Nell’anniversario della nascita di Pier Paolo Pasolini, nato a Bologna il 5 marzo del 1922, lo ricordiamo attraverso la sua “poesia civile” che si muove in bilico tra illusione e disincanto:
Dopo la mia morte, perciò, non si sentirà la mia mancanza:
l’ambiguità importa fin che è vivo l’Ambiguo.
In questi due versi che concludono la poesia Comunicato all’Ansa (Propositi), Pasolini ironizza sulle critiche che gli sono state rivolte.
Ma a destare maggiore interesse è ciò che fa dire a Euripide:
La democrazia consiste
in queste semplici parole:
chi ha qualche utile consiglio da dare alla sua patria? .
Il che allude alla costruzione di una base democratica attraverso la cosiddetta cittadinanza attiva-propositiva, che è un operare individuale e collettivo necessario per ricondurre la democrazia alla partecipazione, per un fine che è un tutt’uno con il movimento dell’esistenza. Così la poesia diventa una forza che può salvaguardare l’umano dal vuoto e dal caos.
Che Pasolini sia poeta civile, radicato sostanzialmente nella realtà sociale, è del tutto evidente.
Ce ne rendiamo conto familiarizzando con la sua tenacia a capire le contraddizioni e le tensioni, le colpe e le malattie del Paese, a lui ben note a partire dalla scoperta delle borgate romane dopo aver lasciato l’amato Friuli.
“Canto civile” di Pasolini: testo e analisi
Link affiliato
Nel Canto civile, che si legge nella raccolta Trasumanar e organizzar, la corposità si manifesta in una nitida narrazione in versi.
Ecco l’incipit in cui il suo realismo, distante dal ripiegamento intimistico, coglie i dettagli empatici d’una scena animata dall’obiettivo fotografico:
Le loro guancie erano fresche e tenere e forse erano baciate per la prima volta. Visti di spalle, quando le voltavano per tornare nel tenero gruppo, erano più adulti, coi cappotti sopra i calzoni leggeri.
È l’io poetico ad incontrarsi con la realtà quotidiana e con l’autentica storia. Ad essere visto è il mondo di giovani tanto poveri da dimenticare perfino il freddo inverno. Crede in loro il poeta e nutre la convinzione che l’amore per la vita li spinga a costruire un modo di vivere migliore.
[…]. Per quanto lo facciano con tanta, incredibile naturalezza, essi si offrono alla vita; e la vita a sua volta li richiede. Ne sono così pronti!
Scuotono queste parole dallo scatto epigrammatico, giacché richiamano alla coscienza la tutela della vita con l’ardente passione delle idealità che compare nei successivi versi particolarmente intensi:
Ma poiché sono ancora pieni di fiducia in quella vita che li ama, fanno sincere promesse, progettano un promettente futuro di abbracci e anche baci.
Il riferimento è ai ragazzi poveri delle borgate, mentre lacerante è l’interrogativo dallo struggente significato storico-civile:
[…]. Chi farebbe la rivoluzione - se mai la si dovesse fare – se non loro? Diteglielo: sono pronti, tutti allo stesso modo, così come abbracciano e baciano e con lo stesso odore nelle guance.
L’esito il pessimismo della ragione e Pasolini con amara tristezza si rivela come il profeta d’una società dell’avere sull’essere:
Ma non sarà la loro fiducia nel mondo a trionfare. Essa deve essere trascurata dal mondo.
“Canto civile” di Pasolini: un commento
Il senso è chiaro. Anche quei giovani smetteranno di lottare per rifondare il sociale; non faranno mai la rivoluzione, perché anch’essi saranno fagocitati dal capitalismo che finirà per imprigionarli, togliendo loro ogni carica eversiva.
Sicché, Pasolini, afflitto da una sorta di scetticismo, offre il Canto civile come opportunità di sognare, pur sapendo quanto irrealizzabile sia la sua speranza.
Essa non è che un lampo, una voce che si perde nell’oscurità. Egli sa bene quale effettivamente sia la verità del Paese: quella, cioè, che impedisce il rinnovamento.
I restauratori dell’ordine del passato, della politica gattopardesca di sempre sono in agguato e a poco valgono le occasioni di fantasticare che il poeta ha colto con la sua particolare sagacia. Sa che all’illusione vista come possibilità di miracolo umano corrisponde il totale disincanto.
L’intellettuale non può dunque abbandonarsi alle suggestioni di vedersi diversi e nuovi. È da questi suoi versi che discendono tanti di quei problemi in cui penosamente oggi si annaspa; c’è qualcosa di peggio del sognare la rivoluzione: il non essere riusciti a farla.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il Canto civile di Pier Paolo Pasolini a 102 anni dalla nascita del poeta
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Pier Paolo Pasolini Storia della letteratura
Lascia il tuo commento