Domani 10 ottobre si assegnerà il premio Nobel per la Letteratura e tra i favoriti fa capolino inaspettatamente anche il nome di Alexis Wright, scrittrice aborigena australiana.
La scrittrice sale al terzo posto tra i favoriti dalle società di scommesse, arrivando a competere con i due principali nomi sul podio per questo Nobel 2024, ovvero la cinese Can Xue e l’australiano Gerald Murnane.
Ricordiamo che l’anno scorso i pronostici hanno giocato un ruolo importante nella partita per l’assegnazione del Nobel per la Letteratura, infatti avevano previsto - proprio al terzo posto - la possibile vittoria del norvegese Jon Fosse. Mai sottovalutare i pronostici, dunque, a volte sono il miglior vaticinio.
Scopriamo chi è Alexis Wright e le sue opere più famose, tra le quali figura il suo capolavoro Carpentaria.
Alexis Wright: la vita e le opere
Alexis Wright è nata nel 1950, proviene dal popolo Waanji degli altopiani del Golfo meridionale di Carpentaria. Il suo acclamato primo romanzo Plains of Promise - ancora inedito in italiano - è stato pubblicato nel 1997 dalla University of Queensland Press ed è stato selezionato per il Commonwealth Writers’ Prize, The Age Book of the Year e il NSW Premier’s Awards.
In seguito Wright ha pubblicato racconti pluripremiati, tra gli altri suoi libri troviamo l’antologia Take Power (Jukurrpa Books, 1998), che celebra i vent’anni di diritti fondiari nell’Australia centrale, e Grog War (Magabala, 1997), un esame delle restrizioni sull’alcol a Tennant Creek.
Il suo ultimo romanzo, Carpentaria (in italiano I cacciatori di stelle, edito da Rizzoli), è stato pubblicato da Giramondo nel 2006. Il romanzo è un’epopea ambientata nella regione del Golfo, nel Queensland nord-occidentale, da cui proviene la sua gente, e racconta la vita nella precaria cittadina costiera di Desperance. Nel 2007 Carpentaria ha vinto il Miles Franklin Literary Award, l’Australian Literature Society Gold Medal, il Victorian Premier’s Literary Awards e tutti i principali premi letterari australiani.
Tra i suoi ultimi lavori Praiseworthy, che le ha permesso di vincere per la seconda volta il prestigioso Stella Prize. I critici lo hanno definito un romanzo epico, monumentale, potente e la presidente della giuria dello Stella Prize, Beejay Silcox, lo ha definito: “possente in ogni senso”, sino a certificarlo senza indugio come “il grande romanzo australiano”. Il romanzo è ambientato in una remota cittadina ricoperta da una perenne foschia che si fa metafora di tutto ciò che non va nella città; la trama segue le vicende della famiglia Steel. Il padre, Cause Man Steel, sta sviluppando un piano per salvare il suo popolo attraverso un modello di risparmio energetico basato sullo sfruttamento degli asini selvatici.
L’uomo compie una specie di moderna odissea attraversando il paese a bordo del suo “Falcon” per attuare il cambiamento; come una sorta di Don Chisciotte contro i mulini a vento.
In questo romanzo Wright ha fatto della satira contro il colonialismo lo spunto principale per la narrazione e anche la sua arma più affilata. Pur servendosi di una storia di finzione la scrittrice traccia un parallelismo a tratti cruento con la realtà, mostrando le possibili derive della società australiana, il rischio portato dal suo discorso sul deficit e delle sue politiche sulla sostenibilità.
Il capolavoro di Alexis Wright: “Carpentaria”
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Il vero capolavoro di Alexis Wright è però considerato Carpentaria, pubblicato per la prima volta nel 2006 ed edito in Italia da Rizzoli nel 2008 con il titolo Cacciatori di stelle.
L’opera fu molto celebrata in Australia - dove vinse tutti i principali premi letterari - e acclamata a livello internazionale, nel nostro Paese tuttavia non ottenne mai il successo commerciale sperato. La causa si potrebbe individuare già nell’infelice scelta di traduzione del titolo, Cacciatori di stelle, che sembra ricalcare un successo editoriale di quegli anni, Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini, va da sé che si tratta di due libri completamente diversi. Anche l’apparato paratestuale non ha aiutato la ricezione italiana di Carpentaria, in quanto copertina e titolo proponevano un prodotto totalmente diverso dal contenuto effettivo del libro: motivo per cui, nella copertina di questo articolo, abbiamo preferito mantenere la copertina originale del libro di Wright, che raffigura il serpente ancestrale, nella speranza che le future edizioni del romanzo ne tengano conto e mantengano questa scelta figurativa. Questo è uno dei casi in cui l’apparato paratestuale riesce a decretare il successo/insuccesso di un libro, a dispetto del valore della sua storia: la mancata corrispondenza tra forma e contenuto ha decretato il flop di vendite, oggi infatti il romanzo in Italia si trova fuori catalogo.
In Carpentaria la scrittura di Alexis Wright fonde mito e invenzione, politica e farsa, come è tipico della sua narrativa. Narrando l’epopea degli aborigeni del Queensland l’autrice fonde anche più linguaggi, servendosi di un inglese primitivo: tutte caratteristiche che, naturalmente, fanno di Carpentaria un romanzo complesso, adatto a un pubblico di lettori colti, non esattamente il tipico bestseller commerciale da record di vendite. Nel testo Wright intende creare - e ci riesce - una vera e propria polifonia linguistica, mischiando e fondendo in sé molteplici registri espressivi.
Di seguito un estratto del romanzo per dare un esempio della scrittura di Wright:
Ogni giorno, immancabilmente, i bianchi di città cominciavano a metamorfizzarsi lassù a Desperance, e facevano troppe domande, forse milioni, ai paesani bianchi. Will Phantom era così popolare, ma nessuno aveva una foto di quel gran piantagrane. «Nulla da dare,» a bianchi come loro… che mentalità chiusa.
Cosa scoprirono? Nulla.
Interessante inoltre notare che Alexis Wright ha ambientato il suo romanzo capolavoro nella zona del Golfo di Carpentaria, nel Queensland nordoccidentale, che è proprio la sua regione di nascita, la patria del suo popolo. La stessa autrice ha dichiarato in un’intervista al The Guardian, nel 2017, di aver voluto scrivere una storia per gli anziani sulle complessità e sul coraggio del nostro mondo di oggi, ma anche, collegando il passato e il presente:
Di portare il regno ancestrale in una storia di tutti i tempi.
Di seguito un altro estratto, che ci dà l’esatta misura dell’intensità espressiva di Wright che, pure nei momenti di massimo lirismo, non rinuncia a un sotto testo politico:
Era quella la differenza tra la povera gente del Pricklebush e quella di Uptown. I bianchi si erano arricchiti mettendo da parte abbastanza soldi da poter guardare gli altri dall’alto in basso perché tenevano in casa le statue dei loro santi. I loro progenitori spirituali avrebbero fatto miracoli ascoltando tutte quelle preghiere, e tale devozione l’avrebbero ricompensata in moneta sonante. Consacrati dalla profezia della ricchezza, sono benedetti dal denaro, era per quello che gestivano tutte le imprese in città.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi è Alexis Wright, la scrittrice australiana tra i favoriti per il Nobel
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