C’era una volta in America
- Autore: Ilaria Feole
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2018
C’era una volta in America è un film-matrioska, se riesco a spiegarmi. Rimanda, racchiude e sublima gli stilemi del cinema di Sergio Leone e anche del gangster movie a stelle e strisce. Meglio ancora: C’era una volta in America rappresenta per il genere gangster movie quello che 2001 odissea nello spazio rappresenta per la fantascienza. Qualcosa di poderoso, di trascendente, di meta-significativo: scatole cinesi dentro a scatole cinesi, violenza e lisergia, dilatazioni spazio-temporali, fantasmi interiori, flash back come sogni, e sogni come sogni di sogni. Un trip mnemonico attraverso un’America bulli e pupe, verista e iperrealista, al tempo stesso filologica e personale. C’era una volta in America è - ancora - una vicenda canonica di amore e di morte, con contorno di amicizia, tradimenti, pistole, sangue, sesso. Come negli altri suoi western, Sergio Leone riesce nello scopo di ritualizzare i tic di genere, di epicizzare il gesto brutale, di coniugare l’orrido col risibile, la muscolarità con la poetica dello sguardo. L’intera storia evocata da Noodles diventa propaggine di una dimensione incerta, frastagliata, che non consente assunzioni nette: o derivazione dei fumi dell’oppio o dei ricordi reali del protagonista. Con C’era una volta in America Sergio Leone approda alle sponde della piena maturità: è il suo canto del cigno (la morte coglierà il regista all’improvviso, a 59 anni), il film-topico e testamentario del suo specifico. Come indica Ilaria Feole nell’ottimo saggio che firma per Gremese (“C’era una volta in America”, 2018):
Era gennaio: Leone morì prematuramente, a soli 59 anni (…) il 30 aprile 1989, mentre era a casa a guardare in tv Non voglio morire (I want to live!, 1958) di Robert Wise. C’era una volta in America divenne così, non intenzionalmente, un film testamento, un compendio del suo cinema, un’opera finale sulla fine. Anche per questo, per la sua natura funerea di mausoleo di un immaginario, è difficile identificare l’eredità di C’era una volta in America, mentre sono innumerevoli le citazioni e le filiazioni dei suoi western. Certamente il film è diventato un punto di riferimento per chiunque si confronti con una narrazione di genere gangster, soprattutto se ambientata nell’era del Proibizionismo.
Fedele alla linea della fulgida collana “I migliori film della nostra vita” che lo ospita, il saggio di Ilaria Feole è uno sguardo dettagliato sulla pellicola. Analisi, dintorni, tracce, sotto-tracce, retroscena del cult movie di Sergio Leone sono corredati da un apparato iconografico che illumina un lavoro luminoso – e acuto - di suo.
C'era una volta in America di Sergio Leone
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