto Pietravalle, l’amico a cui rivolgersi per combattere la solitudine così insidiosa, la vita romana di quegli anni eccezionali, soprattutto notturna, per la vitalità culturale ormai perduta.
Gli indirizzi di Anna, dalla camera a san Teodoro dell’infanzia con le zie all’appartamento a viale Parioli, dal lussuoso attico a via dell’Amba Aradam alla grande villa del Circeo, da cui gli ospiti non potevano uscire, alla casa definitiva nel palazzo gentilizio al centro storico, pieno di oggetti a testimoniare la ricchezza raggiunta con le sue sole forze, ci raccontano la sua Roma. I personaggi che le hanno dato fama, l’onorevole Angelina, la verdumaia di Campo de’ Fiori, la carcerata delle Mantellate, l’immigrata de La rosa tatuata, premio Oscar, il primo e l’unico, la Voce umana, un monologo di straordinaria efficacia, ci descrivono una parabola in cui dai suoi tanti film, più o meno riusciti, emerge una donna dal volto diafano, dal naso affilato, dalle gambette sottili, dalla risata ineguagliabile, dalla voce suadente, priva di retorica, capace di tutti i toni e tutte le sfumature di colore, sia quando recita in perfetto italiano da accademia che quando inveisce in un romanesco aggressivo e sboccato: una donna generosa, amata, rimpianta.
Patrizia Carrano, come non concordare con il giudizio di Fellini, ci ha saputo raccontare una storia epica, romanzesca, con un linguaggio letterario ricco, denso di sfumature.
Il suo lessico è vasto, talvolta si serve di termini desueti di grande impatto sul lettore: l’acqua che ruscella, gli sguardi abbrunati, i bordi zigrinati di una fotografia, la torva alterigia e la volgare spavalderia con cui descrive il suo personaggio,
Una creatura artisticamente gigantesca, incatalogabile, una donna così antica da diventare moderna.
Ci lascia intuire anche quello che il suo pur completo volume non ha potuto raccontare e che leggendo le sue pagine proviamo a immaginare. Una grande figura, un’attrice a tutto tondo che ha arricchito la scena mondiale, a cui l’autrice dedica un tributo letterario, ma anche affettivo, importante come quello che la gente comune le tributò a Santa Maria sopra Minerva il giorno del suo funerale, con quell’applauso liberatorio che lei avrebbe davvero molto apprezzato.
Tutto su Anna. La spettacolare vita della Magnani. Ediz. integrale
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