Sempre più spesso sentiamo parlare di bookmaker, ma non tutti sanno cosa significa questa parola, chi sono e perché si chiamano così.
Ancor più il termine può incuriosire gli amanti dei libri per la presenza del prefisso "book" nella parola.
Se siete tra questi, niente paura! In questo articolo andremo a scoprire qualche informazione in più sulle origini di questo termine, ma anche sulle competenze di chi pratica questa professione. Pronti a saperne di più?
Chi sono i Bookmaker?
Il termine bookmaker è ormai di uso comune nel mondo degli appassionati di giochi e scommesse. Con questo termine indichiamo l’allibratore, ossia una persona fisica o un’agenzia che si occupa di fare, e di essere garante, per la raccolta delle scommesse legali sportive o extra sportive.
Ovviamente ci sono delle normative vigenti che regolamentano questo genere di professione e cambiano da paese a paese. In generale possiamo dire che devono garantire la regolarità e la serietà del movimento delle scommesse.
Se prima i bookmaker si muovevano solo in ambito sportivo ormai non è più così: si può scommettere praticamente su tutto, come ad esempio l’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura.
Neanche a dirlo una cosa fondamentale a cui prestare particolare attenzione è che il bookmaker al quale ci rivolgiamo sia legalmente autorizzato ad operare nel nostro paese attraverso l’unico ente preposto a rilasciare una concessione AAMS, ovvero il Monopolio di Stato.
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Perché i bookmaker si chiamano così?
Perché si chiamano così? Ma soprattutto gli amanti dei libri si chiederanno: perché c’è il prefisso "book" (libro) nel loro nome?
Per capire da dove deriva la parola bookmaker e perché chi si occupa di scommesse legali si chiami così, si deve tornare indietro nel tempo, esattamente all’Inghilterra del ‘700, durante le corse dei cavalli.
Questa parola composta da "book" e "maker", se viene tradotta letteralmente dall’inglese, significa colui che fa il libro .
Ma perché e cosa vuol dire? L’espressione fare il libro si riferisce all’attività che l’allibratore compieva durante le corse: segnava su un apposito libro le somme giocate e quanto si deve pagare per una determinata cifra, dunque si occupava di creare da zero il libro delle somme, mentre il collega, dopo aver stabilito le quote, invitava il pubblico a puntare.
Possiamo inoltre dire che questo mestiere nacque in modo totalmente spontaneo tanto che, durante la prima corsa di cavalli in cui si videro comparire gli antenati dei bookmaker, in palio non c’era denaro, ma del cibo: un semplice banchetto presso la tenuta dello sconfitto, subito dopo il termine della gara.
Con questa corsa, si manifesta una delle prime scommesse sportive mai riportate, un’attività a cui ben presto si aggiunsero nuovi appassionati, inconsapevoli del fatto che avrebbero alimentato la nascita del settore come lo intendiamo oggi.
Cosa fa un bookmaker?
Il Bookmaker riceve le puntate degli scommettitori e provvede poi alla successiva distribuzione delle eventuali vincite.
Sin dall’antichità, i bookmaker devono essere in due:
- il primo, spesso chiamato anche trader, stabilisce le quote e invita al gioco e accetta le scommesse,
- l’altro registra le somme giocate e quanto si deve pagare per una determinata scommessa in caso di vittoria.
Per rendere un’idea di quanto questo mestiere sia diffuso possiamo dire che i bookmaker nel paese dove questa professione è nata, ossia l’Inghilterra, formano una vera corporazione di professionisti; ricevono una licenza dallo stato contro pagamento della prescritta tassa. In Italia invece, devono ottenere il permesso dall’autorità di pubblica sicurezza e possono operare non autonomamente, ma solo in aziende.
Come funzionano quote e scommesse dei bookmaker?
Nel lavoro dei bookmaker è molto importante quotare correttamente una vincita in modo da non pagare mai oltre a quanto incassato nelle scommesse. I trader che si occupano di questo valutano la probabilità di vincita di un determinato cavallo, di una certa squadra di calcio o di un certo specifico risultato e indicano una quota che deve essere inversamente proporzionale. La quota, infatti, indica il moltiplicatore che viene applicato alla somma scommessa qualora il giocatore vincesse.
Più un evento ha probabilità alte di verificarsi, più la quota sarà bassa. Questo avviene anche perché ci saranno più giocatori a puntare su un cavallo dato vincente o su una squadra grande di calcio che sfida l’ultima in classifica e, se la quota fosse alta, il bookmaker sbancherebbe.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Bookmaker: chi sono e perché si chiamano così
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