“Tutte le mattine alle sette in punto sono a Villa Ada e aspetto Ulisse per qualche minuto, intanto il cielo prende luce, si staccano gli uccelli, qualche pesce salta e faccio stretching. Partiamo, ma alle sette e un quarto mi chiama Renzo (Paris, ndr): “Guarda che sulla Repubblica è uscita una lettera di Pasolini che parla di te”.
Photo credit: Angelina Chavez
Pasolini a Villa Ada, adattamento teatrale tratto dal racconto omonimo di Giorgio Manacorda (Voland, 2014), andrà in scena a Roma dall’11 al 23 febbraio 2014 al Teatro Tordinona . Lo spettacolo, presentato dalla “Compagnia sugli scrupoli della fantasia” e il “Teatro Tordinona” diretto e interpretato da Ivan Festa, descrive il rapporto personale tra Giorgio Manacorda e Pier Paolo Pasolini (1922–1975) uno dei maggiori artisti e intellettuali del Novecento.
“Parlavamo un po’ di tutto, Poesia, letteratura, politica, e, sì, molta psicanalisi”.
È il racconto di un’amicizia finora celata o velatamente raccontata in privato tra lo scrittore, poeta e lo scrittore, giornalista, poeta e regista friulano ucciso a Ostia (Roma) nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975.
“Nessuno è stato più in grado di coprire lo spazio che occupava Pasolini. Pasolini era insostituibile, c’è chi dice che le sue cose migliori sono gli Scritti corsari (raccolta di articoli scritti da Pasolini tra il 1973 e il 1975 il cui tema centrale è la società italiana, ndr). È stato un personaggio non replicabile, non c’è più stato uno che avesse quella forza e quella visione del mondo che gli consentiva di leggere la realtà e di dire delle cose fuori dal coro. Era questa la cosa che più mi affascinava di Pasolini, cioè la sua capacità di dire fino in fondo quello che pensava, disposto a pagare il prezzo che c’era da pagare. Se ce ne fossero stati. E ce ne sono stati come sappiamo”
ha dichiarato Manacorda. Il germanista, nato a Roma nel 1941, ha scritto vari saggi su autori di lingua tedesca e si è occupato di poesia italiana contemporanea. Il suo libro più recente è Scrivo per te, mia amata e altre poesie (1974-2007), Scheiwiller 2009. Qui Giorgio Manacorda rievoca il rapporto di stima e amicizia reciproca con Pier Paolo Pasolini.
- Come e quando conobbe Pasolini che Le dedicò la poesia Due parole al ragazzo Manacorda?
Ho conosciuto Pasolini nell’aprile del 1963, non avevo compiuto ancora 22 anni, durante un incontro di giovani di un’associazione politico-culturale che si chiamava Nuova Resistenza che avevo fondato io e nella quale dirigevo la sede romana. Una sera invitai Pasolini, terminato l’incontro, lo accompagnai giù per le scale chiedendogli se potevo mandargli le mie poesie. Lui disse di sì, il giorno dopo gli mandai tutto e Pasolini nel giro di poche ore mi telefonò dicendomi che gli erano piaciute molto. Da quel momento è iniziata un’amicizia che è durata fino alla sua scomparsa.
- Che cosa aggiunge il testo teatrale al Suo racconto?
Non so nulla del testo teatrale, ho dato il racconto a Ivan Festa e ha fatto tutto lui. Non ho voluto sapere niente. So che Ivan l’ha adattato per il teatro è un monologo. Avrà scelto i brani che gli saranno sembrati più interessanti. Vedrò il risultato la sera della Prima.
- Come definirebbe Pasolini la società italiana del Terzo Millennio?
Nessuno sa cosa direbbe Pasolini... la cosa paradossale è che con Pasolini tutti pensano di sapere che cosa avrebbe detto Pasolini oggi. Non lo possiamo dire, è un esercizio di pura retorica. Altri poeti non stimolano questo tipo di domanda, è che lui aveva un piglio profetico. Pasolini si esprimeva sulla società contemporanea con un tono che andava al di là della politica immediata e quindi dava interpretazioni un po’ millenaristiche.
- È stato difficile liberarsi dalla paterna figura del Maestro Pasolini?
Non ho fatto nulla per liberarmene, per me è stato un rapporto fondamentale sia sul piano letterario sia sul piano privato. Non ho mai pensato di liberarmene, è che piano piano con il tempo sono cambiato, quindi è cambiato il mio rapporto con Pasolini nel senso che ho cominciato a leggere i suoi scritti con spirito critico, cosa che prima non ero riuscito a fare. Quindi anche a mettere in discussione il suo valore assoluto di poeta o di regista. Questa è una cosa che dico nel racconto e che ascolteremo a teatro. Per me Pasolini era un mito, adesso non lo è più, è un autore importante. A lui come persona devo moltissimo. È la prima cosa che scrivo su Pasolini, tutti gli amici del poeta hanno scritto libri, saggi, articoli. Io non ho mai scritto niente, perché il dolore era troppo forte e non riuscivo a parlarne. Dario Bellezza scrisse un articolo che iniziava così
“Degli amici di Pasolini, Manacorda è l’unico che non ha mai scritto niente. Come mai?”.
