Tanti auguri Daniel Pennac! L’amato scrittore francese compie oggi 76 anni: quale modo migliore per festeggiarlo che condividere le più belle citazioni tratte dai suoi romanzi?
Dai romanzi per ragazzi, come Abbaiare stanca e L’occhio del lupo, al famigerato ciclo di Malaussène, iniziato nel 1985 con Il paradiso degli orchi, all’autobiografico Diario di scuola, al saggio Come un romanzo: la produzione di Daniel Pennac è ricca e sfaccettata e i lettori hanno saputo riconoscersi nei suoi libri, che si sono presto scavati un posto tra i classici contemporanei.
Quali sono le frasi e le citazioni più belle di Pennac? Ecco le nostre preferite.
Le più belle frasi di Daniel Pennac
- È proprio quando si crede che sia tutto finito, che tutto comincia.
- Ogni lettura è un atto di resistenza. Di resistenza a cosa? A tutte le contingenze.
- La verità non è qualcosa di dovuto. La verità è una conquista, sempre!
- Abbaiare stanca. La forza non conta niente nella vita. Saper schivare è quello che conta.
- E soprattutto, leggiamo contro la morte.
- Il problema con la vita è che, anche quando non cambia mai, cambia continuamente.
- Il vero piacere del romanzo è tutto nella scoperta di questa intimità paradossale: l’autore e io... La solitudine della scrittura che invoca la resurrezione del testo attraverso la mia voce muta e solitaria.
- Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.
- Si può stare attenti finché si vuole, non si è mai al sicuro da un incidente. Si può essere al colmo della felicità, ma non si è mai al riparo dall’infelicità (e viceversa, per fortuna).
- Ho sempre pensato che la scuola fosse fatta prima di tutto dagli insegnanti. In fondo, chi mi ha salvato dalla scuola se non tre o quattro insegnanti?
- Che dei libri possano sconvolgere a tal punto la nostra coscienza e lasciare che il mondo vada a rotoli ha di che toglierci la parola.
- Nel deserto il tentatore non è il diavolo, è il deserto stesso: tentazione naturale di tutti gli abbandoni.
- La vita non è un romanzo, lo so... lo so. Ma solo lo spirito del romanzo può renderla vivibile.
- (Se davvero volete sognare, svegliatevi...)
- Scriviamo per farla finita con noi stessi, ma con il desiderio di essere letti, non c’è modo di sfuggire a questa contraddizione. È come se annegassimo urlando: "Guarda, mamma, so nuotare!". Quelli che gridano più forte all’autenticità si gettano dal quindicesimo piano, facendo il tuffo d’angelo: "Vedete, sono soltanto io!". Quanto a sostenere di scrivere senza voler essere letti (tenere un diario, per esempio), significa spingere fino al ridicolo il sogno di essere contemporaneamente l’autore e il lettore.
- Il diritto di spizzicare. È la libertà che ci concediamo di prendere un volume a caso della nostra biblioteca, di aprirlo, dove capita e di immergercisi un istante, proprio perché solo di quell’istante disponiamo.
- Quando la vita è quello che è, il romanzo ha il dovere di essere quello che vuole.
- L’uomo che legge a viva voce si espone completamente agli occhi che lo ascoltano.
- Per il ragazzo [...] il futuro sta tutto nei pochi giorni a venire. Parlargli dell’avvenire significa chiedergli di misurare l’infinito con un decimetro.
- L’uomo costruisce case perché è vivo, ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire.
- A dire il vero tutte provano un po’ di vergogna, e tutte sono preoccupate per il futuro del figlio. "Ma che cosa diventerà?" La maggior parte di loro si fa dell’avvenire una rappresentazione che è una proiezione del presente sullo schermo angosciante del futuro. Il futuro come una parete dove sono proiettate le immagini smisuratamente ingrandite di un presente senza speranza, ecco la grande paura delle madri!
- Non sono emotivo, sono un uccello implume, appollaiato su una linea ad alta tensione, che ritrae la coda tra le zampe per non toccare il filo di fronte.
- Perché i conquistatori perdono l’impero se si addormentano sui sofà, signor Malaussène.
- Quale istinto ci dice che un orologio è fermo, anche se segna l’ora giusta?
- Bisogna pagare una tassa sull’amore, ragazzo mio. La felicità individuale ha il dovere di produrre delle ripercussioni collettive senza le quali la società è soltanto un sogno da predatori.
- Uno crede di portare fuori il cane a fare pipì mezzogiorno e sera. Grave errore: sono i cani che ci invitano due volte al giorno alla meditazione.
- Se Dio esiste, spero che abbia una scusa valida.
- Il peggio, nel peggio, è l’attesa del peggio.
- Mi piacerebbe conoscere il direttore d’orchestra dei temporali. Maneggia la macchina dell’acqua a una velocità... dal frastuono delle cateratte al mormorio delle fontane...
- La trasparenza è un concetto imbecille, figliolo. O quanto meno inefficace, se applicato alla ricerca della verità. [...] La verità umana è opaca.
- No, Malausséne, quando si ha una piccola tana tutta per sé non bisogna cercare di ingrandirla. Bisogna trarre profitto dai propri limiti.
- La vita è un perenne ostacolo alla lettura.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Daniel Pennac: le frasi e le citazioni più belle
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