Canto d’Honduras. Diario di un naufrago
- Autore: Simone Barbato
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
Un branco di lupi, spinti dalla vanità e pronti a unirsi contro il più debole del gruppo. È una descrizione perfetta dei concorrenti di un reality show a eliminazione, che si svolge in una location disagevole ed espone i partecipanti a condizioni primordiali. Simone Barbato ha partecipato alla 13ª edizione dell’Isola dei famosi e racconta l’avventura, i retroscena, gli stati emotivi in un libro-reportage, “Canto d’Honduras. Diario di un naufrago”, pubblicato da Giraldi Editore (Bologna, 2019, 312 pagine, 16 euro nella versione cartacea 4.99 nel formato digitale).
L’edizione 2018 della trasmissione è andata in onda sulle reti Mediaset dal 22 gennaio al 16 aprile dell’anno scorso, per 85 giorni. Condotta in studio da Alessia Marcuzzi e col ballerino Stefano De Martino come inviato, è stata ambientata nel piccolo arcipelago honduregno di Cajo Cochinos, nei Caraibi, in America centrale. Tra i 22 concorrenti, il comico Gaspare (vincitore al termine dell’ultima puntata), il mago Giucas Casella, la show girl Eva Henger, il modello Francesco Monte, l’attrice Nadia Rinaldi. Guest star non in competizione la statuaria Valeria Marini.
Uno dei finti, ma dopotutto veri naufraghi, costretti dalle regole del gioco a condizioni di pura sopravvivenza, è stato il piccolo, agile, Simone Barbato, non ancora quarantenne e dichiaratamente “vergine” (senza allusioni al segno zodiacale). Il pubblico televisivo lo conosce soprattutto come mimo, per le sue apparizioni in programmi comici popolari come Zelig e Avanti un altro, ma l’attore di Ovada (Alessandria) è anche pianista, cantante lirico e poeta. Da una delle poesie scritte nel corso dell’esperienza caraibica è stato tratto il titolo del diario honduregno.
Prima della partenza, la mamma aveva infilato nella valigia da scapolo un’agenda, ch’è tornata utile per annotare stati d’animo e impressioni, nei momenti di pausa dalla caccia continua ai rari alimenti. Note sui compagni d’avventura, sul paesaggio, sugli episodi avvenuti, sulle conversazioni e soprattutto sulla regina dell’isola: la fame. Era la vera compagna di chi partecipa a quel format di spettacolo televisivo, nel quale i concorrenti sono abbandonati a loro stessi e alla capacità di adattamento, circondati da tecnici, cameraman e addetti alla produzione, obbligati a ridurre al minimo l’interazione con le “cavie”, di cui devono cogliere i momenti più interessanti da proporre al pubblico, opportunamente montati.
Simone riserva accenni frequenti a “sorella fame”: occorrerebbe provarla, dice, per capire quanto ti prende senza mollarti.
L’attore non faceva parte del cast iniziale della trasmissione, ma nei provini la sua insistenza sulla capacità di gestire situazioni difficili - compresa la cattura di serpenti da scuoiare e mangiare senza troppi problemi - aveva convinto sulla possibilità di coinvolgerlo in un ruolo che doveva movimentare le giornate e soprattutto le nottate dei naufraghi. Gli toccava fare il “ladro”.
Lasciato nel fitto della foresta con una sola cassetta, contenente poco cibo in scatola e pochissime risorse tra ami, spago e teli, aveva cominciato l’esperienza in perfetta solitudine. L’impegno era di organizzarsi una sistemazione per resistere al vento e alla pioggia e poi cominciare le spedizioni nascoste per rubare cinque oggetti per volta dall’accampamento dei colleghi.
Dopo il primo “colpo” era stato scoperto e una coppia di derubati aveva effettuato una contro-spedizione per ricambiare il furto. A quel punto, inutile insistere, Simone viene integrato nel gruppo e sottoposto come gli altri naufraghi a tutte le regole della trasmissione, dalle prove leader o ricompensa alle nomination ed eliminazioni, decise queste ultime dal voto popolare. Fin dall’inizio solitario, peraltro, aveva dovuto esprimersi nell’immancabile “confessionale”, per riassumere situazioni, pensieri, considerazioni e successivamente interazioni con gli altri e le altre concorrenti, compreso quel po’ di “rosa” o eventualmente piccante che potrebbe scaturirne.
57 giorni è durata l’esperienza. Molto, praticamente un’intera edizione precedente, visto che la durata di quella 2018 è stata record, proseguendo diverse settimane oltre i due mesi canonici.
Non sarà deluso chi si aspetta indiscrezioni stuzzicanti sulle relazioni interpersonali e sulle dinamiche di gruppo tra i vip, in quelle condizioni estreme. Parallelamente a questo aspetto da rotocalco popolare, c’è però un altro contenuto del diario, che potremmo definire poetico: il suo rapporto con l’esperienza in sé e col suo modo di affrontarla, con minore o maggiore efficacia di volta in volta.
Ci sono, perciò, tanto il vissuto collettivo - certamente interessante, una continuazione della trasmissione in forma narrativa - quanto il vissuto soggettivo. Ci si può sentire soli anche circondati da una decina di compagni d’avventura, comprese naufraghe in costumi succinti, per non dire degli occhi penetranti della produzione, attenti ad ogni mossa.
E si possono registrare atteggiamenti di vario genere, assunti da persone famose in situazioni difficili o competitive. Ci sono cose che noi umani non possiamo immaginare…
Canto d'Honduras. Diario di un naufrago
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