Cielo, la mia musica!
- Autore: Leonardo Lodato
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Credo che le canzoni rappresentino un potenziale argomento serio. Se non rimane prerogativa dei tanti idioti col microfono (parlo di cantantucci e parlo di troppi giornalisti musicali-e-basta), parlare o scrivere di canzoni può introdurre a divagazioni solo apparenti: ontologie minime e massime ispirate, talvolta persino sostenute, da musica e parole. Leonardo Lodato è un giornalista di lungo corso (La Sicilia) e appartiene al novero (esiguo?) di chi credeche le canzoni debbano servire a qualcosa di più che indurti al canticchio mattutino sotto la doccia o a dimenarti come un orango da discoteca in fascia notturna (almeno il “macaco” e “i ragazzi scimmia del jazz” di Paolo Conte erano portatori di poetica tutta loro).
Te ne accorgi sin dalle prime pagine che “Cielo, la mia musica!” (Domenico Sanfilippo editore, 2020) non è un libro musicale come gli altri. Per mantenersi prossimo a entrambi (cielo e musica), il libro parte da una prefazione ambientalista di Fabrice Quagliotti - tastierista di quei Rockets che allo scavallare dei Settanta ci iniziarono allo space-rock -; poi sorvola su viaggi aerei, Coldplay che rivisitano i Kraftwerk, e svariate altre meraviglie musical-celesti (Bowie e Pink Floyd, fra tutte), quindi plana rasoterra su una Sicilia che canta, suona e non ti aspetti. Questo libro dialogico e poco convenzionale rema al largo dalla stereotipia delle solite domande ai soliti noti (Battiato, Consoli, fratelli Bella & Co.), assumendo a interlocutori autori e autrici siciliani di fascia meno apparente, a loro volta sbiechi e a loro volta convinti che a canzoni, se non rivoluzioni, si possa almeno cantare cose un minimo interessanti. Come in un’ideale calendario dalle pagine meta-musicali, gli artisti-emblema sono dodici: sotteso a domande e risposte lo stesso filo-rosso della passione. La passione che muove la scelta musicale e le passioni ad essa satellitari, come sanno e possono essere la pittura (Andrea Cantieri, Marian Trapassi), il mar Mediterraneo (Bob Salmieri), l’impegno politico (Pupi di Surfaro), ma anche “il cioccolato, guardare le stelle, ridere fino alle lacrime” (Roberta Finocchiaro). Insomma cose piccole e grandi che ti fanno battere il cuore, dentro e oltre la musica, compresi limiti e debolezze che avvicinano l’artista-persona alla gente comune.
Attraverso gli abili colloqui condotti da Leonardo Lodato - complici una caponatina e un piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino -, del prolifico film composer Paolo Buonvino scopriamo, per esempio, la paura di volare; e di Mario Venuti che soffre il mal di mare. Non cito tutti (e gli assenti non me ne vogliano) e non cito tutto di questo saggio policromo e scorrevole, che pur muovendo da due dei canoni siciliani più diffusi – il cielo e il mare – li destruttura in progress, attraverso interviste che consegnano il quadro ulteriore di un’isola e dei suoi interpreti musicali. L’ultima parola tocca di diritto all’autore, desunta dalle note private redatte a incipit di questo libro (Istruzioni per l’allunaggio, pagg. 13-14):
“Sono passati cinquant’anni?(…) con il naso all’insù, scrutavo il cielo in cerca della Luna. In cuor mio, probabilmente, speravo di incontrare l’ombra di Neil Armstrong intento a lasciare la propria impronta, la prima in assoluto sul suolo lunare. dal soggiorno, con mio padre accucciato sulla sua poltrona preferita, arrivava gracchiante dal Telefunken in bianco e nero la voce di Tito Stagno che, qualche anno dopo, avrei imparato ad associare a quelle di Paolo Valenti, Sandro Ciotti, Nando Martellini e Bruno Pizzul. Era quello il mio primo timido tentativo di stabilire un contatto con lo Spazio, con quell’infinita distesa di azzurro che sovrastava e sovrasta ancora la mia vita di bipede umano. Non sapevo ancora che, un giorno, sarei andato alla scoperta della parte oscura della Luna, senza ancora conoscerne il alto più chiaro, più familiare a noi. Come dice Leopardi nel “Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggero”: “Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce, non la vita passata, ma la futura. P.S. Life on Mars”.
CIELO, LA MIA MUSICA!
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