Oggi Google celebra la giornalista e poetessa soraba Mina Witkojc, considerata una delle più importanti scrittrici e attiviste che portarono alla riscoperta della cultura del Basso Sorabo.
Mina Witkojc nasceva il 28 maggio 1893 a Burg, in Germania; in occasione dell’anniversario della sua nascita le viene dedicato un doodle realizzato dall’artista Siggiko. L’immagine ci mostra Mina intenta a scrivere all’ombra di un albero, circondata dai suoi amati gatti. Nessun dettaglio è lasciato al caso: nell’opera compare anche la sua bicicletta, con la quale Witkojc era solita spostarsi ogni giorno da Cottbus a Bautzen per svolgere le sue operazioni di propaganda.
Alle sue spalle possiamo scorgere una borsa semiaperta dalla quale fuoriescono alcuni giornali e quotidiani, a rimarcare l’attività principale di Mina Witkojc, quella di giornalista.
Chi era Mina Witkojc? Perché divenne un personaggio scomodo per la Germania? Scopriamo la sua storia.
Chi è Mina Witkojc
Mina Witkojc fu una giornalista e poetessa tedesca che scrisse in lingua soraba negli anni oppressivi della Germania nazista.
Nata a Burg nel 1893, Witkojc studiò a Berlino e divenne redattrice della rivista Serbski Casnik, che sosteneva la rinascita nazionale ceca. Si batté tutta la vita per la tutela della cultura soraba, ancora viva nella regione tedesca della Lusazia, tra la Sassonia e il Brandeburgo.
I sorbi o sorabi, l’etnia cui apparteneva la stessa Mina Witkojc, sono una popolazione slava occidentale che vive come minoranza in Germania. I Sorbi, in quanto minoranza, furono un gruppo duramente perseguitato negli anni del Nazismo.
La stessa Witkojc fu incarcerata e imprigionata nella città di Erfurt con l’accusa di Panslavismo: la si riteneva un’esponente del movimento che propugnava la nascita di un unico Stato nazionale slavo, in nome delle radici comuni dei popoli slavi.
Il vero nome di Mina era Wilhelmine Wittka, adottò lo pseudonimo di Mina Witkojc all’età di 28 anni, nel 1921, per firmare le proprie composizioni letterarie.
La vita di Mina Witkojc, l’usignolo dello Spreewald
Wilhelmine Wittka nacque a Burg, una piccola cittadina del Brandeburgo chiamata “Borkowy” (o Błota) in lingua soraba. Crebbe nella casa della nonna paterna e fin dalla giovane età lavorò come cameriera presso l’osteria del padre, chiamata “Osteria Pohlenz”. Intrisa di cultura popolare, sin da bambina apprese la propria lingua madre, lo wendish, la mitologia e i canti della Spinte, tipici della sua terra rurale.
Sveglia e intelligente, Wilhelmine avrebbe imparato anche la lingua, la letteratura e l’arte tedesca, avvicinandosi alla vita borghese grazie alla sua protettrice Valeska Raedsch. Iniziò a scrivere versi in tedesco, per poi tornare a scrivere in wendish successivamente all’incontro con i circoli nazionali sorabi che risvegliarono in lei la concezione patriottica. Una delle prime poesie che firmò con il nome di Mina Witkojc fu Primavera nello Spreewald in cui si proponeva di diventare L’usignolo dello Spreewald.
L’anno successivo, nel 1922, divenne redattrice per la casa editrice Schmalersche Verlagsbuchhandlung di Bautzen, in cui curava testi in lingua soraba. Avrebbe cantato la sua città natale, Burg, in tutte le sue composizioni liriche, testimoniando un forte legame con la propria terra d’origine.
Uno dei punti chiave dei suoi testi, sia letterari che giornalistici, era la “cowanje”, ovvero la speranza che un giorno il suo popolo potesse vivere in una società libera e democratica caratterizzata da un regime di solidarietà. Si ritrovò a combattere, sin da ragazza, contro gli ideali propugnati dalla Repubblica di Weimar. Nel 1945, terminata la guerra, sperava in un mondo più giusto in cui finalmente il popolo sorabo avrebbe potuto riconoscersi come tale. Scrisse la poesia Erfurtske spomnjeśa, in italiano Ricordi di Erfurt, quando la città tedesca di Erfurt entrò a far parte della zona di occupazione sovietica: dedicava parole euforiche ai russi, che vedeva come dei salvatori. Le sue speranze sarebbero state disattese.
Mina Witkojc, giornalista e attivista: una donna emancipata
Non solo poesia, Mina Witkojc si dedicò assiduamente anche al giornalismo, soprattutto nei turbolenti anni Venti. Lavorò alla redazione del Serbski Casnik (ovvero “Il giornale wendese”), in lingua soraba. Negli articoli pubblicati in quegli anni emergeva tutta la forza combattiva dei pensieri di Witkojc, la sua posizione politica critica nei confronti della Repubblica di Weimar. Nel 1925 si oppose apertamente, tramite una serie di articoli infuocati, all’elezione di Hindeburg come presidente: lo accusava di aver schiacciato la Rivoluzione di Novembre e di appartenere ai circoli militari più reazionari.
Mina non si limitava a scrivere, viaggiava molto, incontrava le persone nei villaggi wendesi, trasformava le proprie parole in propaganda. Divenne membro attivo dell’associazione culturale Maśica Serbska; attraverso i suoi scritti Witkojc si proponeva di dar voce anche alle questioni etiche e religiose.
Viveva sola, non era sposata, incarnava uno stile di vita molto controcorrente per l’epoca poiché vestiva con orgoglio i panni della donna emancipata. Ben presto divenne un personaggio scomodo per il regime.
A causa del suo attivismo e delle sue idee - espresse pubblicamente - venne arrestata e incarcerata a Erfurt. In seguito a quella dura esperienza di prigionia decise di lasciare la Germania e venne ospitata da alcuni amici cechi presso il castello di Dobříš, nella Boemia Centrale. Da quel luogo osservava il panorama innevato che si stendeva dinnanzi, componendo versi struggenti e lirici che suonavano come un addio:
Abbracciami, bianco splendore,
il mondo intero, se è la tua volontà...
Il mio cuore non raggiunge la notte noiosa,
non il silenzio amaro del silenzio...
Avrebbe fatto ritorno a Bautzen soltanto nel 1954; sarebbe stata fermata alla frontiera i suoi manoscritti sequestrati perché scambiati per propaganda politica. Ormai aveva sessantun anni, non aveva mai smesso di scrivere poesie: i suoi versi furono pubblicati dalla casa editrice Domowina, soltanto dopo una rigida operazione di censura.
Nel 1964 Mina Witkojc ricevette il Premio Ćišinski per la sua opera letteraria. Negli ultimi anni della sua vita tornò a vivere a Burg, in una piccola casa simile a quella dove aveva trascorso l’infanzia. Povera, ma felice; continuava a vedere sé stessa come la ragazza che parlava a un usignolo promettendogli qualcosa. Proprio come aveva scritto in quella sua prima poesia giovanile, Primavera nello Spreewald, tanti anni addietro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi è Mina Witkojc, la poetessa protagonista del doodle di oggi
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