Centoventi contro Novecento. Pasolini contro Bertolucci
- Autore: Alessandro Di Nuzzo, Alessandro Scillitani
- Genere: Sport
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Capitò. Che l’intellettuale scomodo, regista, scrittore, editorialista, traduttore Pier Paolo Pasolini girasse un film molto vicino a un altro set, quello di Bernardo Bertolucci, blindatissimo, che si annunciava lunghissimo, con attori americani, tra cui Robert De Niro che era già stato candidato all’Oscar per Il Padrino, budget di tutto riguardo, mentre Pasolini un film low-cost sempre con la stessa maestranza, nel cast nessun attore conosciuto.
Questa è la premessa del libro Centoventi contro Novecento. Pasolini contro Bertolucci (Compagnia Aliberti, 2023) di Alessandro Di Nuzzo e Alessandro Scillitani che narra un aspetto inedito a proposito della passione calcistica che legava i due registi.
Pasolini, inquieto in quell’inizio di primavera, sembrava ansioso come uno che teme un pericolo a breve. Mentre per Bertolucci gli unici problemi erano legati ad alcune scene erotiche per cui gli toccava spiegare a Stefania Sandrelli che stare in quattro in un letto era una scelta di stile di lungo respiro.
Pasolini girava nelle campagne di Mantova, di Modena e di Bologna, mentre Bertolucci aveva il suo stato maggiore alla corte Delle Piacentine di Roncole di Busseto. I due hanno lo stesso produttore Alberto Grimaldi, preoccupato per il film di Pasolini e la censura, lo riteneva un film difficile, mentre Bertolucci stava diventando il regista italiano più internazionale, aveva già girato con Marlon Brando per Ultimo tango a Parigi, che, bruciato dalla censura italiana, diventò il film italiano più visto all’estero.
Pasolini e Bertolucci erano stati amici, vivevano vicini a Roma, a Monteverde.
La madre di Pasolini, Susanna era già di casa nella famiglia Bertolucci mentre Pasolini e Bertolucci giravano per periferie, per girare Accattone del regista friulano che volle come assistente alla regia Bernardo, tenendo conto che all’epoca i due non sapevano nemmeno come accendere una cinepresa.
Ma se nelle pause scappava la voglia di fare due tiri col pallone, Pasolini era già nel campetto a giocare. Non era forte, ma aveva vivacità e slancio nelle gambe. Guai a toccargli la squadra del Bologna, che lui venerava. Quindi non si parlavano più come amici, ma lo erano perché avevano deciso insieme di fare i registi.
Nel 1975, anno del film, Pasolini non sopportava nessuno, era ansioso e si toccava la faccia per appurare che era in vita (per due o sette mesi, cosa cambia?), non pensava più alla morte, ma alla squadra di calcio del Bologna ed ecco che tornavano le partitelle.
Laura Betti, l’attrice e l’amica del friulano bolognese e Clare Peploe, la compagna poi moglie di Bertolucci, che gira con un super8 un documentario sulla genesi e i ciak di Novecento, sono d’accordo con l’idea di una partita di calcio.
Nacque così Centoventi contro Novecento, che si svolse il 16 marzo 1975, alla Cittadella di Parma. Era stata organizzata per riappacificare i due registi, nel giorno del compleanno di Bertolucci.
Laura Betti si era fatta consegnare una torta gigantesca per tutti. Partita nervosa, con guizzi da veri calciatori, ma i meno giovani cadevano dopo aver chiesto palla. Fu piuttosto brutta. Ma il calcio non poteva fare miracoli, perché Bertolucci proprio non riusciva a digerire un commento al vetriolo di Pasolini sul suo Ultimo tango di Parigi. Si portava dentro questo peso, a suo parere, troppo cattivo e ingiusto; soprattutto dopo quello che aveva passato con la censura.
Pasolini avrebbe dovuto capire, per tutti i problemi che aveva avuto con la censura, con alcuni giornali contro, coi democristiani che lo sopportavano a malapena. Non ci dimentichiamo come furono gli anni Settanta. Ogni giorno qualcuno veniva gambizzato, la buona borghesia faceva il bello e il cattivo tempo.
La “questione operaia” ma i desideri legittimi di un’università aperta a tutti, affinché i meritevoli non fossero costretti a fare i pastori per tradizione familiare.
Solo il femminismo fece passi avanti in quegli anni violenti che per il resto furono contraddistinti dalla morte sospetta e orribile di Pasolini, poi dallo strappo potentissimo che ancora ci portiamo dietro in questo millennio, il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro nel 1978.
La partita fu piuttosto brutta, erano tutti nervosi. Decio Trani, che fu fonico di tanti film in quarant’anni di attività, spiega:
Io penso che in realtà, Bertolucci, di calcio manco sapeva se il pallone era rotondo o quadrato. Pasolini, invece, era un appassionato vero, so che giocava , durante le ore di pausa. Insieme con Ninetto Davoli o Citti e gli altri. Sì la partita fu il giorno del compleanno di Bernardo, me lo ricordo bene. L’altra cosa che mi ricordo bene è che, a un certo punto, si rischiò che degenerasse. La rissa proprio. I calciatori per Pasolini erano arrabbiati neri per un rigore. Il mondo del cinema era così, gente genuina.
Fino a Ostia e al famoso giorno in cui si compì una tragedia. Quello spiazzo altro non era che un campetto per giocare a calcio.
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