Cosa rimane dei nostri amori. La Trilogia di Caccuri: 1
- Autore: Olimpio Talarico
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
Cosa rimane dei nostri amori. La Trilogia di Caccuri: 1 di Olimpio Talarico (Compagnia Editoriale Alberti, 2020) era stato proposto da Ferruccio de Bortoli per il premio Strega. L’ultima rosa di libri, ridotta da 54 a 12, invece lo ha escluso.
Il romanzo si legge con grande piacere grazie a una narrazione avvincente e ricca di sfumature e colori, come quelli della terra che racconta, il Marchesato di Crotone e, in particolare, il suo paese di origine, Caccuri, paese di collina alle falde della Sila.
Il protagonista è Jacopo Jaconis, affermato musicista, autore di colonne sonore, che si trova coinvolto in una storia triste, avvenuta diversi anni prima e che, però, viene alla luce con la scoperta di un corpo custodito nell’intercapedine della chiesa del paese. Le indagini coinvolgono suo padre, uomo dedito alla letteratura e alla lettura, che ha svolto l’attività di professore e, poi, a lungo, di preside della scuola locale.
Il tragico evento a cui fa riferimento il ritrovamento del corpo si è svolto nel lontano 1964, mentre Caccuri era immersa nel pieno dei festeggiamenti per la ricorrenza di San Giuseppe. Il ritrovamento avviene invece nel 1992 e mette in moto ricordi, consente e costringe Jacopo a ripercorrere gli anni della sua fanciullezza e a ricostruire vicende che riguardano la sua famiglia.
L’omicidio avvenuto nel 1964 era stato accompagnato da altri due omicidi, quello di una bizzarra zitella, Ermelinda Guzzo e di un ragazzo, Saverio Marrapodi. Jacopo si spinge nell’effettuare le indagini per scagionare suo padre, che è stato messo in carcere a seguito della testimonianza offerta da don Marcello Poli, il sacerdote toscano che si è stabilito da lungo tempo a Caccuri e che ne detiene la parrocchia.
Il maresciallo Nisticò segue le indagini con Jacopo perché anche lui è sicuro che Amilcare Jaconis non sia un assassino.
Le vicende raccontate da Olimpio Talarico si snodano tra le viuzze di Caccuri e pagine di letteratura, entrambe custodiscono indizi, tracce di un tortuoso percorso che si dispiega, pian piano, attraverso le abili capacità investigative dell’insolita coppia maresciallo Nisticò-Jacopo Jaconis.
Sullo sfondo c’è sempre il mare Jonio, la costa di Crotone, il borgo ricco di profumi e di odori di Caccuri e Olimpio Talarico ci fa vivere l’atmosfera del luogo e ci trascina nella storia:
"Il cielo era basso sugli ulivi, denso di nuvole autunnali. Pareva che fosse stato chiuso il sipario e che si facesse fatica anche a respirare. Tutto era nascosto, tanto ai merli del castello e la Valle del Papa quanto la logica e le ragioni del fattaccio. Nemmeno i suoni riuscivamo ad alzarsi da terra, si acquietavano nella coltre grigia, si nascondevano nelle viuzze, si incastravano negli usci socchiusi. A tentoni, in una luce sporca, camminai per stradine scoscese e riconobbi le salite, ritrovai le discese, i muri, come se Caccuri fosse rimasta la stessa da quando ero partito e quel bagliore freddo ridisegnasse i contorni per poi ritornare al punto di partenza".
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