Breve storia del segnalibro
- Autore: Massimo Gatta
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Breve storia del segnalibro (Graphe.it Edizioni, 2020) è un piccolo e prezioso volume che racchiude la storia del segnalibro, oggetto di gran valore etico ed elemento filosofico della relazione letteraria, esclusiva tra il lettore e il libro. Nella pratica del leggere, scrive Massimo Gatta, l’uso di segnare la pagina per ritrovare il passo dal quale ripartire per non smarrire la traccia del nostro passaggio è consustanziale, fondamentale per l’uomo fin dall’alba dei tempi, della civiltà stessa.
“È un darci appuntamento per una lettura ulteriore, posticipata nel tempo, in quel futuro nel quale sarà possibile, auspicabilmente, riprendere quel libro, ritrovandone un passo, nel luogo stesso dove entrambi, il lettore e il libro, si sono interrotti."
Massimo Gatta è bibliotecario dell’Università degli Studi del Molise, scrittore autorevole di cinquecento pubblicazioni e numerose collaborazioni per riviste e monografie. Bibliofilo, bibliografo, storico dell’editoria, già collaboratore del Sole 24 Ore, è tra i primi collaboratori della rivista Charta, la Biblioteca di via Senato e direttore editoriale della casa editrice Biblohaus.
La storia narra del segnalibro in pergamena, in stoffa e successivamente di carta: lo si è cercato nel passato, indagandone l’origine e il significato. Nastrini di stoffa, di carta, poi di metallo, di legno e anche d’argento, belli, pregevoli, ma di poca utilità.
Tracciato già dall’antichità, se ne scoprì uno di cuoio tra le rovine di un monastero egizio; con la forma di piccole mani disegnate ai margini dei manoscritti medioevali, le manicule, un segno impresso sulla carta prediletto dal Petrarca per evidenziare i passi della sua lettura.
Era un nastro di seta quello che aveva cucito Cristopher Barker Esp, lo stampatore di Elisabetta I, nella rilegatura del 1577 che teneva insieme il libro di preghiere e gli statuti del regno della regina. Di strisce di pergamena, invece, quelli usati dai copisti e dagli amanuensi per segnare le pagine dei libri da dove ricominciare a ricopiare. E fiori e foglie erano invece i segnalibri che lasciava seccare tra le pagine dei suoi libri Gabriele D’Annunzio.
Anche l’arte documenta la presenza del segnalibro nelle varie epoche: Ritratto con un libro del Giorgiono, Uomo che sospende la lettura del Parmigianino, Il bibliotecario dell’Arcimboldi, Il cervello del bambino di De Chirico, e tanto ancora.
Cosa dire poi della Fontana dei Libri in Roma: l’acqua scorre da due cannelle a forma di segnalibro tra libri posti sopra e sotto. Nel periodo Liberty erano compatti, di cartoncino pesante con illustrazioni di femme fatale e negli anni Trenta pubblicizzavano liquori o dolciumi, come quelli famosissimi della Perugina disegnati da Federico Seneca: il più noto è quello di Don Abbondio, con il breviario tra le mani e l’indice della mano destra segno tra le pagine, come descritto dal Manzoni.
Oggi, scrive il nostro autore, molti editori pubblicizzano le uscite dei loro libri stampandone i segnalibri. Il professore Gatta, a riguardo, ricorda l’editore Sellerio che più di ogni altro ha dato prestigio e importanza proprio al segnalibro. Un piacevole saggio è Breve storia del segnalibro, nato dalla volontà di Massimo Gatta di raccontare gli elementi paratestuali del libro, cioè di tutto quello che abbia attinenza culturale e significativa con il libro.
Una considerevole e curiosa lettura, nella quale si racconta con grande perizia, attraverso un piccolo oggetto, parte della nostra storia. Il saggio ha al suo interno un corredo di riproduzioni delle opere d’arte narrate, e un segnalibro, dono e oggetto della storia, con la citazione di una frase di antica saggezza:
"Parva scintilla saepe magnum excitat incendium".
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