Crêuza de mä è una nota canzone in dialetto genovese scritta da Fabrizio De André, considerato uno dei maggiori poeti italiani del Novecento, anche se egli amava essere definito solo "cantautore". Diciotto gli artisti italiani, da Mina a Diodato, da Vasco Rossi a Giuliano Sangiorgi, chiamati a esibirsi sulle note di questa canzone, scelta come colonna sonora dell’inaugurazione del Ponte San Giorgio a Genova.
Il progetto benefico è stato fortemente voluto dalla vedova di De André, Dori Ghezzi. I proventi saranno devoluti ad associazioni benefiche per la riqualifica del parco della Nora e la realizzazione del Memoriale delle vittime del crollo.
Un vero e proprio rinnovato omaggio del grande cantautore genovese alla sua terra e alle vittime del crollo.
Scopriamo insieme testo originale in dialetto genovese scritto da De André e il significato della canzone Crêuza de mä.
Testo originale della canzone Crêuza de mä
Umbre de muri muri de mainé
dunde ne vegnì duve l’è ch’ané
da ‘n scitu duve a l’ûn-a a se mustra nûa
e a neutte a n’à puntou u cutellu ä gua
e a muntä l’àse gh’é restou Diu
u Diàu l’é in çë e u s’è gh’è faetu u nìu
ne sciurtìmmu da u mä pe sciugà e osse da u Dria
a a funtan-a di cumbi ‘nta cä de pria.
E ‘nt’a cä de pria chi ghe saià
int’à cä du Dria che u nu l’è mainà
gente de Lûgan facce da mandillä
qui che du luassu preferiscian l’ä
figge de famiggia udù de bun
che ti peu ammiàle senza u gundun.
E a ‘ste panse veue cose che daià
cose da beive, cose da mangiä
frittûa de pigneu giancu de Purtufin
çervelle de bae ‘nt’u meximu vin
lasagne da fiddià ai quattru tucchi
paciûgu in aegruduse de lévre de cuppi.
E ‘nt’a barca du vin ghe naveghiemu ‘nsc’i scheuggi
emigranti du rìe cu’i cioi ‘nt’i euggi
finché u matin crescià da puéilu rechéugge
frè di ganeuffeni e dè figge
bacan d’a corda marsa d’aegua e de sä
che a ne liga e a ne porta ‘nte ‘na creuza de mä.
Testo tradotto in italiano della canzone Crêuza de mä
Ombre di facce facce di marinai
da dove venite dov’è che andate
da un posto dove la luna si mostra nuda
e la notte ci ha puntato il coltello alla gola
e a montare l’asino c’è rimasto Dio
il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido
usciamo dal mare per asciugare le ossa dall’Andrea
alla fontana dei colombi nella casa di pietra.
E nella casa di pietra chi ci sarà
nella casa dell’Andrea che non è marinaio
gente di Lugano facce da tagliaborse
quelli che della spigola preferiscono l’ala
ragazze di famiglia, odore di buono
che puoi guardarle senza preservativo.
E a queste pance vuote cosa gli darà
cosa da bere, cosa da mangiare
frittura di pesciolini, bianco di Portofino
cervelle di agnello nello stesso vino
lasagne da tagliare ai quattro sughi
pasticcio in agrodolce di lepre di tegole.
E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli
emigranti della risata con i chiodi negli occhi
finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere
fratello dei garofani e delle ragazze
padrone della corda marcia d’acqua e di sale
che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare.
Significato
Il testo della canzone, inserita nell’album omonimo interamente in dialetto genovese uscito nel 1984, è particolarmente poetico e racchiude la cultura e le tradizioni di questa terra, duramente colpita dal crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018 e in cui hanno perso la vita 43 persone.
La canzone è dedicata ai marinai, eterni viaggiatori sempre in balia della dura legge dettata dalla natura. Questi uomini tornano per brevi periodi sulla terra ferma, ma è come se ormai fossero degli estranei proprio perché ormai appartengono al mare. In genovese il termine crêuza o crosa, indica una stradina collinare urbana, delimitata da mura, spesso sterrata.
Secondo quanto riportato da Wikipedia, nel caso della crêuza di mare che dà il titolo alla canzone e al disco:
si riferisce poeticamente e in maniera allegorica a un fenomeno meteorologico del mare altrimenti calmo che, sottoposto a refoli e vortici di vento, assume striature contorte argentate o scure, simili a fantastiche strade da percorrere come vie, crêuze de mä appunto, per intraprendere dei viaggi, reali o ideali.
Dori Ghezzi ha dichiarato:
Il ponte è un forte elemento simbolico. È un simbolo di rinascita. La scelta della canzone Crêuza de Mä è pensata perché anche una piccola crêuza che porta verso il mare e quindi, verso la possibilità di un nuovo viaggio, rappresenta lo sguardo all’orizzonte, il proseguimento di un cammino, così come un ponte che unisce e prosegue la strada
Il cantante Giuliano Sangiorgi ha scritto su Instagram:
Solo Fabrizio De André poteva cantare per la sua Genova afflitta e dolorante, riuscendo nell’intento di costruirle delle nuove gambe per poter tornare a camminare, mano nella mano, con ogni suo viaggiatore o passeggero sognante.
Sono onorato, di aver cantato poche parole, ma piene di tutto, per lui, per la mia #genova22 e per tutti quelli che vogliono camminare sempre consapevoli e certi di poter tornare a casa sempre, perché sempre le strade resteranno salde e confortevole sotto i piedi. Sempre!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Crêuza de mä: significato della canzone di De André scelta per l’inaugurazione del ponte di Genova
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