Come sabbia nel vento di Sonia Raule e Vasken Berberian

Un romanzo classico, una storia d’amore, di dolore, di malattia, di riscatto, di speranza, di drammi epocali che hanno colpito i tempi recenti. Questo è il risultato ottenuto in "Come sabbia nel vento" (Sperling & Kupfer, 2011), opera a quattro mani di una coppia inedita: l’italiana Sonia Raule, nota alle cronache artistiche, televisive, mondane e non solo, e Vasken Berberian, un esordiente scrittore armeno, cittadino del mondo e regista televisivo. La storia doppia vede protagoniste due donne opposte: siamo a Milano, negli anni novanta, quelli dell’affermazione delle tv commerciali e Alice Rodari, bella, elegante, intelligente, piena di fascino e di professionalità, viso noto in un talk show di successo, vive la sua vita privata distrattamente. Sposata con un ricco cardiochirurgo di origine armena, Levòn, è madre di un bambino di appena quattro anni; sarà proprio il medico a portare a casa come baby sitter la seconda donna protagonista del romanzo, Lena, fuggita dall’Armenia dopo il terremoto che ha distrutto la sua casa e la sua famiglia, donna forte e determinata anche se colpita da vicende familiari e personali che ne hanno minato l’energia.
L’incontro fra le due donne, una ricca, l’altra poverissima, una piena di successo e di aspettative, l’altra disperata per la sorte del suo popolo e del suo uomo di cui non ha più notizie, l’una al centro di attenzioni di un pubblico adorante, l’altra alla ricerca della ricostruzione di una speranza di vita, porterà ad un incontro finale pieno di umanità, di intensità emotiva, di ricchezza spirituale. L’amicizia fra le due donne passa attraverso scelte dolorose, che mettono a nudo infanzie diverse ma ugualmente dolorose, percorsi di vita tortuosi che troveranno una sorta di riscatto solo dopo aver superato ostacoli apparentemente insormontabili, forti solo della speranza e della fede. Il dramma dell’Armenia, il genocidio del 1915, il rapporto con i Turchi e poi più recentemente l’invasione dell’Unione Sovietica, la voglia di riscatto e di libertà di quel popolo valoroso, tutto viene raccontato in parallelo con una Milano degli anni più frivoli e spensierati: la “Milano da bere”, le sue boutiques, le feste, i vernissage, gli studi televisivi, le ricche villeggiature e le bellissime case piene di ogni confort che si misurano con una terra, l’Armenia, dove un terremoto ha cancellato ogni traccia di vita, abbandonando una popolazione già provata ad una difficile sopravvivenza.
Lena la coraggiosa e Alice la signora superficiale e ricca (che attraverso un’esperienza dolorosa ritroverà la sua umanità ed i veri valori) ci raccontano una storia di amicizia, di identificazione, di ricchezza spirituale, di generosità che ci riconciliano con immagini femminili recenti che ci avevano francamente disgustato. Il libro è scritto con un linguaggio piano, senza enfasi né retorica, si legge quindi con rapidità e quasi leggerezza, anche nelle sue pagine più intense e drammatiche: una lezione di storia e di umanità, impartita senza moralismo, con commossa partecipazione.