Strano destino quello toccato in sorte a Anne Brontë, scrittrice di talento eclissata dalla fama delle più illustri sorelle Emily, autrice di Cime tempestose, e Charlotte, l’indimenticabile autrice di Jane Eyre. Anne è la terza sorella, l’ultima dei sei figli di Patrick Brontë e Maria Branwell, colei che riuscì soltanto a raccattare le briciole del successo delle due sorelle maggiori e fu colpita da una sorte infelice: le sue ambizioni letterarie furono stroncate da una grave forma di tubercolosi. Morì giovanissima, a soli ventinove anni, sulla costa di Scarborough dove si era recata per curarsi, il 28 maggio 1849.
Nella sua pur breve vita aveva scritto due romanzi, Agnes Grey (1847) e La signora di Wildfell Hall (1848), oltre che numerose poesie, ma il talento letterario non le fu mai riconosciuto pienamente. Tuttora Anne è menzionata soltanto in coda al trio, formato dalle più celebri Emily e Charlotte Brontë.
Non le sono state dedicate grandi biografie o monografie, come invece è accaduto alle sorelle; tuttavia la sua opera rivela una certa modernità nei temi trattati, che soltanto di recente è stata riscoperta.
Chi era Anne Brontë
Anne Brontë si rivela sorprendentemente ai posteri come la più affascinante delle sorelle Brontë, proprio perché rimane la più sconosciuta. Di lei sappiamo poco, mentre conosciamo bene la vita e le passioni di Charlotte - il viaggio in Belgio, il suo innamoramento per il professor Héger - e la tormentata esistenza di Emily - il suo rapporto controverso con il fratello Branwell, la fragilità fisica e psichica. Proprio nel silenzio che circonda la sua figura risiede intatto il fascino di Anne Brontë, che svanì leggera e silenziosa sulla costa di Scarborough come spuma di mare. Eppure le protagoniste dei suoi romanzi ci narrano tutt’altro: una Anne non così dimessa e silenziosa, una Anne scomoda, che forse ora merita di essere riabilitata in tutta la sua grandezza.
Di lei ci sono pervenute poche immagini: la ritroviamo nel canonico ritratto di famiglia realizzato dal fratello Branwell nel 1834, ora conservato alla National Gallery di Londra; e infine eccola, finalmente sola, nello schizzo realizzato dalla sorella Charlotte nel 1845. Sempre ritratta da altri che cercano di interpretarla, di addomesticarla, l’essenza di Anne Brontë ci sfugge in continuazione.
Emerge dai pochi tratti a matita, una figura pallida e grigia sulla carta bianca: ci appare esile, delicata, elegante. Aveva tratti fini e capelli chiari acconciati con i boccoli, delle tre sorelle era forse la più graziosa nella sua radiosa gioventù spenta troppo presto dalla malattia.
La vita silenziosa di Anne Brontë
Aveva respirato la stessa atmosfera della brughiera inglese, nella canonica paterna di Haworth, che aveva incendiato la fervida immaginazione delle sorelle. Dopotutto erano figlie dello stesso padre, il reverendo Brontë, che era anche un intellettuale e un letterato. Avevano condiviso gli stessi lutti: la morte precoce della madre Maria, che si spense quando Anne aveva soltanto un anno; poi la scomparsa delle due sorelle maggiori Maria ed Elisabeth, morte in tenera età durante il collegio; infine la follia e la morte del fratello Branwell, che fu vittima di una crisi di delirium tremens causata dal suo alcolismo cronico, o forse dalla dipendenza da oppio.
Avevano spartito gli stessi libri, crescendo a pane e Bibbia con un pizzico di Shakespeare; diviso gli stessi giochi, tra cui il famoso esercito di soldatini che avrebbe ispirato la saga di Gondal e Angria (meglio nota come le Tales of Gondal e Tales of Angria), il loro primo esperimento letterario comune. Avevano scritto poesie, nascendo nel mondo letterario come Currer, Ellis e Acton Bell, gli pseudonimi maschili che avevano inaugurato la loro nuova vita di scrittrici.
Eppure ebbero ispirazioni così diverse; nessun libro è uguale all’altro, nessuna storia si somiglia, malgrado alcuni personaggi siano in comuni - soprattutto quelli ispirati alla figura di Branwell che esercitò una notevole influenza su tutte e tre.
Delle tre sorelle Brontë, Anne fu quella che conobbe meno il mondo. Non ne ebbe l’opportunità. Mentre Emily e Charlotte poterono recarsi all’estero, visitare Bruxelles, Anne rimase a casa. Anche da bambina fu penalizzata, venendo educata da un istitutore privato prima, da Charlotte poi, mentre le sorelle maggiori studiarono in collegio. Cercò di conquistarsi l’indipendenza lavorando come istitutrice, ma fallì nell’intento: lavorò presso la famiglia Ingham di Black Hall che la licenziò dopo pochi mesi, dopodiché si trasferì presso la famiglia Robinson di Thorp Green Hall. L’impiego ebbe breve durata, perché fu scoperta la relazione clandestina tra il fratello Branwell e la signora Robinson e Anne fu di nuovo licenziata. La più piccola delle sorelle Brontë decise quindi di dedicarsi anima e corpo alle proprie aspirazioni letterarie: voleva essere una scrittrice.
