Armi di persuasione di massa. Abbiamo i media che ci meritiamo
- Autore: Brooke Gladstone e Josh Neufeld
- Genere: Fumetti e Graphic Novel
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2013
A me questo fatto che la “società civile” debba essere difesa a oltranza, anche contro ogni evidenza passare per saggia-vittima-sovrana, di volta in volta e a seconda dei casi, non è mai andato giù. Al contrario: penso che la “medietà” sia ottundente per sua stessa accezione: il cittadino-medio è alienato, lo spettatore-medio è alienato, il consumatore-medio è alienato, e - vi garantisco - che non declino a caso. Basta, una buona volta, con lo scarica-barile delle colpe, riferibili sempre alla malapolitica, alla malasanità, alla malatv e persino allo stato di calamità naturale: non ci vogliono per forza Bauman e McLuhan per comprendere che, in fondo, è tutta una questione di specchi - media, chiesa, istituzioni -, forse anche deformati ma pur sempre riflettenti l’impronta genetica di massa, cioè l’inettitudine ontologica e l’idiozia tipiche dell’uomo “di superficie” (per dirla con Vittorino Andreoli), del sub-individuo massificato/reificato (in primo luogo a oggetto di consumo), per dirla - nel piccolissimo - come chi scrive. Metti il Circo Barnum decerebrato della televisione, per esempio: davvero credete che la pornografia in coniugazione talk giallo-rosa continuerebbe ad andare in onda se l’audience non assicurasse adeguati introiti pubblicitari? O che Fabrizio Corona sia frutto di partenogenesi, “cattivo” perché qualcuno lo ha disegnato così? Se non proprio Pirandello andate a ripassarvi i passaggi salienti dello stevensoniano Jekyll & Hyde: l’anima nera del “mostro” di turno (sterminatore di folle, tardo-sessuomane o ladro di polli che sia) ci riguarda da vicino più di quanto ci piaccia ammettere.
Vi state chiedendo cosa c’entri questo pistolotto con “Armi di persuasione di massa” (Rizzoli Lizard, 2013), il saggio a fumetti sul giornalismo che in USA ha spopolato come - se non più - un romanzo di John Grisham? Le affinità elettive stanno tutte in quel sotto-titoletto dal sentore di sentenza: “Abbiamo i media che ci meritiamo”. E se a garantirlo è una firma del giornalismo americano (Brooke Gladstone), ci sarà più di qualche motivo per prestarle fede, non trovate? L’idea meravigliosa per frasi, nuvolette e disegni (di Josh Neufeld) che la Gladstone si è messa in testa sarebbe questa: interrogarsi sui moventi (palesi e occulti) che stanno alla base del circuito informativo; in parole poverissime: tentare di rispondere ai come e ai perché un fatto diventa notizia e un altro, invece no. Da qui l’excursus che dagli antichi scriba giunge alle torture di Guantanamo (passando per la Roma antica, le guerre mondiali, il Watergate, internet, il crollo delle Torri gemelle), in un’indagine che a dispetto dell’accattivante facciata pop, si impone come uno delle più esaustive che siano mai state redatte sui media e la loro fenomenologia.
Inoltre, vivaddio, questo è un lavoro a tesi, persino schierato. Si legge senza paura di imbattersi in prosopopee, non si piange addosso e non ficca nemmeno la testa dentro la sabbia a mò di struzzo. La sua sintesi teleologica è questa: è ora di finirla con le scuse, le paranoie persecutorie, le dietrologie. Il giornalismo (il sistema mediatico) incarna lo specchio dei tempi e dunque ce lo meritiamo in toto, nei risvolti belli e brutti, orribili, pettegoli, perversi, accattivanti o respingenti, che siano. Fine della storia: il libro costa venti euro ma è godibile/imprescindibile, credetemi sulla parola (dopo tutto quello che ho appena scritto, poi).
Armi di persuasione di massa. Abbiamo i media che ci meritiamo
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