Chi ha raccolto le conchiglie
- Autore: Mariacarla Rubinacci
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2013
Chi ha raccolto le conchiglie (LCE edizioni, 2013) scritto dalla scrittrice Mariacarla Rubinacci racconta di una storia così intensamente travagliata e raccolta tra le pieghe inesorabili dell’anima che a conclusione della lettura è impossibile non lasciarsi toccare dalla sottile e delicata voce di colei che dolcemente narra la vita della protagonista di nome Sandra. L’autrice appare sotto le vesti dell’io narrante che in terza persona racconta a tratti, alternandosi con la voce della protagonista, le sue esperienze esistenziali, i suoi dubbi e soprattutto i suoi dissidi interiori che vedono come punto centrale la scoperta di un’inaspettata omosessualità.
La vita di Sandra è scandita attraverso il ritmo a volte lento e a volte incessante della quotidianità: studi, famiglia, matrimonio e una figlia di nome Martina. Tutto all’apparenza si incolla perfettamente al cartellone della socialità. Sandra è adeguatamente vestita con un abito e una maschera che la rendono la donna normale per eccellenza in quella vetrina che è la nostra tanto agognata quanto beffeggiata società.
Nessuno, guardandola, direbbe cosa si cela dietro i suoi occhi e le sue mani, dietro il suo corpo e la voglia silenziosa di ricevere carezze, carezze che deve a tutti i costi nascondere, truccare, per far sì che non vengano ripudiate perché sbagliate.
Sandra vive una vita come tante altre ma dentro è profondamente sola.
Sandra non crede nell’amore, non sa cosa sia, forse una matassa, forse un grande problema di cui non vuole sentire il peso. Ma Sandra crede nelle storie d’amore, quelle brevi, con persone diverse, che sai che finiscono, perché poi devi sentirti libera di iniziare nuovamente e senza legami una nuova relazione. Così è tutto più facile, così si riesce a sopravvivere, ma fino a quando? Non riesce a dimenticare ciò che ha sconvolto la sua esistenza, mostrandole inavvertitamente un percorso diverso che non sapeva esistesse.
Ma quel percorso è una deviazione o è la strada?
Quando aveva 8 anni un episodio segna la sua fragile esistenza. Una vacanza come tante altre, un gioco come tanti altri, una ragazzina di nome Mara le insegna ad amare. Di due anni più grande di lei, Mara la bacia, facendole sentire il calore del suo corpo, le sue labbra umide di sale e speranze fino ad allora sconosciute. Intraprendenza o desiderio? Scoperta o illusione? Da quel momento il legame tra Sandra e Mara diventa sempre più forte, si tinge di passione e sentimento, di sofferenza, ma poi finisce. Le due ragazze ormai cresciute prendono strade diverse e Sandra costruisce la sua vita sulla menzogna e la maschera. Frequenta donne diverse, conta le proprie giornate raccogliendole tra le lenzuola di letti stranieri che non assomigliano mai all’amore e alla felicità.
Tutto questo perché qualcuno ha fatto cadere il vaso che conteneva le conchiglie senza raccoglierlo.
La metafora che dà il titolo all’intero romanzo rappresenta tanti aspetti di questa storia che affonda le radici nella ricerca dell’essere e nel desiderio di completamento attraverso l’altro.
Nella cabina sulla spiaggia nella quale Sandra e Mara si sono scambiate i primi attimi della loro innocenza, un vaso dove la protagonista aveva raccolto le conchiglie che voleva mostrare alla madre, cade, sparpagliandone il contenuto a terra. Quelle conchiglie divise, strappate l’una dall’altra, lontane dalla loro casa, diventano il letto su cui metaforicamente i corpi delle due donne s’incontrano per la prima volta e anche quando si allontanano definitivamente, quel letto resta il primo e l’ultimo simbolo di un amore che resta sospeso nel tempo in attesa di essere raccolto e rimesso a posto.
Nonostante le esperienze omosessuali che Sandra tenta di vivere, lo fa nascondendosi per la paura di apparire ciò che è, ma è alla figlia Martina che decide di confessare la sua vera identità. Il matrimonio con il marito diventa l’ennesimo tentativo di chiudere in faccia la porta ai suoi desideri veri e celati per non essere rinnegata. Ma quando anche il matrimonio fallisce, Sandra cede sotto il peso dei sogni e confessa a sua figlia chi è realmente ed è attraverso questa confessione che la donna riconquista quella perduta libertà, quella stessa che inconsapevolmente le era stata portata via da Mara.
L’unica libertà possibile è nell’amore, nell’accettazione dell’altro come riconoscimento di se stesso e nel desiderio di completamento. Mara ha lasciato Sandra in balia di se stessa, l’ha costretta a cercare altrove il suo cammino, l’ha resa un barattolo vuoto senza le sue conchiglie. Ma la mano che le raccoglierà arriverà, calda e comprensiva, arriverà a premiare l’attesa, gli sbagli, le delusioni e gli inganni, perché l’amore vero è carnale e spirituale, è il doveroso riconoscimento che ci sentiamo liberi solo nel corpo e nell’anima dell’altro.
Sartre sosteneva che la vita è libertà, cioè possibilità di scegliere un modo di essere e di vivere nel mondo. Sandra si nega questa possibilità per lungo tempo, pur conservando inconsapevolmente l’amore per Mara. Ma se l’amore è la vita stessa, allora amare significa essere liberi, la conquista a cui Sandra finalmente arriva, con travaglio e sofferenza, dimostrando che l’amore non è una matassa né un problema, è ciò che giustifica la nostra esistenza.
“Ciò che ho amato, l’abbia o no conservato, l’amerò sempre.” Andrè Bretòn.
Chi ha raccolto le conchiglie
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