Vide poco il mondo esterno, Anne, ma fu sempre affascinata dal mare: la costa della cittadina marina di Scarborough fa da sfondo ai suoi romanzi, ed è il punto in cui volle tornare per prendere congedo dalla vita. La accompagnava Charlotte, la sorella più amata e quella che soffrì più acutamente la sua scomparsa: le due vivevano in simbiosi e c’è persino chi imputa a Charlotte Brontë, volitiva e a tratti prevaricatrice, le ragioni dello scarso successo letterario di Anne. La sorella maggiore le disse che le trame dei suoi romanzi non andavano bene, che erano inadatte, soprattutto del secondo romanzo The Tenant of Wildfell Hall che narrava di un matrimonio infelice e di un uomo alcolizzato. Eppure c’era del genio in Acton Bell, alias Anne Brontë. Ora ce ne rendiamo conto, soltanto oggi riscopriamo tutta la modernità della più sconosciuta delle sorelle Brontë che fu, a proprio modo, una femminista ante litteram.
La modernità dei romanzi di Anne Brontë
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Anne Brontë si firmava Acton Bell e ci ha regalato due opere straordinarie, benché forse ancora poco conosciute. Scorrevolissimo Agnes Grey (1847), il suo romanzo d’esordio, forse il suo libro più autobiografico. Narrava la storia di una povera istitutrice maltrattata da dei ragazzini ricchi e viziati che non hanno alcun rispetto per il suo lavoro. L’esperienza della povera Agnes presso la famiglia Bloomfield è tutt’altro che positiva, però ci rivela anche la straordinaria modernità di una donna che nell’Ottocento vive del suo lavoro e conta sulla propria indipendenza, dimostrando talento e buona volontà.
La virtuosa Agnes si contrappone ai vizi e ai difetti dei suoi ricchi padroni, rivelandoci la morale della storia. Sarà una storia a lieto fine, in cui l’amore della giovane donna per il signor Weston trova coronamento: anche per questa ragione il romanzo di Anne Brontë è stato poco compreso e apprezzato, appariva scialbo e banale in confronto alle passioni tumultuose, laceranti e alle atmosfere gotiche narrate nei capolavori delle sorelle maggiori. Ma Agnes Grey ha una sua dignità letteraria, è una narrazione pulita e lineare che forse si apprezza proprio per la scorrevolezza del suo stile e per il ritmo incalzante delle vicende narrate. Le avventure di Agnes Grey riescono a conquistare anche un lettore contemporaneo perché, a differenza del sopravvalutato Cime tempestose, non sono interrotte digressioni interminabili o da lunghe pagine di descrizioni d’ambiente. Agnes Grey è un libro che tratta temi ancora attuali, come la differenza di classe e le difficoltà professionali di una donna che lavora, e segna in qualche modo la rivincita letteraria di Anne Brontë.
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Il vero capolavoro di Acton Bell può tuttavia dirsi La signora di Wildfell Hall (1848), il suo ultimo romanzo.
La protagonista è una donna vestita di nero di nome Helen Graham, sulla cui esistenza si stende un fitto mistero. La donna dice di essere vedova e vive sola con il suo bambino e una domestica. Il suo comportamento singolare non è ben visto e genera diversi pettegolezzi: Helen si comporta freddamente e rifiuta categoricamente i pretendenti. La comunità ben presto la emargina, disprezzando la sua solitudine. Il romanzo è narrato con uno stile ibrido, che mescola la narrazione classica alla modalità diaristica, e così ci rivela il grande colpo di scena. La prima parte del libro è infatti narrata da Gilbert Markham, un contadino che è affascinato da Helen e cerca di fare amicizia con lei conquistandosi la sua fiducia; riesce così a leggere il diario della donna in cui lei racconta il proprio oscuro passato. Si scopre così che Helen è in fuga da un marito violento e alcolizzato, al quale vuole sottrarre la custodia del figlio.
La signora di Wildfell Hall è un personaggio moderno in tutti i sensi: anzitutto è una donna che afferma la propria indipendenza e libertà, in barba alla rigida morale dell’epoca, inoltre è un’artista, una pittrice, che vende i propri quadri per vivere.
Il femminismo ante litteram di Anne Brontë
Alla sua pubblicazione, nel 1848, il romanzo suscitò un certo scandalo per i temi trattati, per le descrizioni di alcolismo e violenza (che pare furono ispirate dalle crisi del fratello Branwell); ma poi passò in sordina, eclissato dal successo di Cime tempestose e Jane Eyre.
Oggi possiamo riscoprire nella signora nerovestita di Wildfell Hall un personaggio moderno, persino contemporaneo. La penna di Acton Bell parlò di violenza domestica in un secolo, l’Ottocento, che vedeva ancora la donna relegata allo status di angelo del focolare; tramite la sua Helen ritrasse una “personaggia” in fuga che non si dilettava tra salotti mondani e proposte di matrimonio, ma rivendicava la propria indipendenza. Possiamo intuire un filo conduttore comune tra le eroine di Anne e le eroine create dalla penna di Charlotte Brontë; ma in particolare l’ultima personaggia di Anne presentava delle evoluzioni interessanti, incredibilmente attuali.
Chissà, se fosse vissuta più a lungo quale grande scrittrice sarebbe potuta diventare Anne Brontë. Senza saperlo, aveva già anticipato le battaglie del femminismo moderno; ma il suo secolo non la comprese, perché era venuta troppo presto.
La piccola Anne, la terzogenita delle sorelle Brontë, non era forse così “piccola”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Anne Brontë, la terza sorella: vita e opere della più sconosciuta delle Brontë
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