La storia ci ha consegnato l’icona quasi sacrale del genio, Leonardo da Vinci, ma ha eclissato la memoria della donna che lo partorì.
Dalle poche informazioni biografiche sulla vita di Leonardo sappiamo che era figlio illegittimo, nato al di fuori del matrimonio, ma soltanto ora, dopo secoli, emerge l’affascinante ritratto di sua madre: la donna-madre del genio Da Vinci più enigmatica del sorriso di Monnalisa, più immacolata della Vergine Maria, finalmente ha un nome.
La madre di Leonardo da Vinci si chiamava Caterina ed era una schiava circassa, originaria delle regioni del Caucaso.
La verità è stata resa nota da un libro Il sorriso di Caterina. La madre di Leonardo (Giunti, 2023) scritto da Carlo Vecce, studioso della civiltà del Rinascimento e docente ordinario all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale. L’accurata ricerca storica di Vecce ha avuto inizio da un atto notarile ritrovato nell’Archivio di Stato di Firenze.
Scopriamo di più sull’identità di Caterina, madre di Leonardo da Vinci, e la biografia romanzata che le è stata dedicata a partire da quel suo profondo trait-d’union con la Gioconda: il sorriso.
Chi era la madre di Leonardo Da Vinci?
Il fatto curioso è che la ricerca dello studioso Carlo Vecce è partita dalla volontà di smentire quella che veniva ritenuta una falsa attribuzione. A dare inizio all’indagine storica è stato il ritrovamento di un documento originale presso l’Archivio di Stato di Firenze, datato 2 novembre 1452, a firma del notaio Pietro da Vinci, padre di Leonardo.
Un’iscrizione in particolare ha attirato l’attenzione degli studiosi:
filia Jacobi eius schlava sue serva de partibus Circassie
Il documento a firma di Da Vinci attestava la liberazione di Caterina, schiava originaria della Circassia, da parte della sua padrona fiorentina Monna Ginevra.
Da quel momento si è insinuato negli studiosi il sospetto che la madre di Leonardo potesse essere una schiava: con il fermo proposito di smentire questa idea Carlo Vecce ha approfondito la storia di Caterina per poi scoprire, inaspettatamente, che si trattava della verità. Fu Pietro da Vinci a liberare Caterina: la amò, racconta Vecce, quando era ancora una schiava e procedette alla liberazione quando lei era incinta di suo figlio.
Sulla vicenda di Caterina si stende un torbido presagio che, dal punto di vista storico, ci permette di guardare i fatti con maggiore obiettività: non fu liberata propriamente per “amore”. Nello stesso documento viene riportato che la donna era pagata 18 fiorini l’anno, una cifra vertiginosa, il che lascia intendere agli studiosi che probabilmente Pietro da Vinci non la utilizzasse solamente come “schiava domestica”. La donna fu liberata a novembre, pochi mesi dopo la nascita di Leonardo.
La scoperta, naturalmente, cambia la storia stessa del “genio Leonardo” rivelando le sue origini caucasiche: Leonardo da Vinci è italiano per metà, figlio di una straniera, di una schiava, un’emigrata. Le origini meticce del Genio ritenuto patrimonio nazionale dovrebbero farci riflettere più profondamente sulle questioni identitarie e il trattamento che ancora oggi, sebbene siano passati secoli dal Quattrocento, riserviamo ai profughi. Si stende così sulla storia di Leonardo da Vinci una prospettiva pietosa: nato da una schiava strappata alla sua terra, figlio illegittimo. In seguito Leonardo, novello bambino “divino”, santificò la madre donandole il sorriso pietoso di Maria ne La vergine delle rocce (1483-1486).