La ragione è banale, è che non avevo nessuna distanza... Sono riuscito a scrivere questo racconto perché nel 2008 è uscita una lettera inedita su Repubblica di Pasolini trovata nell’Archivio Nenni in cui parlava di me. In una lettera a Nenni, Pasolini si riferiva al fatto che io gli avevo presentato un giovane studente che poi avrebbe interpretato il ruolo di Cristo nel suo film Il Vangelo secondo Matteo. “Un mio giovane amico mi ha presentato, ecc...”. Nel momento in cui lui ha detto che eravamo amici ho pensato che forse lo potevo dire anch’io.
Ivan Festa, attore e regista, ha iniziato presto a recitare in teatro dove è stato chiamato a interpretare vari ruoli, dalle voci dei vicoli di Raffaele Viviani fino agli adattamenti di novelle di Luigi Pirandello, ai monologhi di Anton Cechov, Adelbert von Chamisso o Italo Svevo. Gli abbiamo rivolto alcune domande:
- Come si è sviluppata l’idea di adattare il racconto di Manacorda?
In questo lungo racconto Giorgio narra le vicende personali che l’hanno avvicinato a Pasolini in quanto Pier Paolo aveva scoperto Manacorda come poeta e l’aveva presentato sulla rivista Paragone. Vi sono nello scritto aspetti che finora non conoscevamo. Tutti sapevano dell’esistenza di questo rapporto personale Pasolini/Manacorda, ma quest’ultimo finora non lo aveva voluto svelare. Ho conosciuto Giorgio per una serie di vicende particolari legate ad alcune pubblicazioni. Siamo diventati amici e Manacorda mi aveva fatto leggere questo testo. “Perché non lo pubblichi?” gli dissi. Da questo abbiamo deciso insieme di ridurre alcune parti del racconto sotto forma di monologo parlando dell’evoluzione di Giorgio dal suo Maestro PPP. Ho decontestualizzato completamente il testo dando spazio alla parola. Io mi sono limitato all’immagine che Manacorda ha di Pasolini, non l’avrei mai alterata. Senza dare nessuna interpretazione personale.
- “Pier Paolo era un maestro silenzioso”. Dalla rappresentazione emerge la figura di un uomo dalla corporatura esile ma che aveva dentro di sé “la forza della disperazione”. Ce ne vuole parlare?
Sì, Pier Paolo era un maestro silenzioso, appare un’immagine mite di questo ragazzo, perché Pasolini quando conobbe Manacorda (che aveva vent’anni) aveva quarant’anni. Giovani poeti che cercavano la visibilità, “non c’era differenza tra le generazioni”. Questa immagine di Pasolini, esile, pesava 59 chili, ma robusto, mite, gentile, alle critiche rispondeva con un sorriso perché aveva “la forza della disperazione”. PPP ha scritto diecimila pagine fino all’età di 53 anni, chissà quante cose Giorgio Manacorda potrebbe raccontarci...
- Possiamo definire PPP come coscienza critica del nostro Paese?
Assolutamente sì, non perché l’avesse voluto lui, ma perché altri gli hanno attribuito questo ruolo. Tutti hanno voluto crocifiggerlo, criticarlo. Anche le famose profezie pasoliniane... Lui era un poeta e come tutti i poeti possedeva un quid, qualcosa in più, cioè quella capacità di vedere le cose sotto un aspetto diverso. Le famigerate profezie erano le immagini di un poeta che vedeva la società italiana deflagrare.
- Con questo spettacolo è forse nato un sodalizio artistico con Manacorda?
Me lo auguro. Al termine di una lettura di un suo libro Giorgio mi ha detto: “È la prima volta che qualcuno legge le mie parole e non mi dà fastidio”. Per me un regalo bellissimo, una frase che non dimenticherò mai.
- Pasolini a Villa Ada
- di Giorgio Manacorda
- interpretato e diretto da Ivan Festa
- Teatro Tordinona
- via degli Acquasparta 16
- dall’11 al 23 febbraio 2014
- da martedì a sabato ore 21.00
- domenica ore 18.00
- Biglietti: Intero 12.00 (tessera inclusa)
- Ridotto 10.00 (tessera inclusa)
- 067004932 / 066879829
- mail: info@teatrotordinona.it
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Dal racconto al teatro: Pasolini a Villa Ada
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