Nata a Ivrea nel 1982, Aurora Frola si è laureata presso la Facoltà di Economia dell’Università degli studi di Torino e lavora nel settore informatico.
Il suo romanzo d’esordio è "I ricordi non si lavano", pubblicato a dicembre 2012 da Edizioni della Sera.
Protagonista è Angelica, una donna che deve affrontare il trauma degli abusi sessuali subiti da bambina e le conseguenze che la violenza ha lasciato nella sua vita e nella sua anima.
- Angelica è una donna forte, combattiva, che nonostante tutto possiede una grande volontà di farcela, di sopravvivere?
Sì, Angelica è la portavoce di tutte quelle esistenze che sono state schiacciate dalla vita, dall’infanzia, dalla famiglia, ma che vogliono lottare per qualcosa di migliore. Angelica conduce una vita rotta e delirante fino ai limiti. Si presenta inizialmente come una persona profondamente problematica, fragile, inadeguata, autolesionista e dipendente da sostanze. Sembra non riuscire a inserirsi in una società che la pretende intera, mentre dentro di lei si sente mutilata. Eppure lotta, sbagliando strategia, riprovandoci, continuando a combattere contro qualcosa di oscuro che lei chiama mostro. Angelica non si arrende, lei non vuole arrendersi di fronte a un’esistenza che sembra averla tradita sin da piccola. Ritrova nel suo passato le origini del suo malessere, indagando con occhi ludici e attenti tutto ciò che l’ha ferita e calpestata. Abusi, violenze psicologiche, parole e gesti dall’immenso potere di soffocarti e ucciderti. Ma lei si ribella a tutto questo, si ribella al dolore, alle scappatoie, a quel farsi del male che l’ha sempre accompagnata. La sua vittoria sta nel riscoprirsi inaspettatamente forte dopo aver toccato il fondo. Un gesto d’amore verso se stessa, che la spinge a pretendere qualcosa di migliore. Angelica urla e lo fa prendendo per mano tutte le anime rotte, invitandole a combattere, per quel diritto alla vita che ognuno di noi acquista alla nascita. Lottare contro il buio sa essere spaventoso. Questo è coraggio.
- È stato difficile raccontare una vicenda cruda come questa e scrivendola si è ispirata a storie vere e quanto c’è di vissuto personale?
Sì, è stato molto difficile raccontare e descrivere un’esistenza feroce come quella di Angelica, ma ho sentito il bisogno di dare voce a tutte quelle persone che nascondono i loro traumi sotto i vestiti vergognandosi, sentendosi sbagliate, negandosi a volte la possibilità di vivere in maniera dignitosa. Mi sono ispirata a persone molto speciali che hanno colpito la mia vita profondamente, scegliendo di svelarmi i loro mostri. È così che ho deciso di indagare il buio, i traumi, tutti quei comportamenti autolesionistici che precludono un’esistenza sana. Il romanzo è un tributo a chiunque abbia sofferto nella vita, in particolare a quelle vittime silenziose di una famiglia, di una società che non ha saputo nutrirle e crescerle come avrebbe dovuto. Ho messo all’interno dell’opera anche una parte di vissuto personale, io credo che non si possa tener fuori se stessi dalle proprie creazioni. Istintivamente sono sempre stata attratta dal lato oscuro delle persone, da quei piccoli angoli bui nascosti dentro la mente, che ognuno di noi cerca continuamente di occultare. Io ho deciso invece di indagarli nel tentativo di comprenderli.
- Lo stile rapido, veloce, immediato sembra voler fare entrare il lettore nei pensieri e nei ragionamenti della protagonista, è stata una scelta a priori o è venuto naturale scrivendo?
Ho scelto proprio uno stile narrativo veloce e scattante per permettere al lettore di entrare nei pensieri della protagonista. Ho scelto di non raccontare semplicemente la storia di Angelica, ma di farla rivivere, portando chiunque dentro la sua mente. Il lettore qui è parte attiva della storia, viene accompagnato dentro i vissuti, le emozioni, i deliri di Angelica, assaggiando la sua rabbia, il suo dolore, respirando il suo coraggio e la sua voglia di speranza. Ho voluto prendere il lettore per mano e trascinarlo dentro la disperazione di Angelica, ponendolo in una condizione di forte disagio per poi invitarlo a combattere a tutti i costi.
- Lo scorso ottobre in Senato è stata approvata la ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, siglata a Lanzarote nel 2007. Qual è la Sua opinione?
- È indubbiamente un’ottima notizia. Aspettavamo da tempo questo traguardo e finalmente possiamo avvalerci di uno strumento internazionale utilissimo nella lotta contro la pedofilia e la pedopornografia via web, ma non solo. Un passo in avanti su molti fronti, dall’introduzione dei nuovi reati d’istigazione a pratiche di pedofilia e adescamento di minorenni, al raddoppiamento dei termini di prescrizione per i reati di abuso e sfruttamento dei minori. Utilissime secondo me le misure preventive delineate dalla Convenzione, attraverso l’informazione e la formazione dei minori durante la scuola primaria e secondaria, dando loro il diritto di essere informati dei rischi di sfruttamento e dei possibili mezzi di tutela a loro favore. I minori devono essere protetti con ogni mezzo e resi consapevoli dei rischi che corrono. Ogni sorta di molestia, violenza o abuso nei confronti di un bambino lo danneggia, spesso in maniera irreparabile, negandogli la possibilità di crescere in modo adeguato. I bambini di oggi sono gli adulti di domani ed è compito nostro tutelarli affinché possano crescere persone sane ed equilibrate.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Aurora Frola
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