Arancia meccanica
- Autore: Anthony Burgess
Il libro "Arancia meccanica" di Anthony Burgess è sicuramente meno conosciuto, a torto, dell’omonima versione cinematografica di Stanley Kubrick. La storia è straordinaria e andrebbe letta, ovviamente senza nulla togliere al film, tra l’altro bellissimo. Ammetto che a primo impatto la lettura risulta piuttosto difficile, in quanto lo scrittore crea un linguaggio nuovo, con neologismi a volte quasi indecifrabili. Il motivo è ovvio: il linguaggio deve adeguarsi alla narrazione in prima persona del protagonista, Alex, che è l’eroe di una storia fuori dal comune, in cui vengono messe da parte le tradizionali categorie spazio-temporali, per dare il senso dell’indeterminatezza e della genericità.
Ambientato in un futuro surreale quanto in un passato improbabile, "Arancia meccanica" racconta la storia di Alex, 16enne violento e appassionato di Beethoveen (“la gloriosa Nona di Ludwig van” ), capo, forse un po’ troppo autoritario, di una banda di teppistelli. Le cose si metteranno male quando i suoi ‘amici’ gli volteranno le spalle e così finirà prima in prigione, dove riuscirà a distinguersi per la buona condotta, poi volontario di un devastante programma anti-violenza e successivamente vittima dei suoi stessi soprusi. Le azioni e le situazioni vengono raccontate con un ritmo incalzante e sintetico, che non lascia spazio a commenti superflui. Spetta al lettore comprendere. L’opinione dello scrittore, ad ogni modo, è ben delineata: Alex non è cattivo, in quanto prodotto di una società sbagliata ma la sua cattiveria è qualcosa che lui ha scelto il piena consapevolezza. La morale è chiarissima: meglio un mondo in cui la gente sia volontariamente violenta che un mondo programmato per essere buono.
"Arancia meccanica" è un inno alla libertà, alla possibilità di scegliersi il proprio destino, qualsiasi esso sia. E se non sappiamo deciderci a considerare Alex come un eroe o un antieroe, dobbiamo certamente ammettere che si tratti di un personaggio negativo, ma nella cui profondità c’è un po’ di noi stessi. Una particolarità è che del libro circolano due versioni con due diversi finali:
- uno è quello utilizzato anche da Kubrick, il migliore;
- l’altro vede un ritorno a casa un po’, ai miei occhi, improbabile di un Alex che decide di diventare un adulto responsabile. Per quanto riguarda questa seconda versione, che si conclude a lieto fine, mi piace pensarla come Kubrick, ossia che qualche editore sia riuscito a convincere Burgess a concludere il romanzo con una nota di speranza, decisamente sconnessa con lo stile satirico del resto del libro.
Trailer del film Arancia Meccanica
Arancia meccanica
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