Quella di Jamaica Kincaid è una bellissima storia di riscatto. La scrittrice caraibica da anni appare tra i candidati favoriti dai bookmakers per la vittoria del premio Nobel per la Letteratura.
Nel 2020 era lei la candidata più quotata, in quanto “donna e non europea”. I principali siti di scommesse dicevano che puntando su di lei l’Accademia svedese avrebbe fatto una scelta “sicura”, dopo la discussa nomina dello scrittore austriaco Peter Handke , negazionista dei crimini di guerra in Bosnia, nel 2019.
Quell’anno tuttavia Kincaid fu data per favorita ma non vinse, il prestigioso premio andò invece alla poetessa statunitense Louise Glück. Ci sono forse più speranze per questo 2022?
In attesa di conoscere il verdetto di giovedì 6 ottobre scopriamo la vita e le opere della scrittrice antiguo-barbudana che ha trattato i temi dell’emancipazione femminile e dell’anti-colonialismo.
Jamaica Kincaid: la vita
Jamaica Kincaid è lo pseudonimo di Elaine Cynthia Potter Richardson. Nata il 25 maggio 1949 a Saint John Antigua, un’isoletta sperduta nel mar dei Caraibi, la giovane Elaine non ebbe vita semplice sin dalla più tenera età. Abbandonata dal padre, crebbe con la madre e il patrigno. La sua infanzia fu segnata dalla difficile situazione economica - la famiglia era molto povera - e dal difficile rapporto con la madre.
A scuola era considerata una “studentessa difficile”. Non brillò negli studi e iniziò a lavorare presto svolgendo le mansioni più disparate.
A soli sedici anni si trasferì a Manhattan decisa a prendere in mano la sua vita. Iniziò a lavorare come ragazza alla pari per una famiglia newyorkese, in seguito fu receptionist, impiegata e segretaria. Di giorno lavorava e di notte scriveva, firmandosi con lo pseudonimo di Jamaica Kincaid perché la famiglia d’origine non approvava il suo vezzo di scrivere storie.
Scrivendo per varie riviste, tra cui la rivista Ingenue e Forbes, Jamaica si fece notare nel mondo letterario newyorkese e, grazie alla stima del direttore William Shawn, approdò nella prestigiosa redazione del New Yorker nel ruolo di “staff writer”; vi sarebbe rimasta fino al 1995.
Una tematica ricorrente nei suoi scritti era la narrazione della cultura caraibica, oltre alla descrizione della geografia accecante e celeste della sua terra natale, Antigua. In seguito i suoi articoli sarebbero stati pubblicati anche in alcune raccolte di saggi e di racconti, come la rubrica "Talk of the Town" divenuta Talk Stories (2001)
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Nel 1983 nascosta dietro lo pseudonimo che tutelava l’anonimato della sua scrittura pubblicò il suo primo libro In fondo al fiume (At the Bottom of the River nell’originale, Ndr), una raccolta di racconti fortemente improntata sull’esperienza autobiografica. Già in quei primi testi si possono rintracciare le caratteristiche fondamentali dello stile di Kincaid: l’autobiografismo, quella forma di veridicità emotiva che le attribuirà la celebre scrittrice e critica Susan Sontag. Il racconto si mescola alla riflessione, il lirismo della prosa si mescola alla rabbia e all’urgenza di dire.
Jamaica scrive per riscattare la sua buia infanzia in cui i libri avevano rappresentato il suo unico conforto. Era un bambina solitaria, che leggeva e leggeva rannicchiata in un cantuccio. Il suo romanzo preferito era Jane Eyre di Charlotte Brontë che tuttora considera un libro capitale per la sua formazione.
Nel corso della lunga intervista rilasciata a Kathleen M. Balutansky, pubblicata con il titolo On Gardening (1998), Kincaid ha dichiarato:
Non potrete capirmi se non avete letto certe cose. Io non ho potuto capire me stessa finché non ho letto certe cose.
L’influenza di Jane Eyre si può ritrovare tra le righe dei principali romanzi di Jamaica Kincaid che hanno per protagonista una giovane donna forte ed emancipata: Annie John (1985), Lucy (1990) e L’autobiografia di mia madre (1996). Nelle opere della scrittrice caraibica si intrecciano la saga familiare, le contaminazioni del colonialismo, la difficile relazione madre-figlia connotata da un turbolento rapporto di amore-odio.
La narrazione del colonialismo è uno dei temi cardine della narrativa di Jamaica Kincaid che in ogni suo scritto si premura di rivendicare l’importanza dell’umano opposta alla dialettica “padrone-schiavo”. Secondo l’autrice il dominio colonialista è sempre presente nella società e possiamo ritrovarla nel sentimento di rabbia impotente presente nella lingua, nei gesti, negli sguardi e nel senso di inferiorità che tutto questo provoca. L’isola di Antigua, in cui la scrittrice è nata e cresciuta fu sottoposta al dominio britannico fino al 1967 e l’educazione scolastica di Kincaid ha profondamente risentito di questo: fu educata secondo il sistema inglese, malgrado fosse a stretto contatto con la cultura francese e creola.
Oggi Jamaica Kincaid vive tra Bennington, nel Vermont, e la California. Ha due figli, ormai adulti, Anne e Harold avuti dall’ex marito, il compositore Allen Shawn (figlio di quel William Shawn che fu il suo mentore al New Yorker, Ndr). Attualmente insegna scrittura creativa alla Bennington University e tiene un corso in studi afro-americani presso la Harvard University. Nel tempo libero si occupa di giardinaggio, sua grande passione ben descritta nel libro My Garden (2001), oltre che dedicarsi naturalmente alla scrittura.
Jamaica Kincaid: le opere
Le principali opere di Jamaica Kincaid sono state pubblicate in Italia dalla casa editrice Adelphi.
Tra queste ricordiamo:
- Autobiografia di mia madre (1997): Kincaid narra le vicende della caraibica Xuela che cresce nell’assenza della madre che è morta dandola alla luce.
Una storia carica di solitudine e risentimento in cui la protagonista intreccia la propria storia a quella di una madre mai conosciuta, cercando di dare un senso a un vuoto che porta con sé sin dalla nascita.
Autobiografia di mia madre
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- Un posto piccolo (2005): un originale romanzo-saggio ambientato ad Antigua in cui Kincaid denuncia la drammatica verità del colonialismo inglese intrecciandolo con la narrazione autobiografica.
Un posto piccolo
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- Lucy (2008): cresciuta in un’isola delle Antille, per sbarazzarsi dell’amore terribile della madre e della crudele indifferenza del padre, Lucy sbarca in un’altra isola, Manhattan. Ma scopre che anche nella città delle luci può regnare un’opprimente desolazione.
Lucy
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- Vedi adesso allora (2014): la storia di un matrimonio finito. Un altro libro intriso di un autobiografismo feroce in cui cui Kincaid narra l’inferno personale e privato della vita domestica.
Vedi adesso allora
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- Annie John (2017): è la seconda parte di un ipotetico romanzo di formazione in cui la protagonista, ormai adolescente, si confronta con un difficile ambiente personale e politico in un continuo duello quotidiano. Infine riuscirà ad emergere finalmente padrona della propria identità.
Annie John
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi è Jamaica Kincaid, la scrittrice caraibica tra i favoriti per il premio Nobel
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