Appunti per me stessa di Emilie Pine

"Scrivo tutto questo ora per rivendicare quelle parti di me che per così tanto tempo ho completamente negato. Scrivo per spezzare il codice del silenzio che ho rispettato per tanti anni. Scrivo in modo da poter finalmente essere presente nella mia vita. Scrivo perché è la cosa più potente che riesco a pensare di fare".

Ecco il cuore pulsante di Appunti per me stessa (Rizzoli, 2021, trad. A. Arduini), il libro d’esordio della scrittrice Emilie Pine che è diventato un bestseller e che nel 2018 le ha fatto conquistare l’Irish Book Award, il maggiore riconoscimento letterario irlandese. Un romanzo, sei storie collegate tra loro da un fil rouge in cui si avverte la forte esigenza di mettere nero su bianco frammenti della propria vita con forza e coraggio. Pagine che scavano nei ricordi e affrontano il dolore, la rinascita, la presa di coscienza davanti ad avvenimenti mai confessati a nessuno.

Senza seguire un ordine cronologico, in modo attento, sincero, crudo e totalmente privo di fronzoli e censure, l’autrice inizia a scrivere del suo complicato rapporto con il padre dipendente dall’alcolismo, dell’estenuante ricerca di un bambino e delle invadenti domande che negli anni si è sentita rivolgere. Racconta del rapporto in evoluzione con la sua femminilità e con il suo corpo violato e maltrattato, di argomenti considerati tabù come il ciclo mestruale, del sessismo di cui è stata protagonista nella sua vita in ambito personale e professionale. Lo fa con frasi semplici e concise, lontane dalla retorica e da uno stile ricercato, abbattendo le barriere e rivolgendosi persino direttamente a chi legge chiedendo di avere pazienza, perché magari quella parte della storia è particolarmente difficile da raccontare per lei e quasi si pente di aver iniziato questa confessione.

“Permettetemi di fare una pausa e guardare per un istante fuori dalla finestra. Di alzarmi e allontanarmi dalla scrivania. Di prendermi un minuto”.

Appunti per me stessa, come suggerisce lo stesso titolo, appare come un flusso di coscienza scritto dall’autrice per scoprire le sue ferite attraverso la scrittura e in modo terapeutico far entrare proprio da lì la luce, per guardarsi in uno specchio fatto di pagine e finalmente riconoscersi. Ed è proprio quello che può accadere a tutti noi immergendoci in questo libro: scoprire analogie con la vita di qualcun altro, condividerne valori, umiliazioni, successi e cadute, avvertire quella stessa necessità di esporsi, di prendere una posizione nel mondo e far sentire la propria voce non senza paura, ma nonostante questa.