Il Viale dei Cipressi di Bolgheri, in Toscana, dove Giosuè Carducci trascorse l’infanzia. Credits: StevanZZ/depositphotos.com
In occasione dell’anniversario della nascita di Giosuè Carducci, uno dei più grandi poeti ed intellettuali italiani del XIX secolo, scopriamo le tracce del suo passaggio a Bolgheri, il borgo toscano in cui trascorre gli anni spensierati dell’infanzia.
Carducci, infatti, resta poco a Valdicastello, dove vede la luce il 27 Luglio 1835 e, a soli tre anni, dopo una serie di spostamenti di breve durata, si trasferisce con la famiglia a Bolgheri, minuscola e vivace località adagiata sulle dolci colline della Maremma, indimenticato luogo del cuore.
Nonostante la vita adulta lo conduca altrove, Carducci resta sempre in fondo un "toscanaccio" dall’animo sensibile e incline alla malinconia, che pensa e ripensa spesso alle stradine e alle piazzole in cui ha corso e giocato da bambino.
Il bello è che i meravigliosi toscani, che ringraziamo per la cura e l’impegno con cui conservano la loro e nostra storia, da allora hanno mantenuto questi luoghi praticamente intatti ed è quindi semplice ritrovarli e viverne appieno il fascino intramontabile.
Seguiteci in questo breve viaggio virtuale a Bolgheri alla scoperta del Carducci più giovane e autentico.
Bolgheri: dove si trova il paese dell’infanzia di Carducci
Bolgheri è una frazione di Castagneto Carducci, nella provincia di Livorno, in Toscana, nella zona nota come Maremma pisana.
Il piccolo e antico borgo si è sviluppato intorno al castello medievale (che nel corso dei secoli ha subito diversi rimaneggiamenti) a lungo di proprietà dei conti della Gherardesca e oggi appartenente al conte Federico Zileri Dal Verme.
Gli abitanti sono poco più di un centinaio, ma, trattandosi di una località turistica, durante la bella stagione (e non solo) Bolgheri si anima di visitatori provenienti da ogni parte del mondo innamorati della storia e della cultura, ma anche del buon cibo e del rinomato vino rosso che qui si produce.
Dal belvedere si può godere di una vista mozzafiato sulle colline circostanti.
Il Viale dei Cipressi e l’Oratorio di San Guido di Bolgheri
La maggior parte dei siti più noti e visitati di Bolgheri deve la fama proprio ai versi di Carducci:
I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardâr.Mi riconobbero, e – Ben torni omai –
Bisbigliaron vèr’ me co ’l capo chino –
Perché non scendi? Perché non ristai?
Fresca è la sera e a te noto il cammino.Oh sièditi a le nostre ombre odorate
Ove soffia dal mare il maestrale:
Ira non ti serbiam de le sassate
Tue d’una volta: oh, non facean già male!
Sono le prime strofe celeberrime di Davanti San Guido, il componimento del 1874 in cui l’autore, non senza un pizzico di nostalgia e di rimpianto, ricorda la propria infanzia interamente trascorsa nell’amata cittadina, dove giunge a tre anni e rimane fino ai tredici, dal 1838 al 1848.
Qui abita con il padre, il medico Michele Carducci, la madre Ildegonda Celli e i fratelli Dante e Valfredo, con i quali, fra l’altro, di tanto in tanto si diverte a tirare sassi contro i tronchi degli alberi che fiancheggiano la strada di accesso alla cittadina.
Ebbene, il suddetto viale è sempre lì, quasi cinque chilometri di cipressi secolari, alti e maestosi, disposti “in duplice filar” a fare da ingresso al borgo maremmano, uno spettacolo naturale e storico che resta impresso nella mente per sempre.
Il Viale dei cipressi di Bolgheri è conosciuto in tutto il mondo e percorrerlo, credetemi, è un privilegio per gli occhi e per l’anima.
La strada collega l’Oratorio di San Guido, che dà il titolo alla poesia carducciana, al centro storico.
Casa Carducci e la statua di nonna Lucia
Nella centrale Piazza Alberto si trova la casa in cui la famiglia Carducci abitò nel periodo trascorso a Bolgheri.
Il vecchio edificio è contrassegnato da una targa che menziona i suoi inquilini più illustri, che occuparono il terzo e ultimo piano.
A differenza della maggior parte delle altre abitazioni di Carducci, questa purtroppo non è aperta al pubblico e non si può visitare, ma è conservata talmente bene che con un pizzico di fantasia non è difficile immaginare di scorgere il giovanissimo poeta affacciarsi da una delle piccole finestre che si aprono sulla scarna facciata segnata dal tempo e dalle intemperie.
Magari per scambiare qualche parola con l’amata nonna Lucia, la cui statua che ne riproduce le fattezze siede tranquilla e sorridente sulla panchina di fronte alla palazzina, pronta e felice di fare qualche selfie con i tanti turisti che l’ammirano e che desiderano portare a casa un suo ricordo.
La casa della “bionda Maria”, primo amore di Carducci
A non molta distanza dalla piazza principale, precisamente nello slargo di Piazza Teresa, volgendo lo sguardo a destra non si può fare a meno di notare una casa sul muro della quale si legge:
“Qui visse Maria Banchini
Ispiratrice dell’Idillio maremmano
—
“Meglio era sposar te bionda Maria!”
Maria Bianchini, figlia dei mugnai del posto, fu quasi certamente il primo amore del poeta e ispirò l’Idillio maremmano.
Il cimitero di Bolgheri, in cui è sepolta la nonna di Carducci
Non si può andare via da Bolgheri senza prima passare per il suo cimitero, non il nuovo, ma quello ormai dismesso in cui riposano gli abitanti che hanno animato la cittadina nei secoli passati.
Ve lo trovate sulla destra percorrendo per qualche centinaio di metri Via del Poggio.
Dimenticate la tristezza, siete nel posto più evocativo di Bolgheri, un monumento a perenne memoria delle persone e delle storie di chi ci ha preceduto, che infonde nel visitatore di oggi, e di certo in quello di domani, un profondo senso di pace e tranquillità.
E di continuità anche, perché qui passato e presente si fondono creando un insieme di ineguagliabile suggestione e di infinita dolcezza.
Accanto alle croci storte che si innalzano da terra, di cui la ruggine rende ormai illeggibili i nomi dei sepolti impressi sulle targhe di metallo, troneggia una cappella sulla cui facciata, ancora una volta, campeggiano i versi tratti da Davanti San Guido:
“Di cima al poggio allora dal cimitero
Giù de’ cipressi per la verde via
Alta solenne vestita di nero
Parvemi riveder Nonna Lucia”
Lucia Galleni, adorata nonna paterna di Carducci, riposa fra la quiete di queste tombe dal lontano dicembre del 1842, allorché la tisi la strappa ai familiari e provoca un vuoto incolmabile nel celebre nipote. Il camposanto è intitolato a lei.
Chi ama Carducci non può perdersi la visita al Cimitero di nonna Lucia, dove, fra gli stretti sentieri che lo attraversano, si ha l’impressione che il poeta possa apparire da un momento all’altro recando in mano un mazzo di fiori.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Giosuè Carducci a Bolgheri: alla scoperta dei luoghi dell’infanzia del poeta toscano
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