Nella terra dei cafoni di Silone, di Benedetto Croce, dello storico editore Carabba che pubblicò la prima opera di D’Annunzio, è nato e vissuto fino alla morte per una caduta da cavallo un misconosciuto poeta che imparò a leggere e a scrivere durante la transumanza dei greggi sulle alture marsicane. Cesidio Gentile, detto Jurico (Pescasseroli, 1847–1914), è stato un poeta dialettale italiano di professione pastore.
Nel 2024 la figura del poeta e pastore abruzzese è stata omaggiata nel film Un mondo a parte del regista Riccardo Milani, tra i cui interpreti c’è Antonio Albanese nei panni di un maestro elementare.
Nella finzione cinematografica l’azione si svolge nel piccolissimo comune marsicano di Rupe – nella realtà Opi – dove gli è stata dedicata la scuola elementare con un’unica pluriclasse. In Italia alcune scuole sono dedicate ai più grandi scrittori abruzzesi, da Benedetto Croce a Ignazio Silone, ma nessuna in realtà a “Jurico”, il cui soprannome deriva dalla professione praticata dal nonno, pastore anch’esso e cerusico, ossia una specie di medico di uomini e di animali nel campo della medicina popolare.
Vita e opere di Cesidio Gentile, il poeta pastore
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Le opere di Cesidio Gentile sono conosciute solo in ambito regionale e raramente pubblicate, se non dalla micro editoria.
Solamente Benedetto Croce, in appendice al volume Storia del Regno di Napoli (edizioni del 1925 e 1954), dedicò un’ampia sezione al concittadino poeta pastore di Pescasseroli:
“Da bambino, percorrendo i tratturi della transumanza delle greggi, che si snodavano dall’Abruzzo per giungere nel Tavoliere delle Puglie (tra i quali il Tratturo Pescasseroli-Candela), aveva imparato da solo a leggere e a scrivere. Durante quei duri tragitti era solito declamare le trame di importanti poemi cavallereschi, che, rivisitate, utilizzava per i suoi versi. In essi, si rispecchiavano prevalentemente vicende comunali, anche colorite, di ordine sia morale che sociale. La sua maggiore fatica letteraria è rappresentata dalla Leggenda marsicana, unica fra le sue opere pubblicate in cui è racchiuso il tentativo di un poema epico relativo alla storia dei Marsi".
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Nel 2005 Domenico Padalino raccolse e diede alla stampa in due volumi la Raccolta delle poesie “non sperse” e nel 2015 Gianluca Tarquinio curò per il centenario della morte il volume La vita e le opere di Cesidio Gentile detto “Jurico”, poeta-pastore di Pescasseroli (edizioni Kirke).
L’unica sua opera, la più nota, fu pubblicata nel 1904 col titolo Leggenda Marsicana. Versi. (Sarzana, Tipografia Lunense) ed è un poema dedicato alla Madonna Incoronata di Pescasseroli.
Sul sito del Parco Nazionale d’Abruzzo c’è questa nota:
Nella leggenda marsicana il poeta pastore Cesidio Gentile fa derivare la fondazione di Pescasseroli dalla vicenda drammatica di un giovane cavaliere crociato, Serolo, figlio del Conte Maracino, signore del castello. Serolo, partecipando alla I Crociata, incontra in Palestina la bella saracena Pesca, della quale si innamora e che sposa. In compagnia di un santo anacoreta, che aveva con sè la statuina lignea della Madonna nera, Pesca viene mandata da Serolo al castello. Una volta al castello, il vecchio Conte si invaghisce, non ricambiato, di Pesca che, fuggendogli, viene raggiunta e uccisa in prossimità di una sorgente (quel posto è da allora chiamato «malafede»). Tornato dalla Crociata e appresa la morte cruenta della sua sposa, Serolo muore di dolore. Sulla tomba dei due giovani sposi il vecchio Conte, in espiazione del delitto, fonda il paese che chiama Pescasseroli dall’unione dei due nomi.
Fu proprio Benedetto Croce a interessarsi di questa opera rivelatrice, nonostante la marcata impronta paesana, di una sorta di mediazione:
"Fra la letteratura colta e i sentimenti e concetti popolari”.
Cesidio Gentile non aveva frequentato alcuna scuola e aveva imparato, lui massaro di pecore, a conoscere l’alfabeto per istinto di natura. Non imparò solo a leggere, ma lesse i classici e molti altri libri dotti che forse oggi un liceale disdegna.
Scrive Ulderico Iorillo qui su Minima&Moralia:
“Pare avesse un’intelligenza viva e una memoria prodigiosa che lo aiutò a memorizzare decine di componimenti classici. Di sicuro lesse Omero, Dante, Tasso e Ariosto, ma anche Manzoni, D’Azeglio, Flaubert e Dumas, oltre ad avere nozioni di storia romana e francese, e di questa cultura faceva sfoggio nei suoi versi. Come fa nel tratteggiare alcuni passaggi di storia romana per contestualizzare la sua storia dei Marsi”.
