Cos’è il buon senso? Come scriveva Alessandro Manzoni ne I promessi sposi:
Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune.
Ci sono stati molti filosofi che hanno fatto una distinzione tra senso comune e buon senso. Le due cose talvolta però ancora oggi vengono considerate erroneamente sinonimi.
Dire che una persona è dotata di buon senso infatti significa che con essa si può ragionare, che è civile, ma non è un grande complimento, perché vuole significare che la sua cultura e la sua intelligenza non vengono stimate eccelse.
Finisce così che per persona di buon senso si intende uno provvisto di raziocinio ma limitato, insomma l’uomo della strada, che l’intellettuale guarda di sottecchi e con supponenza. Purtroppo comunemente per persona ispirata dal buon senso si intende una persona che accetta le cose come stanno, che accetta passivamente la situazione, che trova opportuno tacere per convenienza e appunto per paura, come sosteneva Manzoni.
Per tanti quindi senso comune e buon senso si equivalgono. Intendiamoci: non tutto il senso comune è da buttare, dato che in esso risiede anche la saggezza popolare (basti pensare ai proverbi), ma esiste anche altrettanta gramigna, altrettanta erba cattiva. Il senso comune comprende anche errori e fallacie.
Il senso comune deforma anche in senso grossolano e peggiorativo le religioni. È il senso comune e non il cristianesimo a creare ad esempio il moralismo sessuofobico, il perbenismo, il moralismo, l’omofobia.
Le differenze tra buon senso e senso comune
È il senso comune il fondamento di quella che Michelstaedter chiamava “la comunella dei malvagi”. È il senso comune, nel bene e nel male a fare la nostra vita, a stabilire il nostro modo di vivere, sia se ci adeguiamo ad esso, sia se ci opponiamo. Il senso comune contiene in sé sia verità che menzogne, ma le prime talvolta sono dei truismi, delle ovvietà oppure dei luoghi comuni scambiati per certezze inoppugnabili. E se è vero quello che scrive il Manzoni, è altrettanto vero che anche il senso comune ha paura del buon senso, ha paura della sua lucidità e della sua ragionevolezza. Le scienze umane studiano anche la psicologia del senso comune. Ma cosa vogliono dire e cosa sono oggi il senso comune e il buon senso?
Se per tutti i filosofi il senso comune è un sistema di pensiero condiviso, basato sulla popolarità e sul conformismo, oggi questo termine deve avere un’accezione più ampia e non solo popolare rispetto a un tempo. Un tempo si diceva: “voce di popolo, voce di Dio”.
Il senso comune nell’era dei social network
Oggi è la voce dei mass media, dei social, della televisione la vera voce di Dio, ragion per cui solo chi fa una critica radicale al sistema, esercita il suo senso critico, non abbocca a questi condizionamenti, decolonizza la sua mente da luoghi comuni, icone, idoli dello show business, è ispirato dal buon senso. Oggi il potere ha colonizzato anche il senso comune, volenti o nolenti. Basta solo prenderne atto.
È persona di buon senso quindi chi si astrae dalla mentalità comune. Una volta il poeta e critico Maurizio Cucchi ha dichiarato che il popolo non crea più una lingua, ma che il linguaggio oggi viene imposto dall’alto, dai mass media.
La stessa cosa si può dire anche per la mentalità che oggi viene creata, plasmata e imposta dall’alto. In fondo questa strategia è il modo migliore per il potere per mantenere lo status quo. Se la mentalità comune viene decisa e propinata dal potere, nessuna rivoluzione prenderà piede, perché il potere nega di fatto ogni tipo di cambiamento e quindi di trasformazione culturale. Ogni cambiamento dal basso viene quindi soffocato sul nascere.
Le persone di vero buon senso quindi si possono trovare sole, ostracizzate, emarginate. Il buon senso infatti è raro.
È così rassicurante e piacevole avere una mentalità comune, perché significa essere accettati e premiati socialmente. Alcune persone senza la loro mentalità comune si troverebbero senza il terreno sotto i piedi, si sentirebbero nelle sabbie mobili. Nessuno può eliminare totalmente dalla mente il senso comune. Persino le persone più colte e illuminate mantengono in loro dei residui della “mentalità comune”.
Il buon senso secondo la psicologia
La psicologia sociale con gli esperimenti di Asch ci insegna che la maggioranza influenza in modo decisivo il singolo individuo. Non solo, ma l’intrapsichico nasce dall’interpsichico e noi fin dai primi mesi di vita veniamo formati dalla società e più avanti a questa dobbiamo sempre far riferimento, nel bene o nel male.
Il senso comune può anche intendersi come la legge non scritta della nostra comunità di appartenenza: è il nostro primo giudice, che fin dalla tenera età ci condiziona e ci controlla socialmente.
La vera saggezza sarebbe quella di prendere solo il buono del senso comune, di saper distinguere le menzogne e le verità insite nel senso comune. Ma se sappiamo cos’è e come si forma il senso comune (anche se i filosofi cercano invano di naturalizzarlo e storicizzarlo), cos’è veramente il buon senso e chi stabilisce veramente che cos’è?
Potremmo dire che è persona di buon senso colui che pensa correttamente, in base alla logica; ma chi stabilisce veramente i criteri della correttezza e della logica? Succede che dobbiamo anche relativizzare la distinzione tra senso comune e buon senso, che sembrava così chiara e netta.
Diciamo che il buon senso come il senso comune è relativo all’epoca e alla cultura di appartenenza, perché la logica occidentale in parte è differente dalla logica orientale ad esempio.
Leggere può aiutare a sviluppare il buon senso?
Chiunque a ogni modo può essere una persona di buon senso: basta che inizi un percorso di conoscenza e approfondimento. Finisce così che il buon senso o meno viene deciso dai canoni della cultura. È la cultura di appartenenza di un individuo quindi a definire il suo buon senso. Leggere libri, acculturarsi è perciò un buon modo per liberarsi dal senso comune, anche se mai in via definitiva.
Essere persone ispirate dal buon senso vuol dire intraprendere la strada irta e impervia della ricerca della verità, spesso da soli o con pochissimi sodali.
Vuol dire, perciò, diventare pecore nere, uscire dal gregge, essere dei devianti, e quindi venire criticati, redarguiti, disapprovati continuamente. Il romanzo Il gabbiano Jonathan Livingstone di Bach in fondo potrebbe simboleggiare tutto ciò.
Recensione del libro
Il gabbiano Jonathan Livingston
di Richard Bach
Cosa significa essere persone di buon senso oggi
Essere persone di vero buon senso vuol dire prendere la strada meno battuta (vi ricordate Robert Frost?). Bisogna aver coraggio della propria diversità per seguire questa via. Esiste maggiore democrazia rispetto a un tempo, ma non viene garantito sufficientemente lo sviluppo del libero pensiero.
Inoltre la libertà di pensare e l’espressione del pensiero vengono garantiti, teoricamente, ma le istituzioni non garantiscono gli strumenti formativi ai cittadini per farsi un’idea sulle cose del mondo. Infine, pensare in modo autonomo oggi è sempre più difficile, perché il mondo si è fatto sempre più complesso e molti sono demotivati a pensare, dato che tanto le cose comunque non cambiano ed è più conveniente non pensare.
E qui il cerchio si chiude, purtroppo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cos’è il buon senso? Una riflessione filosofico letteraria
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