Il legame con la prospettiva sacrale è, del resto, dato anche dal primo dipinto di Leonardo ora custodito nella chiesa di San Bartolomeo a Monte Oliveto: un’Annunciazione. Nei paesaggi esotici che fanno da sfondo alla scena, osservano ora gli studiosi, è possibile rintracciare l’influenza della madre che probabilmente raccontò al figlio le leggende e i miti della propria terra. Sullo sfondo del quadro, dietro le spalle della Madonna e dell’Arcangelo, si possono scorgere una montagna e una città di mare: è il luogo d’origine di Caterina, il Caucaso.
Il sorriso di Caterina: il libro di Carlo Vecce
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Chi era la madre di Leonardo? Caterina, una donna nata libera e selvaggia nei monti del Caucaso, abituata a correre nel vento come i cavalli, che ha consegnato al figlio il suo sogno più grande: la libertà, che è il desiderio pungente, segreto di tutti gli schiavi. Fu rapita quando era solo poco più di una bambina, poi venduta: fu portata prima in Russia, poi a Bisanzio, a Venezia per lavorare nelle manifatture tessili attorno a Rialto e, infine, a Firenze dove fu acquistata da Monna Ginevra d’Antonio Redditi e il marito di lei Donato di Filippo di Silvestro. In seguito fu presa come balia dalla famiglia Castelli, dove la giovane donna ebbe modo di conoscere Pietro, colui che sarebbe stato il padre di Leonardo.
Caterina arrivò a Firenze nel 1442, quando aveva soli quindici anni - sarebbe stata liberata dieci anni dopo, nel 1452.
Questo, almeno, è quanto emerge dal libro di Carlo Vecce Il sorriso di Caterina. La madre di Leonardo appena edito da Giunti (2023, 528 pp., 19 euro). Non un saggio, ma una biografia storica romanzata che in parte gioca con il personaggio, immaginando per la donna ridotta in schiavitù un passato da principessa, come figlia del principe del Caucaso, Jacob. Nel romanzo l’autore intreccia la verità storica, data dalle fonti originali e attendibili, alla licenza letteraria della fiction che colma i vuoti e le lacune lasciate dalla Storia.
Recensione del libro
Il sorriso di Caterina. La madre di Leonardo
di Carlo Vecce
Nel libro di Vecce, cui farà presto seguito un saggio scientifico, la madre di Leonardo non ha voce: la sua storia viene raccontata dal punto di vista dei vari uomini che la incontrano nel corso del suo viaggio per sottolineare la libertà che le è sempre stata negata; fu ceduta come un oggetto di mano in mano e mai liberata davvero.
La liberazione di Caterina, stando alla ricostruzione di Vecce, non fu un atto d’amore ma un dovere obbligato: ai tempi si prevedevano pene gravissime per chi metteva incinta una schiava, in quanto si trattava di una proprietà privata. Fu vera libertà? Non proprio, Caterina fu data in sposa a un contadino di nome Attaccabrighe dal quale ebbe altri cinque figli. Visse poco lontano da Vinci e poté quindi stare accanto anche al piccolo Leonardo durante i suoi primi dieci anni di vita. Rivide il figlio amatissimo a Milano un’ultima volta, poco prima di morire.
Caterina si spense tra le braccia di Leonardo da Vinci nel 1494. Il figlio le rese omaggio con i funerali degni di una nobildonna. Sembra che sia stata sepolta a Milano, nella cappella dell’Immacolata Concezione, proprio dietro la chiesa di Sant’Ambrogio.
A liberare davvero Caterina fu Leonardo, che almeno in morte concesse alla donna la dignità che le era stata sempre negata in vita. Leonardo da Vinci portò sempre nel cuore il luogo d’origine della madre - appare infatti riprodotto in varie forme in diversi suoi dipinti. Da lei, pare, ebbe in dono il talento per il disegno (che per le donne circasse era un’arte) e fece proprio anche quell’anelito insopprimibile di libertà ereditato - ora finalmente possiamo dirlo - dai geni materni.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era la madre di Leonardo da Vinci? La verità in un libro “Il sorriso di Caterina”
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