Cesare Pavese. Vita, colline, libri
- Autore: Franco Vaccaneo
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Cesare Pavese è uno di quegli autori “di lunga durata”
che ci parlano ancora, rimestando i nostri più profondi sentimenti di uomini d’oggi
scrive Franco Vaccaneo nel suo libro Cesare Pavese. Vita, colline, libri (Priuli & Verlucca, 2020).
Scrittore e saggista di Santo Stefano Belbo, Franco Vaccaneo è uno dei massimi esperti di Pavese, cui ha dedicato anni di studi e diverse pubblicazioni, oltre a determinare la nascita del Centro studi e della fondazione omonima.
La speciale pubblicazione, edita nel 2020 da Priuli & Verlucca e corredata dal cd Deidda canta Pavese, ci consente di compiere un suggestivo viaggio nell’anima di uno dei più grandi autori e intellettuali del XX secolo. I luoghi amati - dalle colline delle Langhe alla città di Torino -, i particolari inediti sull’adolescenza, il confino, gli amori e il mito dell’America, le testimonianze degli amici più cari, i versi immortali enfatizzati da una musica fortemente evocativa ci restituiscono il ritratto di un uomo e scrittore straordinario.
Oltre al poeta, traduttore e critico letterario, affiora tra le pagine di Vaccaneo l’immagine più vera di Pavese, “l’uomo dalla schiena dritta” che non si piegava ai compromessi. Emergono i tratti distintivi della sua personalità: riserbo, rifiuto del pressapochismo e dilettantismo, indifferenza alle mode, critica severa e autocritica, totale assenza di compiacimento e interesse personale nonché la capacità di scandagliare, come pochi, la fatica di vivere e la difficoltà di comunicazione nei rapporti umani.
L’estremo gesto, culmine di una solitudine tragica, fu a lungo caricato di tanti, troppi significati, come evidenziato nel libro. E se inizialmente le implicazioni sentimentali e politiche della vicenda umana condussero al “pavesismo”, ossia all’identificazione quasi maniacale col personaggio pure con numerosi epigoni, in seguito i diversi approcci dell’indagine critica hanno gettato nuova luce sulla sua opera letteraria che, depurata da scorie e stereotipi, ha rivelato la sua esemplare e inconfondibile profondità.
L’appassionata biografia, arricchita anche da una sezione fotografica, contiene un curioso espediente letterario in cui Vaccaneo immagina un ritorno post-mortem di Pavese e gli dà voce. Cosa potrebbe dire oggi mettendo a confronto la sua epoca con la nostra? Quali consigli darebbe ai giovani? Proprio “la sua capacità di parlare con voce nuova alla posterità” è ciò che rende Pavese ancora vivo e amato, perché con la sua esperienza umana e letteraria si pone accanto a noi
come un compagno di strada, che ha saputo dare poesia agli uomini ma solo dopo averne condivise le pene.
Il libro di Vaccaneo è integrato dallo splendido album musicale dell’artista Mariano Deidda, in cui i versi del grande scrittore piemontese risuonano carichi di suggestioni e meraviglie.
Deidda, musicista e cantautore sardo, trapiantato a Lisbona ma piemontese d’adozione, è stato definito “cantapoeta” per aver consacrato la sua ricerca musicale alla poesia e alla grande letteratura. I suoi dischi mettono infatti in musica testi di importanti scrittori, da Fernando Pessoa a Grazia Deledda oltre a Cesare Pavese, in un perfetto equilibrio tra sensibilità musicale ed evocazione poetica. La sua audace proposta artistica, che unisce letteratura, jazz e musica d’autore avvalendosi anche della collaborazione di musicisti di fama internazionale, rappresenta un unicum nel suo genere.
Ispirandosi alla frase di Pessoa “Mettere in musica un poema è accentuare in esso l’emozione, rafforzandone il ritmo”, Deidda riesce a creare un poema musicale moderno in cui la musica è un valore aggiunto perché non si limita ad accompagnare i testi ma ne acuisce la potenza visionaria e le sensazioni emotive con un approccio assai profondo.
L’album Deidda canta Pavese, costituito da tredici brani, rende omaggio soprattutto ai versi de La luna e i falò, oltre che ad alcune poesie, e fonde musica cameristica con atmosfere jazzistiche e popolari attraverso le sonorità raffinate di clarinetto, fisarmonica e pianoforte, e la morbida ritmica della batteria e del contrabbasso. Immersa in armonie delicate e nostalgiche, la voce sommessa di Deidda crea suggestioni intense e dischiude le immagini delle Langhe tanto amate da Pavese.
Quel paesaggio mitico dell’infanzia e di un mondo contadino perduto prende vita con un “urto del sangue”; e lo sguardo si perde sui crinali delle colline, tra i filari delle vigne, i sentieri, le rive e i canneti, mentre affiorano gli odori e i sapori della campagna nel succedersi delle stagioni; e sui versi sublimi aleggia la figura mitica della donna identificata con la terra e la natura
Anche tu sei collina/e sentiero di sassi/ e gioco nei canneti
ma che rimane un oscuro mistero
Sei un chiuso silenzio/che non cede, sei labbra/ e occhi bui. Sei la vigna.
L’album, che vede la partecipazione del grande clarinettista Gianni Trovesi, ha inizio con O Titano fallito, quasi un valzer sarcastico dal ritmo marcato e impetuoso. In Un paese ci vuole, il brano più rappresentativo, i celebri versi che evocano il legame con le proprie radici si intrecciano, quasi sussurrati, con le note malinconiche del pianoforte e del clarinetto, per dissolversi nelle sonorità svagate della fisarmonica, richiamo ai balli sull’aia in una sera di festa. Un bellissimo assolo di chitarra introduce Sangue sulle colline, lirica lancinante che racconta l’inutilità della guerra e il dolore insensato del terribile sacrificio umano.
Tra gli altri brani spiccano L’acqua del lago, una ballata dolcissima e delicata, Come i falò che suona come un valzer elegante, e la struggente ed intensa Anche tu sei l’amore. Dolce e malinconico è Il clarinetto di Nuto, un omaggio al clarinetto di Giuseppe (Pinolo) Scaglione, l’amico di Santo Stefano Belbo che avvicinò Pavese al mondo contadino diventando poi il personaggio di Nuto ne La luna e i falò.
L’album, in cui figurano anche due bei camei di Deidda, Nata a Premilcuore e Terras do grande lago, si chiude con Albergo Roma, in cui l’attore Carlo Simoni legge una riflessione di Pinolo Scaglione che esprime il rimorso dell’amico per non aver cercato Pavese quel tragico 27 agosto 1950, quando lo scrittore si suicidò in una stanza dell’albergo torinese. Si arriva, così, all’epilogo di un’esistenza bruciata nel fuoco di una tensione febbrile e segreta dell’animo.
Eppure ancora oggi la poesia di Pavese, scrive Vaccaneo,
ci aiuta e ci consola nel nostro cammino di uomini persi nella solitudine dell’universo (anche se interconnessi in ogni momento della nostra vita).
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