Morì poco prima dello scoppio della Prima guerra mondiale, Paul Johann Ludwig Heyse. Era il 2 aprile 1914 e gli equilibri del mondo apparivano ancora precari, in bilico sull’orlo del baratro. Heyse era diventato cittadino onorario di Monaco e ormai apparteneva alla cerchia ristretta dell’aristocrazia di Baviera, faceva parte anche dell’eminente circolo letterario cittadino Die Krokodile; fu sepolto nella sezione più antica del cimitero di Waldfriedhof.
L’ultimo lavoro del grande poeta, filologo e drammaturgo tedesco, insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1910, era dedicato al Paese che più di tutti aveva amato, l’Italia: si intitolava Racconti popolari italiani, nell’originale tedesco Italienischen Volksmärchen , in qualche modo sanciva il suo imperituro amore per il Bel Paese di cui aveva amato le lettere, la cultura e persino le fantastiche fiabe che nascevano dalla tradizione del racconto orale, popolate da strane creature, quali folletti, elfi, giganti e fate. Paul Heyse era uno dei poeti più popolari nella Germania di metà Ottocento, soprannominato Dichterfürst (letteralmente: “Il Principe della Poesia”); rinomato in patria per i suoi racconti, le sue novelle e la sua vasta produzione letteraria che, quattro anni prima della morte, gli valse il Premio Nobel con la seguente motivazione:
Un tributo alla consumata capacità artistica, permeata dall’idealismo, che egli ha dimostrato durante la sua lunga carriera produttiva come poeta lirico, drammaturgo, novellista e scrittore di storie brevi famose nel mondo.
Heyse aveva ottant’anni, era malato e non poté partecipare di persona alla cerimonia di consegna del Premio. Alla sua morte aveva scritto più di 177 racconti, oltre sessanta drammi e una quantità incalcolabile di poesie e poemi. Ripercorriamo la vita e le opere di questo grande poeta di lingua tedesca.
Paul Heyse: la vita
Figlio d’arte, Paul Johann Ludwig Heyse era nato il 15 marzo 1830 a Berlino. Suo padre era Karl Wilhelm Ludwig Heyse, rinomato filologo e professore all’università della capitale. Prima ancora suo nonno, Johann Christian August Heyse, fu un famoso grammatico e lessicografo tedesco. L’amore per le parole, insomma, scorreva nel sangue di generazione in generazione. Per tradizione famigliare anche Paul Heyse fu uno studente modello, frequentò il rinomato ginnasio Friedrich Wilhelms nel 1847.
La sua famiglia aveva contatti con i maggiori intellettuali tedeschi del tempo e il giovane Paul fu da subito immerso in quel mondo letterario di cui ebbe modo di respirare l’atmosfera sino a esserne completamente imbevuto.
Terminato il ginnasio iniziò a dedicarsi agli studi filologici e partecipò al circolo letterario berlinese Tunnel über der Spree. Nella stesura della sua tesi di laurea fu seguito da uno dei più rinomati filologi tedeschi del tempo, Friedrich Diez, considerato il fondatore della disciplina della Filologia Romanza. Abbiamo detto che Heyse era un brillante studente; tuttavia le sue capacità e il suo talento nello studio non lo tenevano certo lontano dai guai. Dopo appena due anni fu allontanato dall’università di Bonn per aver avviato una relazione clandestina con la moglie di uno dei suoi insegnanti. Lo stesso anno della clamorosa debacle iniziò il suo successo come romanziere: la sua prima raccolta di racconti fu pubblicata, in forma anonima, dal padre e, più tardi, fu la volta della sua prima tragedia, la Francesca da Rimini, che già in qualche modo prefigurava il grande amore tra Heyse e il Bel Paese: il titolo non era certo casuale, faceva riferimento a D’Annunzio, il primo a definire “Da Rimini” colei che era storicamente ritenuta Francesca Da Polenta.
Iniziò a vincere alcuni contesti letterari all’interno del circolo del Tunnel über der Spree e si distinse con la pubblicazione di diversi racconti tra cui Marion (1852). La sua carriera letteraria era appena iniziata; ma il talento letterario era inscindibile dalla passione filologica. Dopo la laurea cum laude Heyse ottenne il dottorato in filologia, una borsa di studio di ben 500 talleri offertagli dal governo prussiano, e partì alla volta dell’Italia, nel maggio del 1852, alla ricerca di antichi manoscritti provenziali.
Paul Heyse e l’amore per l’Italia
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Il soggiorno italiano fu una delle esperienze più memorabili della sua vita, come testimonia anche il prezioso e ben documentato diario, in due volumi, che l’autore tenne in quegli anni. Paul Johann Ludwig Heyse soggiornò a Venezia, Milano, Roma e Napoli; il suo interesse non era rivolto soltanto alle opere artistiche o ai paesaggi, ma era affascinato da ogni cosa, in particolare dalle persone e dalle loro usanze.
