Battito d’ali
- Autore: Edgar Degas
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
Una biografia di pensieri disegnati dal battito del tempo, quasi ideogrammi sullo sfondo della vita, nel tentativo di fermare la malinconica leggerezza delle sue pose.
L’arte di Edgar Degas è sobria e si nutre di straordinarie solitudini, che appaiono ancor più insolite, se si pensa che l’epoca in cui vive inaugura un tipo di cultura importunamente modaiola e mondana, dilatando lo spazio più intimo e raccolto del salon in un frastornato palcoscenico.
“Oggi tutto viene ridotto a volgarità: l’istruzione e persino l’arte….Ma tutto ciò è il frutto di certe idee egualitarie….che ingiustizia propugnare l’eguaglianza dal momento che i ricchi e i poveri non cesseranno mai di esistere!”
Non si tratta di una professione di élitarismo, Degas non è certo uno con la spocchia. Piuttosto ci troviamo di fronte a un appello alla sensatezza, cosa che sembra perdersi nell’orgia cromatica dei suoi tempi.
È, per alcuni versi, l’inquietudine di un viandante ma anche di un attore che è al contempo spettatore e si sente dovunque respinto, mentre viene frettolosamente esposto il cartello di “tutto esaurito”. Quella febbrile frenesia che pare trovar pace nell’autenticità della riflessione artistica somigliante allo scorrere dei fiumi, il viaggio “all’ingiù” come lo chiamava Elias Canetti, reale o immaginario, non solo recupero delle sorgenti ma della sostanza stessa del proprio esistere o resistere al passaggio degli anni. Dunque, creatività ritmata dal fluire della vita. E se il fiume che navighiamo non è mai lo stesso, è ancora Canetti a ricordarcelo, pure da questa vorticosa corrente in grado di travolgere è dato ricavare uno spunto che ci metta in condizione di vedere attraverso il tempo. All’incessante moto generativo in cui si attua le presenza del mondo, Degas cerca di strappare attimi da conservare per sé in bianco e nero.
Far rivivere infinitamente il gesto e l’espressione di ogni essere, perché il tratto non comporta l’annullamento delle forze in gioco ma incarna la moltiplicazione plastica delle possibilità dinamiche. E forse ancora, l’istantanea della luce che brilla nel vuoto, un’energia di punto zero, nascosta eppure costantemente vitale, che giunge inaspettata all’osservatore, o l’energia che per un tempo troppo breve non si precisa nel calcolo di Heisenberg, e tuttavia esiste ed è forza viva.
Affabulatore di un momento inesauribile, l’artista si abbandona al trascorrere dell’immaginazione sulle cose, volo vibrante di età e stagioni simile al corso dell’acqua, origine e potente richiamo di tutto.
Degas è un solitario passeggiatore del tempo, e nel ritratto di Marco Alessandrini la solitudine è ben rilevata come una dimensione lustrale in cui è quotidianamente attesa l’epifania dell’arte. Similmente a Rousseau, plongé nella sua île de La Motte, Degas dal proprio atelier e da una condizione umile e appartata fa ammissione socratica di ignoranza, l’unica risorsa che aiuti la sua fede creativa a progredire nel racconto. Fabula mersa fluctibus, abluzione necessaria per distillare la vera essenza, e di sguardo così profondamente mutevole e translucido da contemplare ovunque la dirompente aspirazione a farsi organo assoluto.
- Titolo: “Battito d’ali”. Pensieri sull’arte
- Autore: Edgar Degas
- Curatore: Marco Alessandrini
- Casa editrice: Via del Vento edizioni
- Anno di pubblicazione: giugno 2010
- Collana: I quaderni di Via del Vento
- Direttore responsabile: Fabrizio Zollo
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