Commenta Antonio Socciarelli nel saggio Gli aspetti antropologici nell’opera di Jurico:
“Jurico non soltanto è sfuggito all’analfabetismo ma è divenuto genio letterario della sua gente, forgiando mediante una padronanza sapiente, in un prodotto unico, memorie antiche e letteratura”.
Così scrive Gentile-Jurico in una nota autobiografica:
“Nacqui a Pescasseroli addì 28 giugno 1847. Crebbi colmo di miseria e di ignoranza, a motivo che a quei tempi scole elementari non esistevano, e alla scola privata mio padre non ebbe il potere a mandarmi. Di otto anni mi portai al bosco Pirinella a pasturare le pecore unito a lui. Nella capanna dei pastori mi imparai a conoscere le lettere dell’alfabeto e per istinto di natura ebbi un bel gusto di ascoltare le storielle popolari scritte in ottave: i racconti cavallereschi della Tavola rotonda mi davano molto a pensare. E così nella mia idea, a pena cominciai a scrivere, scriveva versi ispirati dalla mia fantasia (…). In vita mia ho scritto otre a centomila versi, ma tutti mi furono dispersi”.
Scrive Cesidio Gentile-Jurico in una poesia intitolata il Corno della Fata:
Fra mezzo ai monti Marsi/nacqui vil pastorello,/ebi, patrio ostello/una capanna./Al bosco Pirinella/ mio padre pasturava/con seco mi portava/per impararmi./Bimbo di nove anni/in mezzo a quel bosco fiero/imparai il vil mestiere/di guardar pecore.
La Madonna Incoronata di Pescasseroli, gemella di quella di Foggia, è una statuetta in legno, nera, con un globo nella mano destra e reggente con la sinistra i Bambino.
Nell’ottobre del 1903 Gentile-Jurico ripone fiducia in quella Madonna alla quale dedicherà il suo poema e scrive, citando Alessandro Torlonia (1800-1886) - colui che è ricordato per aver contribuito alla bonifica del territorio della Marsica, prosciugando il lago Ficino:
E tu sai perché Torlonia portò a compimento la grande opera? Perché ebbe fiducia in Maria. Ed anch’io ho fiducia che mi aiuti a raccontare alcuni dei fatti dei Marsi e la sua gloria.
Il poeta pastore nel Canto Primo si trova sul monte Argatone con il suo gregge:
Musa, son variu tempo che lasciasti/ un misero pastore sull’SArgatone/ in preda al vento tu l’abbandonasti/gli bei versi disperse l’aquilone/Ora vorrebbe ritoccar quel testo/che desti a Berni, a Dante e a Tassone/E mi rivolgo a quell’immagin pia/superbo vanto dalla patri mia/
Ma ora sono appunto come a un vetro/che con la pietra non ci poi cozzare/il nascimento mio è troppo tetro/con gli poeti non posso parlare/la grazia all’Incoronata solo impetro/E tutta a lui la voglia decantare/l’istoria Marsi degli tempi antico/che canterò se ho le Muse amico.
Se no mi agiute tu santa Maria/io pose penna carta e callamare/E resta tutta la mia poesia/se tu gusto non hai del mio cantare/ ma tanto prego a quell’immagin pia/che alle mie pregi si dovrà piegare/sper che lo voce mia voglia sentire/così dei suoi prodigi io possa dire.
Di cuor ti prego, o santa immagin Nera/e tutto dedico a Te mia Poesia (…)
Nel Decimo e ultimo Canto il poeta Gentile-Jurico si accomiata così dal lettore:
Lettor di vero cuor la man ti stento/Ti prego di non darmi d’ignorando/Il nome mio potresti tener a mente/Che mò te lo insegno al terminar del canto/Sono Gentile Cesidio di voi serviente/ di Pescasseroli e me ne preggio tanto/Che in fra le greggi e con la verga in mano/O’ scritto le memorie marsicane.
Nella commemorazione del centenario della morte (26.10.1914) il poeta pastore ha avuto il riconoscimento di una targa in pietra apposta sull’edificio dove nacque nella città di Pescasseroli che diede i natali pure al più illustre Benedetto Croce.
Non ho però notizie, nonostante una mia accurata ricerca, circa una scuola dedicata a Jurico, come è accaduto nella finzione cinematografica di Un mondo a parte.
E sarebbe buona cosa per le istituzioni scolastiche.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi è Cesidio Gentile, detto Jurico, il poeta pastore omaggiato nel film con Antonio Albanese
Grazie mille per aver parlato di questo sconosciuto, per me, poeta. Ho visto il film e ne sono rimasta commossa dalla Bellezza del racconto e dalla bravura degli attori. Sono di origini Abbruzzese -Molisana conosco a "pelle" luoghi. Cercherò di trovare qualche libro dell’autore così chiaramente citato.