Bruges la morta
- Autore: Georges Rodenback
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2016
Hugues Viane, facoltoso quarantenne, trascorreva gran parte delle giornate nelle sue stanze al secondo piano della sua casa nel centro storico di Bruges, con le finestre su Quai du Rosaire che si specchiano nelle acque dei canali. Viveva a Bruges da cinque anni, dalla morte dell’amata moglie, accudito dalla vecchia e cattolicissima domestica fiamminga Barbe. La separazione era stata troppo dolorosa: i ritratti dell’amata erano ovunque nelle stanze e conservava tutto ciò che le era appartenuto. Aveva finanche riposto in una teca di vetro sul pianoforte, ormai muto nel salone, la sua lunga chioma bionda intrecciata, che tutte le mattine andava a contemplare. I capelli, sapeva bene, non si scolorano né si consumano.
“Non aveva voluto chiuderla nel cassetto di un comò o in qualche buio scrigno, sarebbe stato porre la chioma in una tomba, preferendo, poiché era sempre viva e di un oro senza età, lasciarla esposta e visibile come la porzione di immortalità del suo amore”.
Hugues si era trasferito da Parigi, dopo aver vissuto gli anni di matrimonio tra fasti e gioie. Per vivere il suo lutto aveva scelto proprio Bruges, colorata di un malinconico grigio; un colore che si otteneva dal bianco delle cuffie delle religiose e dal nero delle tonache dei preti. L’aveva considerata adatta al dolore per “la sua antica felicità” perché una città triste, con i suoi paesaggi di strade deserte, canali d’acqua e chiese e campanili. Le sembrava più di ogni altra, una città partecipe al suo stato d’animo.
“rimasto solo si era ricordato di Bruges e un’intuizione immediata lo aveva convinto a stabilirvisi definitivamente. Un’equazione misteriosa si era creata: alla sposa morta doveva corrispondere una città morta. Il suo lutto immenso esigeva uno scenario adeguato. Solo qui la vita gli era sopportabile”.
Bruges era la sua morta, e la sua morta era Bruges. Una sera, tra i passanti in strada, gli sembrò di vedere il volto dell’adorata compagna. Un’apparizione che per un attimo gli fece perdere l’equilibrio. Una sconosciuta nella folla era il ricordo vivo e definito della moglie morta. Quale incanto può essere una donna che somigli alla sua amata! La ricerca affannosa nei giorni seguenti lo diresse a teatro, dove vide la sconosciuta entrare. Era un’attrice e si esibiva ogni sera danzando e cantando. Il suo nome era Jane Scott. Abitava fuori Bruges e veniva due volte la settimana per le rappresentazioni.
“Era la sua morta tornata donna”.
Gli stessi occhi, la lunga chioma color dell’oro e un corpo che sembrava essergli rimasto fedele. Una nuova felicità sembrava esser entrata nella sua casa, nella sua triste vita. Non avvertiva più il dolore della solitudine e la somiglianza tra le due donne iniziò ad esercitare un forte potere: “l’incanto di una donna nuova che somigli all’antica”. Anche Bruges - la morta - gli appariva diversa, una città risorta. Ma Jane era una donna del tutto diversa e ciò che gli era parso somigliante si frantumò man mano. Era una donna troppo giovane, frivola, volgare e interessata agli agi, che lo tradirà e che vorrà lasciarlo, annoiata dai suoi lunghi e permanenti silenzi. Le somiglianze diminuiranno, e le differenze si accentueranno. Angosciato e geloso, Hugues diverrà un uomo allo sbando, in preda ad un profondo sconforto e al timore del peccato. Il finale sarà tutto da scoprire.
“Bruges la morta” è l’opera più celebre di Georges Rodenbach, scrittore belga vissuto a Parigi nella seconda metà del XIX secolo, che venne pubblicato a puntate su Le Figaro nel febbraio del 1892. Un’opera decadente, metafora di un milieu periodo letterario e politico: dopo il periodo romantico la visione del mondo cambiò per le grandi tensioni internazionali. Amico di Mallarmè, che lo definì uno degli artisti più preziosi del tempo, Georges Rodenbach ha avuto una grande influenza sulla nostra letteratura italiana del ‘900. “Bruges la morta”, di nuovo in libreria edito da Fazi, è un romanzo la cui lettura si può affrontare come un documento rappresentativo di quell’epoca, come scrive Marco Lodoli nella sua presentazione del libro. Una storia piena di fascino, poetica ed evocativa, dal tema misterioso del passato che ritorna. Una trama coinvolgente a tal punto che Alfred Hitchcock, leggendolo, ne rimase colpito ed entusiasta da trarne spunto per la sceneggiatura del suo film Vertigo. La donna che visse due volte.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Bruges la morta
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