Atlante sentimentale del cinema per il XXI secolo
- Autore: Donatello Fumarola, Alberto Momo
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2013
Ho cominciato dalla fine, non era un romanzo e ho potuto permettermelo. Ho cominciato dalle parole di Enrico Ghezzi l’oscuro, lo speculatore ermetico, l’incursore fuori sincrono di Fuori orario, perché è bene cominciare sempre dalla teoria. Poi ho inaugurato la lunga catena dei registi, con David Linch, celebrato per i suoi onirismi, le sue libere associazioni borderline – thriller, psicoanalisi e fuoco cammina con me -; mi sono soffermato su George Romero il marxista dell’horror, il papà di tutti gli zombie passati presenti e futuri; e ancora su Quentin Tarantino l’iconoclasta, bravissimo nei dialoghi scoppiettanti come caldarroste, abile rovistatore-nobilitatore di trash movie.
Attraverso altri incontri ravvicinati e fiumi di parole ho intuito i perché e percome delle visioni ciniche e post-umane di Ciprì e Maresco, qualcosa della cristologia laica e peccaminosa di Abel Ferrara, degli acquerelli poetici di Kiarostami e poi, e poi le voci di questo “Atlante sentimentale del cinema per il XXI secolo” (DeriveApprodi, 2013) non finiscono mai, sono un convoglio interminabile verso l’altrove della Settima Arte, in cui viaggiano filmaker e cinemaniaci, i due curatori in primis - Donatello Fumarola (Il manifesto, Filmcritica) e Alberto Momo (architetto-regista), in giro per il mondo a raccattare storie, forzati di festival e rassegne, perché è là che più si incontrano gli epigoni del cinema amateur, quello della sostanza dei sogni, quello a più strati, per cinephile, quello over e underground, quello - ancora - di Manuel De Olivera, Werner Herzog, Otar Iosseliani, Aki Kaurismaki, perché non di sole americanate in dolby surround (soprav)vive lo spettatore. Questo “Atlante sentimentale”, corposo come una piccola enciclopedia (più 450 pagine di grande formato), profondo come le fosse delle Marianne, viene alla luce proprio per dimostrarlo, senza prosopopea da ultima parola, ma con la consapevolezza di avere ancora fiato e birra in corpo per giocarsi a testa alta i tempi supplementari della partita con l’home theater.
Come anticipano in premessa Momo & Fumarola, gli autori incrociati sulle rotte di questo libro di interviste sono
“tutti uomini e donne che cercano. Che si interrogano sul loro lavoro. E su cosa oggi voglia dire creare immagini, siano stampate su pellicola o numerizzate in digitale. E se vale ancora la pena di continuare: in questo libro c’è anche chi ha deciso di abbandonare, di non fare più film – e non è un caso isolato di questi tempi (…) I mondi evocati da questo atlante (…) sono quelli evocati dalle loro parole. I loro film rimangono sull’orizzonte, e sta al lettore, non li conoscesse già, completare il quadro”.
L’intento ultimo del volume sarebbe dunque quello di stuzzicare, di indurre alla curiosità, al gusto della ricerca e della (buona) visione: centrato in pieno. Siamo in presenza di un libro-caposaldo, poderoso, un libro per irriducibili e cinefili, sognatori davanti e aldilà dello schermo fantastico, che potranno farne la loro bussola. Il prezzo, malgrado la consistenza, resta abbordabile, 25 euro.
Atlante sentimentale del cinema per il XXI secolo. Incontri con cinquanta registi contemporanei
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