Nei suoi appunti ci restituisce un’immagine vivida, colorata e brillante del nostro Paese - diversa da quella colta da altri grandi autori tedeschi, tra cui Goethe. Quella narrata da Heyse è un’Italia “spensierata” come la giovinezza. A un certo punto nel suo primo diario scrive di non aver affatto l’intenzione di descrivere gli edifici, le chiese e i palazzi romani, tranne che per “brevi cenni”, ma di voler documentare il suo vissuto interiore (lo definisce proprio con queste esatte parole: “mondo interiore”) e i contatti con la “brava gente”. Tra le persone incontrate da Heyse durante il suo viaggio spiccano numerosi grandi intellettuali dell’epoca, tra cui pittori e poeti. Fu cacciato da Roma per aver tentato di copiare un manoscritto all’interno della Biblioteca Vaticana e viaggiò a lungo a Napoli, tra Ischia e Sorrento. Furono vani i tentativi dello zio, Thedor Heyse (che alloggiava a Roma), di farlo riammettere alla Biblioteca per consentirgli di concludere la sua ricerca.
Intanto Paul faceva propria la cultura italiana anche attraverso le traduzioni, ne divenne il “mediatore”. Tanto che ormai era considerato “l’italianissimo”: furono molto rinomate in Germania le sue traduzioni delle opere di Leopardi, Foscolo, Manzoni. Curioso che, in una pagina del suo diario, Heyse raccontasse di una sua gita sul Lago di Como alla ricerca dei personaggi descritti da Manzoni nei Promessi Sposi - dobbiamo immaginarlo come un vero e proprio bestseller dell’epoca.
Impiegammo una giornata intera per una gita sul lago di Como, per vedere a Villa Carlotta L’esercito di Alessandro e Amore e Psiche di Canova, nonché le opere d’arte di Villa Melzi e per far rivivere, sulle incantevoli rive del lago, i personaggi dei Promessi Sposi.
Stupefacente, poi, la sua descrizione di Roma che descrive come la città dei contrasti, in cui il moderno si mescola all’antico: l’occhio del novizio, scriveva Heyse, si abitua infine a decifrare, sotto strati di sovrapposizioni storiche e architettoniche, il “palisensto solenne della Roma antica”.
Anche una volta tornato in patria, Heyse non cessò mai di decantare l’Italia e di farsi portavoce della cultura italiana.
Il 15 marzo 1910, per celebrare i suoi ottant’anni, poeti e intellettuali italiani lo festeggiarono con una raccolta miscellanea dei loro versi. Nella raccolta dedicata a Paul Heyse figuravano poesie di Pascoli, Ada Negri, Arrigo Boito e Antonio Fogazzaro. Questi scritti testimoniano il grande amore dei nostri letterati per il poeta e filologo tedesco. Il suo Nobel fu festeggiato tanto in Italia quanto in Germania.
Le opere di Paul Heyse
Il paesaggio italiano ispirò a Heyse alcune delle sue opere maggiori, che decretarono la sua fama. Tra queste ricordiamo L’Arrabbiata , il suo racconto lungo più famoso pubblicato nel 1855, e la raccolta dei Canti di Sorrento (1852/53). In Germania, terminato il dottorato, Paul Heyse divenne un professore universitario di Filologia Romanza. Fu iinfine il re di Baviera, Massimiliano II, a chiamarlo a Monaco per offrirgli una cattedra nell’università della capitale. Arrivò a Monaco nel maggio del 1854, un mese dopo il suo matrimonio con Margarete Kugler, e il suo primo figlio, Franz, nacque nella cittadina. Seguirono altri due bambini e la tragica morte della moglie, ancora giovane, a causa di una grave polmonite.
L’autore si risposò cinque anni dopo con Anna Schubart nel 1867; nel corso della sua lunga vita assistette, impotente, anche alla morte dei figli. Le tragedie della sua vita privata, tuttavia, non intaccarono la sua gloria letteraria.
Nel frattempo Heyse continuava a scrivere, senza interruzioni: opere teatrali, drammi, poesie e anche romanzi, tra cui il famoso L’ultimo Centauro, in cui fa emergere un culto pagano ed estetizzante della vita. Ancora oggi le sue liriche, tra cui Lieder und Bilder (Canzoni e immagini, 1877); Verse aus Italien (Poesie italiane, 1880) e Auf den Tod eines Kindes (Alla morte di un bambino) o Ueber ein Stündlein sono considerate tra le maggiori opere di lingua tedesca.
Le novelle di Paul Heyse “l’Italianissimo” e il lago di Garda
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Le novelle di Paul Heyse presentano quasi tutte un’ambientazione italiana, a testimonianza del suo eterno amore per il nostro Paese che non sbiadì mai nel tempo. Persino da anziano si allontanava da Monaco soltanto per le sue immancabili vacanze sul lago di Garda. Proprio a Gardone Riviera decise di stabilire la propria residenza estiva, il cui progetto fu affidato all’ingegnere Angelo Fuchs: la chiamò Villa Annina, in onore della sua seconda moglie. Vi soggiornò a lungo prima della malattia, sino al 1909. Al lago di Garda dedicò anche alcune celebri novelle, Novellen vom Gardasee.
Era innamorato del dolce paesaggio gardonese, della luna piena e della cima innevata del Monte Baldo. Leggenda narra che avrebbe voluto essere sepolto nel giardino di Villa Annina; ma le cose andarono diversamente. Oggi la villa ha preso un altro nome, è detta “Villa Itolanda” e sorge nei pressi del casinò; è circondata da un giardino botanico di oltre 10mila metri quadri, che comprende anche alberi secolari, tuttora esistente.
“L’italianissimo”, così sarebbe stato ricordato Paul Johann Ludwig Heyse; un destino curioso per colui che è considerato il “Dichterfürst”, il Principe della poesia tedesca.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Paul Johann Ludwig Heyse, il Premio Nobel tedesco che si considerava “italianissimo”
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